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Riforma pensioni Governo Meloni, l'età per uscire si alza e sarà peggiorativa anche della riforma Fornero. I motivi

di Marianna Quatraro pubblicato il
Riforma pensioni Meloni

Si preannuncia peggiorativa la riforma delle pensioni del governo Meloni tra aumenti dell’età pensionabile, allungamento delle finestre per uscire e investimenti poco convenienti

Perché la riforma pensioni del governo Meloni potrebbe essere peggiorativa anche rispetto alla riforma Fornero? Si va verso la definizione della prossima Manovra Finanziaria 2025 e le discussioni si concentrane, tra le altre, soprattutto sul capitolo pensioni.

Sono anni ormai che si auspica una riforma delle pensioni che sia in grado di sostenere i lavoratori e allentare i requisiti, considerati stringenti, della legge attualmente in vigore. Ma ogni novità è sempre stata rimandata per mancanza di risorse economiche disponibili. Anche quest’anno le prospettive di modifiche alle pensioni non appaiono positive. 

  • Si allungano le finestre per la pensione anticipata ordinaria
  • Nuovi incentivi per chi resta di più a lavoro e aumenta l’età per andare in pensione
  • Via libera all’estensione del sistema di calcolo contributivo a tutti 
  • Saranno ancora prorogate quota 103, opzione donna e ape social 

Si allungano le finestre per la pensione anticipata ordinaria

Una delle prime modifiche peggiorative per le pensioni nel 2025 è l’allungamento delle finestre per l’uscita effettiva con la pensione anticipata ordinaria. I requisiti attualmente richiesti sono l’aver maturato 42 anni e 10 mesi di contributi per gli uomini e 41 anni e 10 mesi di contributi per le donne, a prescindere dal requisito anagrafico.

Ma per il raggiungimento della pensione effettiva, è prevista una finestra mobile (periodo che intercorre tra la maturazione dei requisiti pensionistici e l’uscita reale) di tre mesi.

Stando a quanto riportano le ultime notizie, tale periodo, con la riforma 2025, potrebbe allungarsi fino a 7 mesi, ritardando ancora il pensionamento delle persone.

Nuovi incentivi per chi resta di più a lavoro e aumenta l’età per andare in pensione

Se da un lato si allungano le finestre per andare in pensione anticipata ordinaria, dall’altra, si punta ad allungare l’età pensionabile, a fronte di nuovi bonus.

Mentre la richiesta principale di revisione dell’attuale Legge Fornero è quella di abbassare l’età pensionabile, fissata a 67 anni, il governo Meloni per aumentarla fino anche a 70 anni, pur se non per tutti. 

Si tratta, infatti, di un allungamento dell’età pensionabile che interesserà solo i dipendenti pubblici, che restando di più a lavoro riceverebbero bonus e incentivi e permetterebbero alla Pubblica Amministrazione di mantenere risorse competenti e di alto profilo per una migliore gestione del passaggio generazionale a lavoro.

Via libera all’estensione del sistema di calcolo contributivo a tutti 

Un’altra modifica peggiorativa per le pensioni potrebbe arrivare dall’estensione del sistema contributivo per tutti, anche per chi sceglie di uscire con le forme di pensione anticipata vigenti. E ben sappiamo quanto e come tale sistema sia penalizzante per il calcolo delle pensioni.

Il passaggio al sistema contributivo, rispetto al retributivo o misto, che combina entrambe i metodi, potrebbe portare a una riduzione del 30% o anche di più del trattamento finale per i lavoratori che hanno accumulato contributi prima del 1995, anno di introduzione del contributivo.

Ciò significa che se oggi ci si lamenta di pensioni troppo basse, estendendo il contributivo a tutti, si andrebbe incontro ad assegni decisamente sempre più ridotti che non garantirebbero a tutti i lavoratori a riposo di condurre una vita serena e pienamente tranquilla.

Saranno ancora prorogate quota 103, opzione donna e ape social 

Altro peggioramento potrebbe interessare le nuove proroghe per tutto il 2025 delle forme di uscita anticipata di quota 103, ape sociale e opzione donna.

Si tratta, però, di sistemi, soprattutto la quota 103, che non hanno riscosso particolare successo negli anni di applicazione, rivelandosi dei flop, e che valgono solo per determinate categorie di persone, quindi una platea ristretta rispetto a chi effettivamente vorrebbe lasciare prima il lavoro.

Queste proroghe si traducono in un investimento di soldi che, però, non frutta tanto quanto dovrebbe e che non valgono per tutti.