Chi si prepara a ricevere a metà mese importi aggiuntivi delle pensioni, per quale motivo e di che importo: i chiarimenti
A chi devono essere pagati gli arretrati delle pensioni a marzo? Determinate categorie di pensionati a metà mese avranno importi aggiuntivi delle pensioni che, però, non saranno pagati a tutti. Vediamo di seguito nel dettaglio a chi spettano e di quanto saranno.
Questi ultimi derivano dal rinnovo contrattuale ufficiale delle Funzioni Centrali, per cui i dovuti aumenti retributivi 2022-2024 devono essere riconosciuti anche ai dipendenti che nel frattempo sono andati in pensione.
Gli importi degli aumenti sono chiaramente variabili, da determinare in base al periodo di uscita dal lavoro e il rinnovo concluso.
Dunque, gli arretrati devono essere pagati agli statali per il periodo in cui erano ancora in servizio. Per esempio, un dipendente che è andato in pensione il primo settembre dello scorso anno, ha diritto agli arretrati relativi ai mesi da gennaio ad agosto 2024.
Solo il 2024 dà diritto gli arretrati, che non sono invece previsti per il 2022 e il 2023, nonostante il CCNL rinnovato faccia riferimento anche a questi due anni, perché sia per il 2022 che per il 2023 è stata già riconosciuta l’indennità di vacanza contrattuale.
Precisiamo che i pagamenti di arretrati dovuti e normale importo della pensione avverranno separatamente: in particolare, gli arretrati saranno erogati con un’emissione speciale da parte di NoiPA giovedì 14 marzo, mentre l’accredito avverrà entro venerdì 21 marzo con un cedolino a parte.
Chi è andato in pensione dal 2022 al 2024, periodo durante il quale avrebbe già dovuto essere rinnovato il contratto degli Statali, ha diritto non solo a ricevere gli aumenti pensionistici per effetto degli incrementi retributivi stabilito ma anche ad un pagamento in più del Tfr-Tfs.
Una volta in pensione, infatti, i dipendenti hanno ottenuto o devono ancora avere la liquidazione del proprio Trattamento di fine rapporto che si calcola, generalmente, sulle retribuzioni mensili che si percepiscono.
Considerando che tra il 2022 e il 2024 gli stipendi sono stati più bassi di quello che avrebbero dovuto essere con il rinnovo contrattuale chiuso entro i termini di legge, chi è andato in pensione ha diritto a ricevere anche aumenti del Tfr-Tfs che avrebbe dovuto in realtà avere.
Gli importi anche in questo caso non sono uguali per tutti ma cambiano a seconda della categoria professionale di appartenenza. Per esempio, i funzionari, che rappresentano il livello più alto tra i dipendenti delle Funzioni Centrali, possono arrivare ad avere un aumento del Tfs fino a 6.204 euro, che si fermano ad appena 1.861,20 per il Tfr.
Per gli assistenti, categoria intermedia, l’aumento del Tfs è pari a 5.107,67 euro e del Tfr a 1.532,30 euro, mentre per gli operatori, è di 4.856 euro per il Tfs e di 1.456,80 euro per il Tfr.
Ci si chiede quali saranno le prossime modifiche possibili per gli importi delle pensioni di tutti, ma al momento nulla di particolare dovrebbe cambiare.
Resteranno, infatti, calcolate l’Irpef nazionale e le addizionali locali, così come le trattenute applicate normalmente.
Arriverà poi il tempo dei rimborsi e non ci sarà alcuna particolare novità, come invece ci si aspettava, per la riduzione della seconda aliquota Irpef, dal 35% al 33% per redditi fino a 60mila e non più fino a 50mila euro.
Secondo quanto riportano le ultime notizie, la misura dovrebbe essere ancora rimandata perché al momento si rilancia sull’impiego delle risorse disponibili per la nuova rottamazione quinquies.