Cosa potrebbe cambiare per le pensioni con la nuova proposta del Centro Studi Ricerche Itinerari Previdenziali: cosa prevede e i chiarimenti
Cosa prevede la nuova proposta di riforma delle pensioni 2025 avanzata dal Centro Studi e Ricerche Itinerari Previdenziali? Continuano a susseguirsi nuove ipotesi di riforma delle pensioni in vista della definizione della prossima Manovra Finanziaria 2025.
L’ultima è stata formulata da Alberto Brambilla, Presidente del Centro Studi e Ricerche Itinerari Previdenziali, e Antonietta Mundo, membro del Comitato Tecnico Scientifico dello stesso Centro. Vediamo cosa prevede nel dettaglio.
In alternativa, si può uscire con la pensione anticipata ordinaria, cioè con 42 anni e 10 mesi di contributi per gli uomini e 41 anni e 10 mesi di contributi per le donne senza necessità di maturare alcun requisiti anagrafico in entrambe i casi.
La nuova proposta di riforma delle pensioni punta a introdurre una maggiore flessibilità in uscita dai 63-64 anni fino ai 72 anni, con penalizzazioni per chi sceglie di uscire prima dei 67 anni e incentivi per chi decide invece di rimanere, e un aumento dei contributi necessari, che passerebbero da 20 a 25 anni.
Inoltre, per collocarsi a riposo, l'importo della pensione dovrà essere pari almeno a 1,5 volte l'assegno sociale. Si tratta di un vincolo che è stato cancellato nell'ultima Legge di Bilancio.
La novità prevede anche premi per chi decide di lavorare oltre i 67 anni. Questa misura, insieme alle penalizzazioni per chi lascia il lavoro prima, punta a rendere il sistema più sostenibile per le casse dello Stato.
La nuova formula di uscita pensionistica di 67 anni più 25 anni di contributi segue quanto avanzato nelle scorse settimane già da altri autorevoli enti e istituti.
Anche il Cnel, recentemente, ha paventato l’ipotesi di aumentare di 5 anni il requisito contributivo per andare in pensione di vecchiaia, portando così ad un aumento da 20 a 25 anni dei contributi necessari per l’uscita.
L’Upb, Ufficio parlamentare di bilancio, sostiene, invece, una revisione dei requisiti più flessibili per andare in pensione, ma solo a condizione di effettuare ricalcoli contributivi degli assegni, sempre per garantire sostenibilità finanziaria della misura.