La pensione di reversibilità è una prestazione economica che spetta ai familiari di un pensionato deceduto, assicurando la continuità del reddito anche dopo la perdita del principale percettore. Questa tipologia di trattamento si rivolge principalmente ai coniugi superstiti e agli altri familiari a carico, proteggendo il loro tenore di vita dalle difficoltà finanziarie che possono derivare dalla morte del familiare pensionato.
L'origine normativa della pensione di reversibilità si trova nella riforma del sistema previdenziale italiano, che ha stabilito le basi per l'attuale regime delle pensioni ai superstiti, definendo i requisiti e le modalità di calcolo del beneficio.
Le pensioni di reversibilità e le pensioni indirette ai superstiti, come spiegato dall'Inps, rappresentano due forme di trattamento pensionistico simili ma con differenze sostanziali per quanto riguarda i requisiti e i beneficiari. In particolare:
In entrambi i casi, gli importi spettanti ai superstiti variano in base alla composizione del nucleo familiare e alle regole percentuali stabilite dalla legge.
La pensione ai superstiti è una prestazione economica che viene erogata ai familiari di un lavoratore deceduto, sia che fosse già pensionato, sia che non lo fosse ancora ma avesse maturato i requisiti necessari. Questo tipo di pensione mira a garantire un sostegno finanziario ai familiari che erano a carico del defunto, contribuendo alla loro stabilità economica in una situazione di perdita.
I beneficiari della pensione ai superstiti sono diversi e includono principalmente il coniuge, i figli e, in assenza di questi, anche altri familiari come i genitori o i fratelli e le sorelle, purché soddisfino determinate condizioni. La legge stabilisce che i beneficiari devono essere stati a carico del defunto al momento del decesso; ciò significa che il loro sostentamento dipendeva in modo significativo dal reddito del lavoratore deceduto.
Il principio fondamentale che regola la pensione ai superstiti è la solidarietà familiare.
Per i figli, il diritto alla pensione ai superstiti è esteso fino ai 18 anni. Tuttavia, può essere prolungato fino a 21 anni per gli studenti di scuole medie o superiori e fino a 26 anni per gli studenti universitari. Per i figli inabili, il diritto alla pensione è riconosciuto senza limiti di età, purché risultino a carico del defunto.
La pensione ai superstiti costituisce, dunque, una forma di protezione sociale molto importante.
La pensione di reversibilità è una prestazione economica erogata dall'INPS ai familiari superstiti di un pensionato deceduto. Questo tipo di pensione ha lo scopo di fornire un sostegno economico ai membri della famiglia del defunto, garantendo la continuità di un reddito che il defunto stesso avrebbe potuto fornire se fosse rimasto in vita. È una misura prevista per prevenire situazioni di disagio economico e sociale che potrebbero derivare dalla perdita di una figura chiave nel sostentamento familiare.
L'entità della pensione di reversibilità è calcolata in percentuale rispetto alla pensione che il defunto percepiva o avrebbe percepito e varia in funzione del numero e della tipologia dei beneficiari, come ad esempio il coniuge superstite, moglie o marito, i figli, i genitori e, in alcuni casi, anche i fratelli e le sorelle.
La pensione di reversibilità non viene attribuita automaticamente, ma è necessario presentare richiesta all'INPS, fornendo la documentazione appropriata per dimostrare il diritto alla prestazione.
Il diritto ad avere la pensione di reversibilità scatta dal primo giorno del mese successivo a quello in cui avviene il decesso del beneficiario originario.
I soggetti aventi diritto alla prestazione sono elencati in modo dettagliato dalla normativa. Si tratta principalmente di coniugi, figli, genitori e in taluni casi ulteriori familiari, purché a carico del defunto. Il coniuge superstite ha sempre diritto alla pensione di reversibilità, anche nel caso di prima e seconda moglie (a condizione di soddisfare specifici requisiti), così come i figli minori di 18 anni, i figli maggiorenni studenti fino a 26 anni e i figli inabili indipendentemente dall'età. In assenza di coniuge e figli, la prestazione può essere concessa ai genitori o ai fratelli e sorelle del deceduto, a condizione che fossero a carico del defunto e, nel caso di fratelli e sorelle, inabili al lavoro.
Il calcolo della pensione di reversibilità dipende dalla pensione che il pensionato percepiva o avrebbe percepito. Le aliquote percentuali variano in funzione del numero e del rapporto di parentela dei superstiti. Ad esempio, il coniuge superstite senza figli ha diritto al 60% della pensione del defunto, mentre se sono presenti figli la percentuale aumenta. Il figlio unico ha diritto al 70%, mentre due figli ricevono l'80%. In situazioni di tre o più figli, la reversibilità arriva al 100%.
Un aspetto importante da considerare è la compatibilità della pensione di reversibilità con altri redditi del beneficiario. In effetti, esistono limiti di reddito oltre i quali la pensione subisce delle riduzioni. Ad esempio, se il reddito del superstite supera tre volte il trattamento minimo INPS, l'importo della pensione di reversibilità viene ridotto di una percentuale variabile a seconda dell’entità del reddito. Tuttavia, queste riduzioni non si applicano quando ci sono figli minori, studenti o inabili.
La pensione di reversibilità è un beneficio previdenziale destinato ai familiari superstiti di un pensionato deceduto. In particolare, hanno diritto alla pensione di reversibilità, in ordine di priorità:
Il coniuge superstite rappresenta il principale beneficiario della pensione di reversibilità. Anche dopo una separazione legale oppure un divorzio, il coniuge separato o divorziato mantiene il diritto al trattamento, a patto che sussistano determinate condizioni, come la titolarità di un assegno alimentare stabilito dal tribunale. Nel caso in cui il defunto avesse contratto nuove nozze, il trattamento viene diviso in modo proporzionale fra il coniuge superstite e l'ex coniuge in base alla durata del rispettivo matrimonio.
Per quanto riguarda i figli, oltre ai minorenni che hanno sempre diritto, possono beneficiare della pensione anche i figli maggiorenni che sono inabili al lavoro oppure studenti a carico. Anche i nipoti, purché conviventi e a carico del defunto, rientrano nei soggetti aventi diritto. In assenza di coniuge e figli, la pensione può essere estesa ai genitori e, in ultima istanza, ai fratelli e sorelle che soddisfano i requisiti previsti dalla normativa.
I familiari che non rispondono ai requisiti di reddito e di dipendenza economica dal defunto non hanno diritto alla pensione di reversibilità. Questo significa che i parenti che avevano un sostentamento economico autonomo e non erano a carico del defunto non possono beneficiare della pensione. Inoltre, il coniuge divorziato che non è titolare di un assegno divorzile non ha diritto alla pensione di reversibilità.
Un'altra categoria esclusa dal diritto alla pensione di reversibilità è quella dei figli maggiorenni non studenti e non inabili. Anche i figli maggiorenni senza attività lavorativa, ma fuori dall’età prevista per gli studenti, non hanno diritto alla pensione.
Per quanto riguarda i genitori, questi devono rispondere a requisiti molto stringenti: non devono essere titolari di alcuna pensione e devono essere a carico del defunto, altrimenti non possono ricevere la pensione di reversibilità. Allo stesso modo, i fratelli e le sorelle inabili al lavoro devono essere a carico del defunto per poter ottenere la prestazione e, in caso contrario, non hanno diritto al trattamento.
Anche i nipoti non conviventi e non a carico del defunto sono esclusi.
Per accedere alla pensione di reversibilità, esistono specifici requisiti che devono essere rispettati. Per prima cosa, l'assicurato deceduto deve aver maturato un numero minimo di contributi. Sono previste due possibilità alternative:
Inoltre, è fondamentale che i beneficiari della pensione di reversibilità, cioè i familiari superstiti, fossero a carico dell’assicurato alla data del decesso.
La quattordicesima mensilità, nota anche come somma aggiuntiva, è un importo aggiuntivo che viene erogato dall'INPS ai pensionati che soddisfano determinati requisiti di età e di reddito. Chi ha diritto alla pensione di reversibilità può avere la quattordicesima, ma anche in tal caso solo a condizione avere un reddito annuo entro i limiti fissati dalla legge.
I requisiti per ottenere la quattordicesima mensilità sono:
Il limite di reddito per ottenere la quattordicesima è fissato a due volte il trattamento minimo INPS e, dunque, chi ha un reddito complessivo annuo inferiore al limite stabilito hanno diritto alla quattordicesima.
Il calcolo dell'importo della quattordicesima mensilità varia in base agli anni di contribuzione del pensionato deceduto. Esso è suddiviso in fasce, con importi crescenti a seconda della durata della carriera lavorativa contributiva del defunto. Per esempio, chi ha meno di 15 anni di contributi riceve un importo inferiore rispetto a chi ne ha più di 25.
È importante ricordare che i redditi da considerare ai fini del calcolo del limite di reddito includono tutti i redditi imponibili ai fini IRPEF, ad eccezione di alcune voci come l'abitazione principale, eventuali trattamenti di famiglia e gli arretrati soggetti a tassazione separata. inoltre, il reddito derivante dalla pensione di reversibilità viene incluso nel calcolo del reddito complessivo.
Per la quattordicesima mensilità, non deve essere presentata alcuna domanda perchè l'INPS provvede d'ufficio a riconoscere la somma aggiuntiva ai pensionati che ne hanno diritto, basandosi sulle informazioni già in suo possesso.
La pensione di reversibilità è una prestazione che viene erogata anche alla fine dell'anno come tredicesima mensilità. Questa ulteriore mensilità viene generalmente accreditata nel mese di dicembre di ogni anno.
Il diritto alla tredicesima dipende dallo stato dei requisiti reddituali e contributivi del defunto e dei superstiti.
La pensione di reversibilità rappresenta una delle principali forme di tutela economica per i familiari superstiti di un pensionato deceduto. La sua suddivisione fra gli aventi diritto varia in funzione del rapporto di parentela e delle specifiche circostanze familiari. Innanzitutto, il coniuge superstite ha diritto al 60% della pensione che percepiva il defunto. Se vi sono figli, la quota destinata al coniuge diminuisce:
Nel caso in cui il defunto non avesse coniugi, la divisione della pensione di reversibilità cambia:
Per quanto riguarda i genitori superstiti, hanno diritto alla pensione di reversibilità solo in assenza di coniuge e figli, e in tal caso, ogni genitore riceve il 15% della pensione del defunto, per un massimo complessivo del 30%. Anche i fratelli e le sorelle nubili e celibi inabili hanno diritto alla pensione di reversibilità in assenza di coniuge, figli e genitori, purché fossero a carico del defunto. E anche in questo caso ciascuno di loro ottiene una quota del 15%, fino a concorrenza del 30%.
Infine, in caso di divorzio, il trattamento pensionistico dev'essere ripartito fra il coniuge superstite e l'ex coniuge, sulla base delle disposizioni del tribunale, che tiene conto della durata dei rispettivi matrimoni e delle condizioni economiche di entrambi.
Chi percepisce la pensione di reversibilità potrebbe chiedersi se ha diritto anche alla pensione di vecchiaia. La risposta a questa domanda è affermativa. La normativa italiana prevede infatti la possibilità di cumulare i due trattamenti pensionistici. Questo significa che i superstiti che soddisfano i requisiti per entrambe le pensioni, possono percepirle simultaneamente. Tuttavia, ci sono delle specificità da considerare nel contesto dei limiti e delle restrizioni economiche imposte dal sistema previdenziale.
È essenziale considerare che il cumulo della pensione di reversibilità con la pensione di vecchiaia potrebbe influenzare la tassazione complessiva del beneficiario. Poiché entrambe le pensioni sono considerate redditi imponibili, la somma delle due potrebbe portare a una maggiore aliquota fiscale, che ridurrebbe il reddito netto percepito.
Infine, per beneficiare di entrambi i trattamenti, è necessario presentare le domande separate per ciascuna pensione all'INPS.
I superstiti possono continuare a percepire la pensione di reversibilità anche se possiedono altri redditi. È essenziale conoscere i redditi che sono cumulabili con la pensione di reversibilità.
I redditi che si possono cumulare con la pensione di reversibilità sono i seguenti:
E ancora:
La pensione di reversibilità è soggetta a limiti di cumulabilità con determinati redditi. Secondo la normativa vigente, non tutti i redditi possono essere combinati con l'assegno di reversibilità senza che quest'ultimo subisca delle riduzioni. La ratio di queste limitazioni è di garantire che la prestazione svolga effettivamente la funzione di supporto economico nei casi di effettivo bisogno.
Le pensioni di reversibilità non è cumulabile con altre pensioni di reversibilità percepite per lo stesso evento. Alcune forme di reddito estero potrebbero influenzare l'importo del trattamento, in base alle convenzioni fiscali internazionali vigenti.
Infine, le pensioni di reversibilità non sono cumulabili con i trattamenti previdenziali conseguiti in ambito lavorativo che non abbiano natura assistenziale. Ad esempio, non si possono cumulare con assegni ordinari di invalidità o rendite vitalizie percepite come compensazione per infortuni sul lavoro.
La pensione di reversibilità è soggetta a limiti di reddito che incidono sull’importo percepito. Quando i redditi superano determinate soglie, l’INPS applica delle trattenute che riducono la pensione di reversibilità nella misura stabilita dalla legge.
Innanzitutto, i limiti vengono calcolati considerando tutti i redditi assoggettabili all’IRPEF con alcune eccezioni. Non vengono inclusi nel calcolo i redditi derivanti dalla stessa pensione di reversibilità o altre pensioni di reversibilità, la casa di abitazione, le competenze arretrate e il Trattamento di Fine Rapporto (TFR).
Le riduzioni previste dalla legge non si applicano quando tra i beneficiari della pensione ci sono figli minori, studenti maggiorenni, o figli disabili.
Per garantire la corretta applicazione delle trattenute, i beneficiari devono compilare annualmente il modello RED, dichiarando i propri redditi. L’omissione di questa dichiarazione o la presentazione di dati falsi può portare a sanzioni e alla richiesta di restituzione delle somme indebitamente percepite.
Una delle domande ricorrenti riguarda la possibilità di continuare a lavorare mentre si percepisce la pensione di reversibilità. La buona notizia è che chi percepisce la pensione di reversibilità può continuare a lavorare, ma è necessario fare attenzione ai limiti di reddito e alle eventuali riduzioni applicabili.
Innanzitutto, è fondamentale distinguere tra pensione di reversibilità e pensione indiretta. La prima si riferisce alla pensione spettante ai familiari del pensionato deceduto, mentre la seconda si applica ai familiari del lavoratore che è deceduto prima di maturare il diritto alla pensione. In entrambi i casi, i beneficiari possono continuare a svolgere un'attività lavorativa.
I redditi derivanti dall'attività lavorativa del beneficiario della pensione di reversibilità sono soggetti a specifici limiti.
La durata della pensione di reversibilità varia a seconda del beneficiario e delle condizioni specifiche che lo riguardano.
Per quanto riguarda il coniuge superstite, il diritto alla pensione di reversibilità è generalmente vitalizio. Tuttavia, questo diritto cessa se il coniuge superstite contrae un nuovo matrimonio. In questo caso, il coniuge può ricevere un'indennità una tantum pari a due annualità della quota di pensione che percepiva, inclusa la tredicesima mensilità.
Per i figli, il diritto alla pensione di reversibilità dura fino al raggiungimento della maggiore età. Tuttavia, se i figli sono studenti di scuola media secondaria, il diritto si estende fino ai 21 anni, mentre per i figli universitari, il diritto si protrae fino ai 26 anni, purché non svolgano attività lavorativa. Per i figli inabili, il diritto alla pensione di reversibilità continua anche dopo i 18 anni, a condizione che siano a carico del genitore al momento del decesso e che permanga il loro stato di inabilità al lavoro.
Nel caso dei genitori superstiti, la pensione di reversibilità spetta se non ci sono coniuge, figli o nipoti aventi diritto. I genitori devono avere almeno 65 anni di età e non essere titolari di trattamenti pensionistici. La pensione per i genitori continua finché essi mantengono tali requisiti.
I fratelli e sorelle hanno diritto alla pensione di reversibilità solo in mancanza di coniuge, figli, nipoti e genitori aventi diritto e devono inoltre essere celibi o nubili, permanentemente inabili al lavoro e a carico del defunto. Il diritto cessa se sopravviene il matrimonio, se viene meno l'inabilità al lavoro o se essi diventano titolari di altri trattamenti pensionistici.
La durata della pensione di reversibilità per tutti i superstiti è soggetta a verifiche periodiche da parte dell'INPS, per accertare la continuità del possesso dei requisiti necessari.
La pensione di reversibilità può essere sospesa e anche revocata in varie circostanze previste dalla normativa vigente. Capire in quali casi specifici ciò avvenga è fondamentale per garantire il rispetto delle condizioni necessarie a mantenere il beneficio.
Uno dei motivi principali riguarda i cambiamenti nel nucleo familiare del beneficiario. Per esempio, il coniuge superstite perde il diritto alla pensione nel momento in cui contrae un nuovo matrimonio.
La pensione di reversibilità viene automaticamente sospesa se il figlio beneficiario inabile al lavoro o perché studente, inizia a lavorare o supera i limiti di reddito previsti.
Lo stesso discorso vale per i nipoti a carico, i genitori e i fratelli celibi o le sorelle nubili inabili: a loro la prestazione viene sospesa in caso di miglioramento delle condizioni economiche o di cambiamenti nella situazione personale che influenzano il loro stato di bisogno. Ad esempio, se uno di questi soggetti inizia a percepire una pensione propria o qualsiasi altro introito rilevante, la pensione di reversibilità può essere sospesa.
Infine, la prestazione viene sospesa anche in caso di mancata presentazione di documenti richiesti dall'INPS per verificare il permanere delle condizioni di diritto alla pensione.
La pensione di reversibilità è soggetta a una serie di limiti e condizioni specifiche, che ne regolano l'importo e l'accesso. Questi limiti sono fondamentali per garantire che il trattamento economico venga riconosciuto effettivamente a chi ne ha diritto e che non venga elargito in modo indiscriminato.
I principali limiti previsti per il riconoscimento della pensione di reversibilità riguardano:
Se, infatti, il deceduto ha contratto matrimonio dopo i 70 anni e vi è una differenza di età tra i coniugi superiore a 20 anni, la pensione di reversibilità può essere ridotta. Non si applica alcuna riduzione, invece, in presenza di figli minori, studenti o inabili.
Infine, esistono dei limiti normativi specifici per i conviventi non sposati, che non hanno diritto ad avere la pensione di reversibilità.
La durata del matrimonio e il regime patrimoniale non influenzano il diritto alla pensione di reversibilità. Indipendentemente dal periodo di tempo trascorso dalla celebrazione delle nozze, il coniuge superstite ha sempre diritto alla pensione di reversibilità. Esistono, però, alcuni casi specifici e particolari che potrebbero influire sull'importo della pensione.
Un esempio significativo è il caso del coniuge superstite di un matrimonio celebrato tardi nella vita del pensionato, soprattutto se queste nozze sono avvenute quando il pensionato aveva un'età avanzata. In questi casi, la legge italiana prevede delle riduzioni all'aliquota percentuale nei casi in cui:
In tali situazioni, l'aliquota percentuale della pensione ai superstiti può subire una riduzione del 10%. Tale decurtazione non si applica se vi sono figli minori, studenti o inabili.
Un altro caso da considerare è quello del coniuge superstite separato o divorziato. Anche in seguito di separazione o divorzio, il coniuge ha, infatti, diritto alla pensione di reversibilità ma solo a condizione di essere già beneficiario di un assegno di mantenimento o divorzile.
La pensione di reversibilità, come già spiegato, è un trattamento economico erogato ai familiari di un pensionato deceduto, con l'obiettivo di fornire supporto finanziario ai superstiti.
La pensione di reversibilità viene calcolata come una percentuale della pensione che il defunto percepiva o avrebbe percepito. Questo importo varia in base a chi sono i beneficiari e alla loro situazione specifica. Nei prossimi paragrafi, vedremo tutti i vari casi e relative regole, calcoli ed esempi importi nel dettaglio in base ai destinatari della pensione di reversibilità
Il coniuge, sia esso marito o moglie, è il primo familiare che ha diritto a ricevere la pensione di reversibilità e in modo automatico. Tra i beneficiari della pensione di reversibilità rientrano anche i coniugi separati e i coniugi divorziati, a condizione che siano in possesso di specifici requisiti.
L'importo della pensione di reversibilità per il coniuge superstite è pari al 60% della pensione spettante al defunto, aumentata se vi sono figli minori o altri superstiti aventi diritto. In situazioni particolari, come il caso di coniuge disabile, l'importo può arrivare fino al 100% della pensione del deceduto.
Precisiamo che la pensione di reversibilità non decade se il coniuge superstite va a risiedere all’estero. La residenza all’estero non ha alcun effetto sull’erogazione di questo trattamento previdenziale, purché vengano rispettate le altre condizioni previste dalla legge. Se, invece, il coniuge superstite convola a nuove nozze perde il diritto alla pensione di reversibilità.
I figli superstiti possono beneficiare della pensione di reversibilità, e in modo differenti a seconda dei beneficiari. In generale, i figli minorenni hanno diritto a una quota della pensione di reversibilità fino al raggiungimento della maggiore età, cioè 18 anni.
I figli maggiorenni possono continuare ad avere la pensione di reversibilità in determinate condizioni che sono le seguenti:
Per inabili si intendono quei figli che non possono svolgere alcuna attività lavorativa remunerativa a causa di una disabilità fisica o mentale. La quota spettante ai figli dipende dalla presenza di altri superstiti aventi diritto alla pensione. Ad esempio, in assenza del coniuge superstite, un unico figlio ha diritto al 70% della pensione del defunto; se i figli sono due, la quota complessiva è pari all'80%, mentre tre o più figli hanno diritto al 100%, suddiviso in parti uguali.
Se invece il coniuge superstite è presente, la quota spettante ai figli cambia, sommando le percentuali relative ai diversi beneficiari fino a un massimo del 100% della pensione originale. Infine, è fondamentale ricordare che i figli maggiorenni devono presentare documentazione attestante la condizione di studente o di inabilità al lavoro per continuare a ricevere la pensione di reversibilità. La documentazione deve essere periodicamente aggiornata.
La normativa italiana prevede che, in caso di decesso di un lavoratore o di un pensionato, i fratelli e le sorelle superstiti possano avere diritto alla pensione di reversibilità, se soddisfano una serie di condizioni. In primo luogo, i fratelli e le sorelle devono essere inabili al lavoro e non devono essere titolari di una pensione propria. L'inabilità deve essere accertata secondo le modalità previste dalla legge e deve risultare permanente. Questo significa che, se un fratello o una sorella sono solo temporaneamente inabili al lavoro, non hanno diritto alla pensione di reversibilità.
Inoltre, i fratelli e le sorelle devono risultare a carico del defunto al momento della sua morte. Questo implica che il defunto doveva provvedere in modo continuativo e significativo al sostentamento del fratello o della sorella. La situazione economica di dipendenza deve essere dimostrata attraverso adeguata documentazione. Un altro requisito importante è che non devono esserci coniugi, figli o genitori superstiti che possano vantare un diritto alla pensione di reversibilità.
Per quanto riguarda la misura della pensione di reversibilità spettante, nel caso specifico di fratelli e sorelle, la percentuale è pari al 15% per ognuno.
La pensione di reversibilità può essere riconosciuta anche ai nipoti ma solo ed esclusivamente se risultano a totale carico e conviventi del nonno o della nonna al momento del decesso di quest'ultimo.
In termini di importo, la pensione di reversibilità spettante ai nipoti è calcolata in base alle stesse percentuali previste per i figli. Pertanto, se è presente solo un nipote, l'aliquota è pari al 70% della pensione del defunto. In presenza di due nipoti, la percentuale di pensione di reversibilità a cui hanno diritto sale all'80%, ripartita in parti uguali tra loro. Se i nipoti sono tre o più, l'importo della reversibilità arriva al 100% della pensione del defunto, equamente suddiviso tra i beneficiari. Va, inoltre, precisato che i nipoti, per mantenere il diritto alla pensione di reversibilità, devono continuare a rispondere ai requisiti di età o di inabilità previsti per i figli.
I genitori superstiti possono beneficiare della pensione di reversibilità in casi specifici e quando non ci sono altri beneficiari prioritari come il coniuge, i figli o i nipoti del defunto. Per avere diritto alla reversibilità, i genitori:
La percentuale della pensione spettante ai genitori è stabilita nella misura del 15% per ciascuno. Pertanto, se entrambi i genitori sono in vita e soddisfano i requisiti, avranno diritto a ricevere una pensione di reversibilità pari al 30% della pensione originaria del defunto. Nel caso in cui uno solo dei genitori soddisfi i requisiti, la percentuale sarà ovviamente limitata al 15%.
La pensione di reversibilità non spetta ai conviventi non sposati. A differenza di quanto accade per il coniuge, per i conviventi non sposati non esiste una normativa specifica che garantisca loro la prestazione in modo automatico e diretto. Tuttavia, in alcuni casi, i conviventi non sposati possono ricorrere ai tribunali per ottenere un riconoscimento del diritto alla pensione ai superstiti. Le decisioni giurisprudenziali, però, possono variare e dipendono molto dalle specificità del caso e dalle prove fornite sulla stabilità e durata della convivenza nonchè sulla dipendenza economica.
L'ex marito o moglie dopo la separazione e il divorzio ha diritto alla pensione di reversibilità solo a determinate condizioni. Infatti, la normativa distingue tra i casi di separazione e divorzio e stabilisce delle regole precise per l'assegnazione della pensione ai superstiti in queste situazioni particolari.
In caso di separazione legale, il coniuge superstite ha diritto alla pensione di reversibilità, indipendentemente dalle cause della separazione, purché sia titolare di un assegno di mantenimento stabilito dal tribunale. Se la separazione è stata con addebito, il diritto alla pensione di reversibilità rimane, ma solo se il coniuge superstite è titolare di un assegno alimentare.
Per quanto riguarda il divorzio, l'ex coniuge ha diritto alla pensione di reversibilità se:
Nel caso in cui il defunto si sia risposato dopo il divorzio, il diritto alla pensione di reversibilità viene diviso tra il coniuge superstite e l'ex coniuge in base alla durata dei rispettivi matrimoni e alla situazione economica delle parti. Il compito di ripartire l'importo della prestazione tra i vari soggetti spetta al giudice, che esamina le circostanze e stabilisce le quote da assegnare.
Infine, va sottolineato che il trattamento non può essere richiesto dall'ex coniuge in caso di divorzio breve.
La pensione di reversibilità spetta anche al coniuge superstite che risiede all'estero. Ci sono, però, alcune condizioni che devono essere considerate per assicurare una corretta erogazione del trattamento. In primo luogo, è fondamentale che il coniuge superstite, anche se residente all'estero, risulti sempre iscritti all'AIRE (Anagrafe degli Italiani Residenti all’Estero). Questa iscrizione è essenziale per poter accedere ai diritti previdenziali italiani e per assicurare che l'INPS possa effettuare i corretti adempimenti amministrativi.
Un altro aspetto cruciale è la modalità di pagamento della pensione. Il coniuge residente all'estero deve comunicare all'INPS gli estremi bancari necessari per il trasferimento internazionale delle somme spettanti. L'INPS effettua, infatti, il pagamento della pensione di reversibilità con accredito su conto corrente estero, evitando così problematiche di trasferimento e garantendo puntualità nei pagamenti. È inoltre importante che il coniuge superstite residente all'estero fornisca all'INPS una certificazione annuale di esistenza in vita. Questo documento è necessario per confermare la propria condizione e per continuare a percepire la pensione senza interruzioni. L'assenza della certificazione di esistenza in vita può portare a sospensioni temporanee del pagamento, fino alla regolarizzazione della situazione.
Per quanto riguarda la normativa, il diritto alla pensione di reversibilità per il coniuge residente all'estero segue le medesime regole applicabili sul territorio italiano. E', però, importante sottolineare che la pensione di reversibilità può essere soggetta a tassazione nel paese di residenza. Pertanto, è consigliabile che il coniuge residente all'estero si informi presso le autorità fiscali locali o si rivolga a un consulente fiscale per comprendere meglio come la pensione viene trattata in termini di imposte locali.
La pensione di reversibilità è una percentuale della pensione che percepiva il defunto e varia in base al grado di parentela con il defunto e alla presenza di più beneficiari.
In generale, la pensione di reversibilità viene calcolata applicando delle aliquote percentuali alla pensione del defunto. Ad esempio, il coniuge superstite ha diritto al 60% della pensione del defunto se non ci sono altri beneficiari. Se sono presenti un coniuge e un figlio, il coniuge percepirà il 60% della pensione del defunto e il figlio il 20%. Se ci sono due figli, la percentuale totale aumenta fino all'80%, con il coniuge che percepirà il 60% e i due figli il 10% ciascuno.
Nel caso in cui il defunto non avesse un coniuge superstite ma solo figli, le aliquote sono diverse. Un figlio unico ha diritto al 70% della pensione del defunto, mentre due figli hanno diritto ciascuno al 40% della pensione del defunto. Se ci sono tre o più figli, la percentuale totale sarà del 100%, con la pensione divisa equamente tra tutti i figli.
Esistono poi casi particolari in cui a beneficiare della pensione di reversibilità potrebbero essere genitori, fratelli o sorelle. In assenza di coniuge e figli, i genitori del defunto hanno diritto al 15% ciascuno. Lo stesso vale per i fratelli celibi e le sorelle nubili inabili al lavoro, che percepiscono anch'essi il 15% ciascuno.
Precisiamo che anche la pensione di reversibilità è soggetta a rivalutazione annua e ciò significa che l'importo percepito dai superstiti può aumentare ogni anno in base all'indice ISTAT dei prezzi al consumo. Se, però, il superstite percepisce altri redditi, la reversibilità potrebbe ridursi dal 25% al 50%, in base alla fascia di reddito.
Ecco alcuni esempi concreti di calcolo della pensione di reversibilità, per aiutarti a comprendere meglio come vengono determinate le quote spettanti ai superstiti. Questi esempi tengono conto delle diverse configurazioni familiari in base alle normative vigenti.
Esempio 1: Coniuge Superstite Senza Figli
Supponiamo che il defunto avesse una pensione lorda di 1.500 euro al mese. In questo caso, il coniuge superstite ha diritto a una quota pari al 60% della pensione del defunto.
Il coniuge superstite riceve quindi 900 euro al mese.
Esempio 2: Coniuge e un Figlio
In un’altra situazione, il defunto lascia un coniuge e un figlio. La quota si sposta all’80% della pensione del defunto, suddivisa tra i due.
Il coniuge riceve, dunque, 900 euro al mese e il figlio 300 euro al mese.
Esempio 3: Coniuge e Due Figli
Se il defunto lascia un coniuge e due figli, la quota si sposta al 100% della pensione, suddivisa tra i tre familiari.
Il coniuge riceve, quindi, 900 euro al mese e ciascun figlio 300 euro al mese.
Esempio 4: Nessun Coniuge, Solo Figli
Se il defunto lascia solo un figlio, questo ha diritto a una quota pari al 70% della pensione del defunto.
Il figlio riceverà quindi 1.050 euro al mese. Se i figli sono due, la quota aumenta all’80% della pensione del defunto, suddivisa equamente tra loro.
Ognuno dei due figli ha diritto ad avere 600 euro al mese.
Esempio 5: Fratelli e Sorelle
Se il defunto non ha lasciato né coniuge né figli, ma solo fratelli e sorelle nubili e inabili al lavoro, ciascuno di essi ha diritto al 15% della pensione del defunto.
Questi esempi illustrano la diversità delle situazioni che possono verificarsi e come vengono calcolate le rispettive quote della pensione di reversibilità. Per ulteriori dettagli, è sempre consigliabile verificare presso l’INPS o con un consulente previdenziale.
La perdita di un coniuge o di un familiare rappresenta un momento di grande difficoltà, aggravato spesso da questioni economiche. La pensione di reversibilità offre un aiuto in queste circostanze, ma non equivale all'intero importo percepito dal defunto. Allora, quanto si perde con la pensione di reversibilità rispetto all'intero importo che prendeva il defunto? Prima di tutto, è importante sapere che la pensione di reversibilità varia in base al numero e alla tipologia dei beneficiari. La percentuale della pensione percepita dal defunto che viene destinata ai superstiti non è mai pari al 100% del trattamento di base.
Per esempio, se il beneficiario è il coniuge superstite senza figli, la pensione di reversibilità sarà pari al 60% della pensione che spettava al defunto. Pertanto, se il defunto percepiva una pensione di 1.000 euro al mese, il coniuge superstite riceverà 600 euro al mese.
Nel caso in cui ci siano anche figli superstiti, le percentuali cambiano:
Se, invece, ci sono solo figli superstiti:
Anche i genitori superstiti o fratelli e sorelle che erano a carico del defunto possono beneficiare di una quota percentuale della pensione, ma in assenza del coniuge e di figli. In questi casi, la percentuale è del 15% ciascuno.
La pensione di reversibilità beneficia della rivalutazione annuale per garantire che il suo valore non venga eroso dall'inflazione. L'obiettivo è quello di mantenere il potere d'acquisto delle pensioni nel tempo, adeguandole al costo della vita.
Ogni anno, il Ministero dell’Economia e delle Finanze determina un indice di rivalutazione, noto anche come coefficiente di perequazione, basato sull'andamento dell'inflazione rilevato dall'ISTAT (Istituto Nazionale di Statistica). Questo coefficiente viene applicato all'importo della pensione in essere, aumentandone il valore. L'adeguamento decorre generalmente dal primo gennaio di ogni anno.
La rivalutazione non è uniforme per tutte le fasce di pensione. Infatti, per le pensioni di importo più elevato, il coefficiente di rivalutazione applicato può essere ridotto.
La legge n. 388 del 23 dicembre 2000 (art. 21, comma 2) e successive modificazioni stabilisce i criteri per la rivalutazione delle pensioni. La rivalutazione annua permette ai beneficiari della pensione di reversibilità di mantenere un livello di vita adeguato, nonostante l'aumento dei prezzi al consumo.
Oltre alla rivalutazione annuale, ci sono anche altre misure che possono influire sull'importo della pensione di reversibilità, come i conguagli.
La pensione di reversibilità può diminuire di importo per diversi motivi. Il più comune è il reddito del beneficiario. Se il titolare della pensione percepisce altri redditi superiori a certi limiti, l'assegno spettante si riduce del 25% se il reddito supera tre volte il trattamento minimo INPS, del 40% se supera quattro volte e del 50% se supera cinque volte.
Un'altra ragione è la presenza di nuovi beneficiari. Se, ad esempio, subentra un figlio tra i beneficiari, l'importo complessivo della pensione può essere redistribuito tra il coniuge e il figlio, riducendo la quota del coniuge.
La pensione di reversibilità si riduce anche se il coniuge superstite si risposa, perdendo così il diritto alla pensione, ma ottenendo una somma una tantum pari a due annualità della pensione.
Infine, la pensione può diminuire se uno dei beneficiari perde lo stato di invalidità o anche nel caso di errori di calcolo iniziali da parte dell'INPS, che possono essere rettificati successivamente.
La pensione di reversibilità può aumentare di importo in alcuni casi specifici. Uno dei principali motivi per un aumento è la rivalutazione annuale. Ogni anno, infatti, l'INPS effettua una rivalutazione delle pensioni per adeguare gli importi alle variazioni del costo della vita, utilizzando l'indice ISTAT dei prezzi al consumo per le famiglie di operai e impiegati. Questo meccanismo di perequazione garantisce che il potere d'acquisto della pensione non diminuisca a causa dell'inflazione.
Un altro caso in cui la pensione di reversibilità può aumentare riguarda il numero dei beneficiari. Se, per esempio, inizialmente la pensione viene erogata solo al coniuge superstite, ma successivamente un figlio diventa inabile al lavoro, e quindi acquisisce diritto alla pensione, l'importo complessivo erogato aumenterà per includere anche questa nuova quota.
La pensione di reversibilità può anche aumentare se vi siano arretrati non ancora erogati. Questo accade quando, ad esempio, la domanda di pensione viene accolta in ritardo rispetto alla data di decorrenza del beneficio. In tal caso, l'ente previdenziale provvede a liquidare anche gli arretrati dovuti dal giorno in cui sarebbe spettata la pensione.
Per avere la pensione di reversibilità, è necessario presentare una domanda apposita. La richiesta deve essere inoltrata in via telematica attraverso il sito dell'INPS o tramite i servizi dei patronati o dei CAF (Centri di Assistenza Fiscale). La procedura online richiede l'uso dello SPID (Sistema Pubblico di Identità Digitale), della CIE (Carta d'Identità Elettronica) oppure del CNS (Carta Nazionale dei Servizi).
La domanda deve essere corredata da una serie di documenti che variano a seconda della relazione del richiedente con il defunto. Generalmente sono richiesti:
Ulteriori documenti possono essere richiesti in base alle specifiche situazioni, come sentenze di separazione o divorzio.
I tempi medi per l'accettazione e l'accoglimento della domanda variano a seconda della complessità del caso e della completezza della documentazione presentata. In generale, possono trascorrere dai 30 ai 90 giorni dall'invio della domanda affinché l'INPS completi l’istruttoria e inizi l’erogazione della pensione.
La richiesta della pensione di reversibilità deve essere presentata entro tempi ben definiti dalla morte del defunto. La normativa non impone termini stringenti per l'inoltro della domanda, tuttavia è consigliabile farla al più presto per non incorrere in problemi legati all'erogazione delle somme spettanti. Infatti, la decorrenza della pensione di reversibilità è fissata al primo giorno del mese successivo a quello del decesso del pensionato o lavoratore, ma solo se la domanda è presentata per tempo.
È fondamentale ricordare che, anche se non esistono termini specifici stretti per la presentazione della domanda, se viene inoltrata dopo un anno dal decesso, si potrebbe perdere la possibilità di ricevere gli arretrati che spettano dal primo mese successivo al decesso fino al momento dell'accettazione della richiesta da parte dell'INPS. Questo perché il diritto agli arretrati si riduce pian piano con il passare del tempo, a differenza del diritto alla pensione che rimane sempre valido.
La presentazione tempestiva della richiesta garantisce che non vi siano interruzioni o ritardi nell’erogazione delle somme dovute, il che è particolarmente rilevante per i superstiti che possono trovarsi in una situazione di necessità economica.
Per maggiori dettagli sulla procedura di domanda si può consultare il sito web dell'INPS, dove sono disponibili informazioni aggiornate e dettagliate.
Per ottenere la pensione di reversibilità è fondamentale seguire una specifica procedura e presentare la documentazione necessaria. La domanda deve essere inoltrata all'INPS (Istituto Nazionale della Previdenza Sociale) tramite mezzi telematici. Questa modalità è stata introdotta per semplificare il processo e garantire una gestione più rapida delle richieste. La presentazione telematica è obbligatoria sia per i cittadini che per gli enti di patronato e intermediari dell'Istituto.
Per avviare la procedura, il richiedente deve accedere al sito ufficiale dell'INPS e utilizzare il servizio online dedicato. È necessario essere in possesso delle credenziali di accesso, come il PIN dispositivo, lo SPID (Sistema Pubblico di Identità Digitale) o la Carta Nazionale dei Servizi (CNS). Una volta autenticati, si può procedere con la compilazione della domanda.
La documentazione necessaria da allegare alla domanda comprende diversi documenti fondamentali:
Una volta completata la procedura online e allegata la documentazione necessaria, il sistema emette una ricevuta che conferma l’avvenuta presentazione della domanda. Questa ricevuta deve essere conservata per eventuali verifiche future. L’INPS valuta la domanda e, se risulta completa e conforme ai requisiti di legge, procede alla liquidazione della pensione di reversibilità.
La domanda per ottenere la pensione di reversibilità può essere presentata online attraverso il sito ufficiale dell'INPS. Questo metodo è considerato il più agevole e rapido, permettendo di evitare lunghe code agli sportelli fisici e di avere un controllo costante sull’iter della propria pratica. Di seguito, illustriamo passo dopo passo come effettuare la domanda online.
1. Accesso al sito INPS:
Per prima cosa, è necessario accedere al sito ufficiale dell'INPS (inps.it). Una volta sulla homepage, cercare la sezione dedicata ai servizi online, solitamente visibile nella parte superiore della pagina. Per accedere, sarà necessario utilizzare uno dei metodi di autenticazione riconosciuti, come lo SPID (Sistema Pubblico di Identità Digitale), la CIE (Carta d'Identità Elettronica) o la CNS (Carta Nazionale dei Servizi).
2. Navigazione e scelta del servizio:
Una volta effettuato l’accesso con le proprie credenziali, bisogna cercare la sezione "Pensione ai superstiti" all'interno del menu dei servizi dedicati alla famiglia e alla previdenza. Si può utilizzare la barra di ricerca o navigare attraverso i menu a tendina. In alternativa, si può digitare nel motore di ricerca del sito INPS "domanda pensione di reversibilità".
3. Compilazione della domanda:
Dopo aver selezionato il servizio appropriato, si viene reindirizzati ad una pagina di compilazione form dove bisogna inserire i dati richiesti, come il codice fiscale del defunto, le informazioni relative ai beneficiari (ad esempio, coniuge, figli, etc.), e altre informazioni personali. È fondamentale compilare ogni campo con attenzione per evitare errori che possano rallentare l’approvazione della domanda.
4. Caricamento della documentazione:
Una volta inseriti tutti i dati, si deve allegare la documentazione necessaria richiesta.
5. Invio della domanda:
Dopo aver compilato tutti i campi e caricato i documenti richiesti, si può confermare l’invio della domanda. Una volta inviata, si riceve una ricevuta di conferma con un numero di protocollo, importante per monitorare lo stato della domanda nelle fasi successive.
6. Monitoraggio e risposta dell’INPS:
Il sistema INPS permette di monitorare lo stato della propria domanda accedendo nuovamente al proprio profilo e selezionando l'opzione "Consultazione domande". In caso di necessità, l’INPS potrebbe richiedere ulteriori documenti o informazioni. La risposta finale viene comunicata tramite il portale e spesso anche attraverso comunicazione cartacea all’indirizzo del beneficiario.
Richiedere la pensione di reversibilità tramite un CAF (Centro di Assistenza Fiscale) o un patronato è una procedura comune, spesso preferita dai cittadini per minimizzare errori e garantire l'accuratezza della domanda. Questi enti offrono servizi di consulenza e assistenza gratuita o a costi contenuti, facilitando l'iter burocratico per i richiedenti.
I patronati sono enti sindacali o associazioni che forniscono assistenza in materie previdenziali e assistenziali. Tra i più noti ci sono INCA (patronato CGIL), ACLI, INAS (patronato CISL) e ITAL (patronato UIL). L'accesso ai servizi di un patronato è gratuito grazie a un finanziamento pubblico che copre i costi di assistenza.
La procedura per richiedere la pensione di reversibilità tramite un patronato è la seguente:
La procedura per richiedere il servizio presso un CAF è molto simile a quella dei patronati: A differenza dei patronati, però, i CAF possono richiedere un piccolo contributo economico per lo svolgimento delle pratiche amministrative, anche se molti offrono il servizio gratuitamente ai tesserati o ai soci.
La pensione di reversibilità decorre dal primo giorno del mese successivo a quello in cui è avvenuto il decesso dell’assicurato o pensionato. Questo significa che se un pensionato decede, ad esempio, il 15 marzo, il diritto alla pensione di reversibilità per i superstiti avrà effetto a partire dal primo aprile. La normativa italiana prevede che la decorrenza della pensione di reversibilità sia immediata per garantire che i superstiti non subiscano interruzioni nel sostegno economico. Tuttavia, la tempistica del pagamento effettivo può variare, a seconda del tempo necessario per l’elaborazione della domanda da parte dell’INPS e per il completamento degli accertamenti richiesti.
Anche i tempi di accettazione e accoglimento della domanda per ottenere la pensione la pensione di reversibilità possono variare considerevolmente in base a vari fattori, ma è possibile delineare un quadro generale che possa offrire indicazioni utili. Dopo aver presentato la domanda, l’INPS avvia un processo di verifica della documentazione. La mancanza di documenti necessari o eventuali errori possono ritardare significativamente i tempi di accettazione. Pertanto, è fondamentale presentare una domanda completa e corretta. Di solito, comunque, l’INPS impiega mediamente circa 60 giorni per completare la procedura di verifica e accoglimento della richiesta.
La pensione di reversibilità viene pagata a coloro che ne hanno diritto mensilmente e in tredici mensilità complessive, compresa dunque anche la tredicesima di dicembre.
Per ricevere la pensione di reversibilità, è fondamentale che i beneficiari abbiano indicato un conto corrente bancario o postale sul quale effettuare l'accredito che avviene sempre entro il primo giorno bancabile del mese successivo al periodo di riferimento.
In alternativa, per coloro che non desiderano o non hanno accesso a un conto corrente, è possibile ricevere il pagamento tramite assegno circolare non trasferibile, inviato al domicilio del beneficiario tramite posta. Questo metodo, però, può comportare tempi di ricezione più lunghi ed eventuali costi accessori di spedizione.
Nel caso dei minorenni, la pensione di reversibilità viene erogata sul conto corrente del tutore legale, seguito da apposita notifica da parte dell’INPS. Nel caso di figli inabili che hanno raggiunto la maggiore età, la pensione viene accreditata direttamente sul conto corrente indicato dal beneficiario, purché siano soddisfatte tutte le condizioni previste dalla legge.
La pensione di reversibilità, nel 2024, prevede alcune modifiche importanti, soprattutto in relazione ai limiti reddituali, agli importi e alle procedure di erogazione.
Una delle principali novità riguarda l'aumento dei limiti reddituali. Con l'adeguamento dell'indice di rivalutazione dei trattamenti pensionistici al 5,4%, il trattamento minimo INPS è salito a 598,61 euro, permettendo di rivalutare conseguentemente anche i limiti di reddito per il diritto alla pensione di reversibilità e garantendo una maggiore protezione sociale per i beneficiari.
Un'altra modifica importante di quest'anno 2024 riguarda le procedure di richiesta della prestazione. L'INPS ha introdotto la possibilità di effettuala interamente online, riducendo così i tempi di accettazione e aumentando l'efficienza del processo con la domanda precompilata per la pensione di reversibilità.
Chi ha lavorato in più paesi o chi vive all'estero, può essere soggetto a regole specifiche per ottenere la pensione di reversibilità. La normativa europea e gli accordi bilaterali stipulati dall’Italia con altri paesi regolano queste situazioni.
Innanzitutto, i regolamenti dell'Unione Europea, in particolare i Regolamenti CE 883/2004 e 987/2009, stabiliscono le norme per il coordinamento dei sistemi di sicurezza sociale tra Stati membri. Questo significa che, in caso di decesso di un pensionato che abbia lavorato in più paesi dell'UE, i superstiti possono cumulare i periodi di contribuzione versati nei vari Stati per raggiungere i requisiti necessari. La pensione di reversibilità sarà poi erogata proporzionalmente dai paesi nei quali sono stati versati i contributi.
Per quanto riguarda i paesi extra-UE, l’Italia ha stipulato accordi bilaterali di sicurezza sociale con diverse nazioni. Tra questi accordi si possono citare quelli con gli Stati Uniti, il Canada, l'Australia e l'Argentina. Tali accordi prevedono che i periodi di contribuzione effettuati in Italia e nel paese con il quale l’accordo è stato stipulato siano totalizzati per la determinazione del diritto alla pensione di reversibilità. Anche in questo caso, la pensione viene erogata proporzionalmente dai paesi coinvolti.
Un altro aspetto cruciale riguarda la situazione dei coniugi superstiti che risiedono all’estero. Anche se i regolamenti prevedono la possibilità di ottenere la pensione di reversibilità indipendentemente dal luogo di residenza, è necessario che i beneficiari comunichino tempestivamente la loro situazione all'INPS tramite apposita documentazione. In caso contrario, il rischio è che i pagamenti vengano sospesi fino alla regolarizzazione della pratica.
Bisogna, inoltre, considerare che chi risiede all’estero potrebbe avere l’obbligo di presentare, periodicamente, un certificato di esistenza in vita per continuare a percepire la pensione.
La giurisprudenza e le sentenze della Corte di Cassazione rivestono un ruolo cruciale nella definizione ed evoluzione della normativa relativa alla pensione di reversibilità. Le varie decisioni dei tribunali hanno influenzato in modo significativo l'interpretazione e l'applicazione delle leggi esistenti, contribuendo a chiarire punti controversi e ad affrontare casi specifici.
Ad esempio, una delle sentenze più rilevanti in materia è quella della Corte Costituzionale n. 286 del 1987, che ha stabilito il diritto alla pensione di reversibilità anche per il coniuge separato con addebito, purché fosse a carico del defunto. Tale pronuncia ha ampliato notevolmente la platea dei beneficiari, sottolineando l'importanza della vivenza a carico al momento del decesso.
Un'altra sentenza significativa della Corte di Cassazione, che ha trattato il caso del coniuge divorziato ha precisato che la reversibilità all'ex coniuge spetta non solo se titolare di assegno alimentare a carico del coniuge deceduto, come prima stabilito, ma spetta anche senza assegno. Secondo quanto spiegato dalla Cassazione, non sussiste alcuna differenza di trattamento per il coniuge separato con o senza addebito, quindi ai fini del riconoscimento del trattamento non deve sussistere più l’obbligatoria condizione di non aver avuto addebito della separazione e di ricevere l’assegno alimentare.
L'importanza delle pronunce giurisprudenziali si evidenzia anche nei casi di concorso di più soggetti aventi diritto. La sentenza n. 691 del 2015 ha chiarito che in presenza di un coniuge superstite e di un ex coniuge divorziato, la pensione di reversibilità deve essere divisa proporzionalmente alla durata dei rispettivi matrimoni. Questa decisione è stata fondamentale per stabilire un criterio equo di ripartizione tra i vari beneficiari.