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Quando conviene andare in pensione per averla più alta? In che mese dell'anno?

di Marianna Quatraro pubblicato il
quando conviene pensione

Qual è il momento dell’anno in cui conviene andare in pensione per ottenere un importo più alto: i chiarimenti e le spiegazioni

Qual è il periodo migliore per andare in pensione per avere un importo più alto? Quando si raggiungono i requisiti per andare in pensione di vecchiaia (a 67 anni di età e con almeno 20 anni di contributi) o anticipata ordinaria (con 42 anni e 10 mesi di contributi per gli uomini e un anno in meno, 41 anni e 10 mesi di contributi, per le donne, indipendentemente dal requisito anagrafico in entrambe i casi), bisogna presentare apposita domanda di uscita.

Spesso ci si chiede, però, se ci sia e quale sia il periodo dell’anno più conveniente per andare in pensione. Cerchiamo di seguito di fare chiarezza in merito. 

  • C’è un periodo dell'anno in cui è più conveniente andare in pensione?
  • E quali sono i motivi?

C’è un periodo dell'anno in cui è più conveniente andare in pensione?

Se ci si dovesse porre la domanda se esiste un periodo migliore dell’anno per andare in pensione e riuscire ad avere un importo più alto di trattamento finale, è bene sapere che la risposta non è banale né tanto meno universalmente uguale per tutti.
 
In genere, potremmo dire che sarebbe meglio andare in pensione prima di Natale, avendo maturato i requisiti richiesti, piuttosto che a gennaio o febbraio. 

E quali sono i motivi?

Andando in pensione negli ultimi mesi dell’anno piuttosto che i primi mesi dell’anno successivi, si può beneficiare della rivalutazione annuale prevista dalla legge.

E si tratta di un meccanismo che permette di avere un importo finale più alto, seppur non di molto.

Andando in pensione, per esempio, a febbraio o marzo, piuttosto che ad ottobre o novembre, infatti, si perderebbe il ricalcolo dovuto alla rivalutazione pensionistica automatica che scatta a inizio di ogni anno.

Le pensioni si rivalutano ogni anno sulla base dell'indice medio dei prezzi al consumo per le famiglie di operai e impiegati calcolato dall'Istat che lo comunica al Ministero dell'economia. 

Quest’ultimo, ogni anno, di solito a novembre, emette un decreto di concerto con il Ministero del Lavoro con cui indica in via provvisoria la percentuale di perequazione automatica per le pensioni per l'anno seguente, mentre nel corso dell’anno successivo rende noto il valore definitivo dell'aumento.

Ciò significa che andando in pensione ad ottobre si può usufruire di un valore rivalutato a gennaio rispetto al calcolo dell’importo effettuato a novembre.

Se, invece, si va in pensione a febbraio, marzo o aprile dell’anno successivo, l’importo pensionistico non può essere perequato, perché il calcolo avviene ad anno già iniziato e non al termine dello stesso. 

C’è tuttavia da considerare che, se andando in pensione negli ultimi mesi dell’anno, si può ottenere un importo di pensione leggermente più alto per effetto della rivalutazione annua, continuando a lavorare, seppur solo qualche mese, si possono comunque continuare a versare contributi che, insieme ad un coefficiente di trasformazione più elevato, permettono di aumentare il proprio montante contributivo e, di conseguenza, la pensione finale.

E in ogni caso l’importo verrebbe rivalutato ma l’anno successivo a quello in cui si va in pensione.

Per esempio, se un lavoratore può andare in pensione ad ottobre ma continua a lavorare fino a marzo, avrà la pensione rivalutata a gennaio dell’anno successivo e non di quello in corso (ovviamente). 

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