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Quali sono gli autovelox legali che fanno multe valide dopo che sanatoria su omologazione stata bloccata dal Mit

di Chiara Compagnucci pubblicato il
Multe autovelox, il decreto c'

Sembrava tutto pronto per l'approvazione della sanatoria relative alle multe autovelox, ma arrivato lo stop.

Il nodo centrale degli autovelox è la validità delle multe che dipende da requisiti tecnici, a partire dalla corretta omologazione e dalla taratura periodica. Nella pratica quotidiana, non tutti gli apparecchi rispettano in modo uniforme questi obblighi. Questo ha dato origine a un contesto a macchia di leopardo dove in molte città si sanziona con strumenti non perfettamente allineati alla normativa. Il colpo di grazia a questa incertezza è arrivato con l'ordinanza 10505 del 2024 della Corte di Cassazione, che ha sancito l'obbligo tassativo di omologazione per gli strumenti che rilevano la velocità, altrimenti le sanzioni sono da considerarsi nulle.

Negli ultimi mesi si è intensificata la pressione affinché il Ministero delle Infrastrutture e dei Trasporti adottasse un provvedimento chiarificatore. La soluzione individuata era una sorta di sanatoria retroattiva, destinata a rendere valide le omologazioni di tutti i dispositivi approvati a partire dal 2017 in base al decreto 282 del 2017. Il decreto, atteso per entrare in vigore entro l'estate 2025, avrebbe riconosciuto la validità di decine di apparecchi già in uso, chiudendo la porta a futuri contenziosi. Approfondiamo meglio:

  • Multe autovelox, il decreto c'è ma non la regolarizzazione
  • Cosa succede adesso sulla validità delle multe

Multe autovelox, il decreto c'è ma non la regolarizzazione

Sembrava tutto pronto per l'approvazione della sanatoria relative alle multe autovelox. Il decreto, composto da sette articoli e corredato da un dettagliato allegato tecnico, era stato notificato al sistema europeo Tris per l'approvazione comunitaria, passaggio obbligatorio per ogni norma tecnica nazionale. A dare la notizia era stata l'Asaps, l'Associazione Sostenitori e Amici della Polizia Stradale, da anni in prima linea nella battaglia per una regolamentazione univoca. Il decreto, secondo quanto anticipato, prevedeva che tutti i dispositivi approvati fossero considerati omologati d'ufficio. Per tutti gli altri, era prevista una finestra di sei mesi entro cui procedere a integrazioni documentali e ottenere l'omologazione in via definitiva.

Ma a sorpresa, lo schema di decreto è stato bloccato. Il motivo, ufficialmente, riguarda la necessità di ulteriori approfondimenti, ma dietro le quinte si intravede anche la volontà politica di evitare nuove tensioni con l'opinione pubblica in un momento in cui molti automobilisti vivono con insofferenza i controlli elettronici. Il blocco del decreto ha quindi congelato la sanatoria, mantenendo in vigore una situazione di grande incertezza: allo stato attuale, sono soltanto 12 gli autovelox omologati in base alle nuove regole, e tutti gli altri rischiano di essere considerati irregolari se non verrà completato l'iter di adeguamento.

Cosa succede adesso sulla validità delle multe

In questo limbo normativo, gli automobilisti si trovano ancora una volta a chiedersi quali multe siano da considerarsi valide e quali no. La regola di base, confermata dalla Cassazione, è che l'autovelox debba essere omologato, tarato e regolarmente segnalato. In assenza anche solo di uno di questi tre elementi, la sanzione può essere annullata. Il problema è che molti dei dispositivi in funzione non dispongono dell'omologazione formale richiesta, o la loro taratura non è aggiornata. In questi casi, chi riceve una multa ha titolo per presentare ricorso, e i giudici di pace stanno già annullando in massa i verbali fondati su strumenti tecnicamente non in regola.

Il mancato varo della sanatoria è un'occasione persa anche dal punto di vista istituzionale. Il caos normativo rischia di indebolire la legittimità dell'intero sistema di controllo della velocità. Eppure è proprio la velocità eccessiva una delle principali cause di incidenti gravi e mortali sulle strade italiane. Come ha ricordato il presidente di Asaps, non si può continuare ad avere un sistema di rilevazione che cambia da comune a comune, con strumenti contestabili e norme applicate in modo disomogeneo.

L'attesa ora è tutta per un nuovo intervento normativo. Il Mit potrebbe rivedere lo schema del decreto e sottoporlo al vaglio europeo nei prossimi mesi. In alternativa si ipotizza un passaggio parlamentare, ma con tempi più lunghi e una discussione politica potenzialmente divisiva

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