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Finestre pensioni 2026, come cambiano i tempi per uscire dal lavoro con le modifiche allo studio in manovra finanziaria

di Marianna Quatraro pubblicato il
Finestre pensioni 2026 modifiche

Come cambiano le finestre mobili per le pensioni nel 2026 e i veri e reali cambiamenti attesi invece per il 2027

Il panorama previdenziale italiano si caratterizza per una regolamentazione articolata e soggetta a frequenti riforme. Un elemento cardine di questa disciplina è costituito dalle cosiddette "finestre pensionistiche", cioè i periodi di differimento tra il raggiungimento dei requisiti di pensionamento e la decorrenza effettiva del trattamento.

I provvedimenti normativi degli ultimi quindici anni hanno integrato e spesso modificato la disciplina delle finestre, legandola a fattori come l’aspettativa media di vita e la sostenibilità economica dell’intero sistema previdenziale, introducendo margini di flessibilità e, di contro, elementi di indefinitezza nella pianificazione individuale dell’uscita dal lavoro.

Come funzionano le finestre mobili per la pensione

Il concetto di finestra mobile indica il periodo che intercorre tra la maturazione dei requisiti per accedere alla pensione e il momento in cui il trattamento diventa effettivamente erogabile. Questo intervallo è stato introdotto per regolare il flusso di nuove pensioni e sostenere la stabilità del sistema.

Le finestre mobili non sono uguali per tutte le tipologie di pensione e variano rispetto alla categoria di appartenenza del lavoratore (dipendenti privati, pubblici, lavoratori autonomi) e alla misura prescelta.

La logica su cui poggiano le finestre mobili si basa sulla necessità di introdurre una pausa tra il raggiungimento del requisito anagrafico e/o contributivo e l’effettiva decorrenza della pensione. La durata della finestra può essere modulata dalla normativa vigente ed è soggetta a revisioni legate sia all’andamento demografico sia alle esigenze dei conti pubblici. Nel corso degli anni, il numero di mesi di attesa per l’accesso effettivo alla pensione ha subito numerose variazioni, spesso in funzione delle leggi di bilancio e degli aggiornamenti dei parametri internazionali.

Nel contesto italiano, le finestre per andare in pensione rispondono anche all’obiettivo di evitare esodi massivi che potrebbero mettere sotto pressione l’INPS e gravare sul bilancio statale. L'intervallo, in alcuni casi, è crescente nel tempo e legato esplicitamente al periodo in cui vengono maturati i requisiti; per esempio, per i dipendenti pubblici viene riconosciuta una finestra che cambia negli anni: 4 mesi se il requisito è raggiunto nel 2025, 5 mesi nel 2026, 7 mesi nel 2027, fino a 9 mesi dal 2028 in poi. 

Le finestre pensionistiche attualmente in vigore: requisiti e modalità di accesso

Sono attualmente in vigore diverse forme di uscita pensionistica, ognuna con proprie finestre specifiche, che sono:

  • Pensione di vecchiaia: Attualmente fissata a 67 anni di età con almeno 20 anni di contributi, la decorrenza è subordinata all’apertura della finestra ordinaria, senza ulteriori mesi di attesa per la generalità dei lavoratori privati. Tuttavia, per i pubblici dipendenti, la finestra può già essere più estesa, come da più recenti indicazioni della Legge di Bilancio.
  • Pensione anticipata ordinaria: Accessibile con 42 anni e 10 mesi di contributi per gli uomini e 41 anni e 10 mesi per le donne (valori confermati fino a fine 2026), prevede già una finestra trimestrale per l’erogazione.
  • Anticipata contributiva: Riguarda i lavoratori che hanno iniziato a versare contributi dopo il 1995. Prevede almeno 64 anni di età e l’importo soglia calcolato su base contributiva. Anche in questo caso opera una finestra di tre mesi.
  • Particolarità pubblici dipendenti: In seguito alle ultime novità legislative, le finestre per i lavoratori del settore pubblico sono state oggetto di revisione e prevedono un progressivo allungamento dal 2025 al 2028.
Tipologia Età Contributi Finestra (mesi)
Vecchiaia 67 20 0
Anticipata - 42a10m/41a10m 3
Contributiva 64 20+ 3
Pubblici (2027) - - 7
  • Quota 103: Introdotta per offrire un’anticipazione, consente il pensionamento a chi, entro l’anno, raggiunge almeno 62 anni di età e 41 anni di contributi. Prevede un calcolo interamente contributivo della prestazione pensionistica e un tetto massimo all’importo fino al compimento dell’età per la pensione di vecchiaia. La finestra di accesso varia: 7 mesi per privati e autonomi, 9 mesi per i dipendenti pubblici.
  • Opzione Donna: Incentrata sul pensionamento anticipato delle lavoratrici, richiede almeno 35 anni di contributi e un’età variabile in base al numero di figli e alle condizioni personali (59, 60 o 61 anni). La finestra è di 12 mesi per dipendenti e di 18 per autonome. Il calcolo dell’assegno è completamente contributivo, indipendentemente dall’anzianità pre-1996.
  • Ape Sociale: Rappresenta uno strumento "ponte" per chi è in situazioni di disagio sociale o lavorativo (disoccupati, caregivers, invalidi civili, lavoratori di attività gravose). Richiede almeno 63 anni e 5 mesi di età e una contribuzione di 30, 32 o 36 anni, a seconda della categoria. La finestra imposta un iter di istruttoria e decorrenza ben strutturato.
Oltre a queste misure, rimane attiva la pensione anticipata per i lavoratori precoci (41 anni di contributi effettivi, con determinate condizioni). 

Cosa cambia dal 2026: scenari di transizione e nuove prospettive

L’anno 2026 rappresenta uno snodo di transizione per la disciplina delle finestre pensionistiche. Al momento, le novità ufficiali non sono ancora state definite ufficialmente, ma le indiscrezioni e i documenti di programmazione finanziaria indicano che potrebbe non esserci una riforma strutturale immediata, per cui anche il futuro delle finestre e le relative modifiche sono ancora incerte, ad eccezione di ciò che potrebbe riguardare Opzione donna.

Per il sottosegretario al Lavoro, Claudio Durigon, nel 2026 si potrebbero ridurre le finestre di uscita di questa forma pensionistica attualmente fissate a 12 mesi per le lavoratrici dipendenti e a 18 mesi per le lavoratrici autonome, modificando contestualmente gli importi. 

I dipendenti pubblici dovranno., invece, prestare particolare attenzione all’allungamento delle finestre: da 5 mesi per requisiti maturati nel 2026 fino ai 7 previsti dal 2027 e ai 9 dal 2028 in poi.

Nessuna modifica interesserà, invece, la pensione anticipata ordinaria e la pensione di vecchiaia, per cui le finestre rimarranno allineate ai livelli odierni fino a quando non saranno definite le nuove regole sull’adeguamento all’aspettativa di vita.

Le modifiche alle finestre pensionistiche previste per il 2027: adeguamento all’aspettativa di vita

Le vere novità per le finestre mobili sono attese per il 2027 quando ci sarà la ripresa degli adeguamenti automatici collegati all’aspettativa di vita Istat. In base ai dati più aggiornati, la speranza di vita a 65 anni continua ad aumentare, con un impatto diretto sia sull’età pensionabile sia sulla finestra temporale di attesa. Dal 1° gennaio 2027, salvo interventi di sterilizzazione da parte del governo, sono programmati i seguenti adeguamenti:

  • Pensione di vecchiaia: L’età di accesso salirà a 67 anni e 3 mesi, con un corrispondente differimento della finestra.
  • Pensione anticipata ordinaria: I contributi richiesti saliranno a 43 anni e 1 mese per gli uomini, 42 anni e 1 mese per le donne.
  • Finestre pubblici: Passaggio della finestra a 7 mesi per chi matura i requisiti nel 2027.
Il tema centrale dei prossimi mesi resta la possibilità di "sterilizzare" questi aumenti, congelando i requisiti tramite specifico provvedimento legislativo (possibile integrazione nella legge di bilancio). Il mancato intervento comporterebbe comunque uno slittamento automatico di tutte le decorrenze, con diretto impatto sulle decisioni individuali di quando e come cambiano davvero le finestre per le pensioni nel 2026 o nel 2027.

 

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