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Per avere una parte di eredità vale stipulare un contratto di assistenza? E come incide su quote legittime

di Marianna Quatraro pubblicato il
eredita casa genitori

Come funziona e come incide sulla successione di una eredità il contratto di assistenza: i chiarimenti e cosa prevede la normativa in vigore

A cosa serve e come funziona un contratto di assistenza? Sono diverse le forme vigenti di cura per gli anziani o di altri soggetti che necessitano di assistenza, per cui si ricorre spesso a figure specializzate.

A volte, a occuparsi di loro sono proprio i familiari che, piuttosto che affidarsi a persone estranee, preferiscono restar vicini e curare in prima persona i propri parenti.

Che si tratti di familiari o altri soggetti, per gestire tale forma di cura in diversi casi si ricorre alla stipula del cosiddetto contratto di assistenza, che potrebbe esser definito anche come un modo di dare una parte della propria eredità. Vediamo allora come funziona nel dettaglio, cosa prevede e quanto vale effettivamente per la successione di una eredità. 

  • Stipulare un contratto di assistenza per avere una parte di eredità
  • Come incide sulle quote legittime

Stipulare un contratto di assistenza per avere una parte di eredità

Il contratto di assistenza è un accordo a cui ricorrono spesso soprattutto gli anziani che hanno bisogno di cure, per cui 'pagano' per avere l’assistenza, con la cessione di beni, per esempio la nuda proprietà del loro immobile di cui mantengono, però, sempre l’usufrutto. 

Questa tipologia di contratto si stipula tra l’assistente, che è colui che si impegna a fornire assistenza, e l’assistito, chi riceve l’assistenza.

L’assistente si obbliga a fornire supporto materiale e/o morale all’assistito, in cambio di un corrispettivo che può essere denaro, o la cessione di un bene, per esempio la nuda proprietà di un immobile, o un’altra utilità.

Il contratto di assistenza è un definito aleatorio, perché la durata e l’entità delle prestazioni dipendono dalla durata della vita del vitaliziato.

Come incide sulle quote legittime

La stipula di un contratto di assistenza vale, come ogni altro tipo di anticipo di eredità, quando l’assistito è ancora in vita e permette di lasciare una parte di eredità ad un determinato soggetto, che può essere un familiare come anche una terza persona incaricata della sua assistenza. 

In ogni caso, devono essere sempre rispettate le cosiddette quote legittime ereditarie, le percentuali del patrimonio di un defunto che devono essere, per legge, riconosciute a tutti gli eredi legittimi e in maniera differente a seconda del legame familiare esistente tra lui e il parente superstite.

Per esempio, anche se uno dei figli ha prestato assistenza ai genitori anziani più degli altri, con o senza contratto di assistenza, non ha mai diritto a una quota maggiore dell'eredità come compenso. 

La normativa in vigore stabilisce, infatti, che il lavoro di cura non incide in alcun modo sulle quote ereditarie.

Se, infatti, non si rispettano le quote legittime, pur sottoscrivendo un contratto di assistenza, al decesso del soggetto, gli altri eredi potrebbero richiedere la parte di eredità già data ad un singolo soggetto, impugnando il contratto fatto in modo da ottenere quanto già avuto e calcolarlo nell’eredità complessiva. 

Se, però, il de cuius, nel lasciare parte dei propri beni con il contratto di assistenza, rispetta regolarmente le quote legittime, allora gli eredi non possono opporsi a nulla e il beneficiario del contratto può usufruire dei beni lasciati senza alcun problemi. 

E’ sempre bene, però, valutare la legittimità, la validità e l’efficacia del contratto di assistenza stipulato nonché l’eventuale possibilità di impugnarlo giudizialmente. 

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