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Quanto si guadagna realmente con gli affitti brevi? Calcoli, esempi e alcune storie significative

di Chiara Compagnucci pubblicato il
Affitti brevi, quanto si guadagna

Gli affitti brevi sono spesso una fonte interessante di guadagno, soprattutto nelle città turistiche o durante eventi particolari.

Gli affitti brevi sono diventati una soluzione interessante per i proprietari di immobili che desiderano aumentare i loro guadagni, soprattutto nelle aree turistiche e nei centri urbani.

La possibilità di affittare una casa o un appartamento per periodi di tempo ridotti, tramite piattaforme come Airbnb, ha rivoluzionato il settore immobiliare, ma quanto si guadagna realmente con gli affitti brevi? Esploriamo i guadagni potenziali, alcuni esempi concreti e storie significative, basandosi su analisi aggiornate e reali:

  • Affitti brevi, quanto si guadagna davvero
  • Storie significative ed esempi sugli affitti brevi

 

Affitti brevi, quanto si guadagna davvero

Il guadagno medio da un affitto breve dipende da una serie di parametri, tra cui la località, la domanda turistica, la stagione e il tipo di immobile. Ad esempio, le città con una forte affluenza turistica come Roma, Firenze e Venezia offrono opportunità molto più redditizie rispetto a zone meno frequentate.

Secondo un’analisi di CleanBnB, un operatore nel settore degli affitti brevi, i proprietari possono guadagnare in media tra 1.000 e 2.500 euro al mese per un appartamento ben posizionato e ben curato. In particolare, un appartamento a Milano può generare tra 1.500 e 3.000 euro al mese, mentre a Firenze il guadagno medio è di circa 2.000 euro.

Questi numeri variano in base alla stagione: i mesi estivi o quelli legati a festività e grandi eventi locali tendono ad essere molto più redditizi rispetto ai periodi di bassa stagione. Uno dei vantaggi principali degli affitti brevi è infatti la flessibilità di adattare il prezzo giornaliero a seconda della domanda.

Uno dei casi di studio più significativi riguarda gli host di Airbnb. Secondo un'altra indagine di Today.it, chi gestisce un immobile a Roma può arrivare a guadagnare in media 18.000 euro all'anno per una proprietà di medie dimensioni, affittata per circa 80-100 giorni l'anno, con un tasso di occupazione medio del 65%. A Milano, i guadagni possono arrivare fino a 24.000 euro all'anno per un appartamento di simili caratteristiche.

Alcuni proprietari scelgono anche di gestire più appartamenti contemporaneamente. In questi casi, i guadagni possono aumentare sensibilmente. Ad esempio, gestendo tre appartamenti di medie dimensioni in un’area turistica, un host può guadagnare oltre 60.000 euro all'anno, specialmente se riesce a mantenere un'occupazione costante durante tutto l'anno.

Per avere un quadro più preciso, consideriamo una proprietà a Roma, una delle città italiane più richieste. Un appartamento nel centro storico di 60 metri quadri può essere affittato per circa 120-150 euro a notte durante l’alta stagione. Se l'occupazione media è del 60% (circa 18 giorni al mese), il proprietario potrebbe generare un guadagno lordo di circa 2.160-2.700 euro al mese, che si traduce in 25.000-32.400 euro all’anno. Bisogna considerare anche i costi di gestione, come le commissioni di Airbnb (che possono arrivare fino al 3-5% per il proprietario), le spese di pulizia, manutenzione e eventuali tasse locali, che riducono il guadagno netto

 

Storie significative ed esempi sugli affitti brevi

La gestione di affitti brevi non è priva di aspetti richiosi. Una storia significativa riportata da BolognaToday riguarda un proprietario che ha avviato la gestione di un appartamento attraverso Airbnb con grandi aspettative di guadagno, ma si è presto trovato a fare i conti con tasse, regolamenti locali e costi di gestione più elevati del previsto. Bisogna considerare che, oltre alle spese di manutenzione e pulizia, i proprietari devono far fronte a imposte e tributi, come l'Irpef o la cedolare secca, che può variare dal 21% al 26%.

Un altro esempio riguarda un host che ha scelto di delegare la gestione a un’agenzia di affitti brevi, pagando una commissione del 20-30% dei guadagni. Questa scelta ha permesso al proprietario di ridurre lo stress legato alla gestione quotidiana, ma ha comportato una riduzione dei profitti finali.

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