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Riforma pensioni, le 3 certezze o quasi in Manovra Finanziaria fra le tante ipotesi trapelate

di Marianna Quatraro pubblicato il
Riforma pensioni certezze

Dall’aumento volontario dell’età pensionabile, alla nuova rivalutazione, alle possibilità di uscite anticipate: quali sono le novità per le pensioni che si prospettano nella prossima Manovra

Quali sono le tre certezze che si prospettano per le pensioni nella prossima Manovra Finanziaria? Tornano centrali le pensioni tra i temi principali da affrontare in vista della definizione della nuova Manovra Finanziaria 2025, il cui documento programmatico deve essere presentato entro il 15 ottobre alla Commissione europea, indicando saldi e misure previste.

L’approdo in Parlamento è previsto per il 20 ottobre, mentre entro il 30 novembre arriverà il parere di Bruxelles ed entro il 31 dicembre 2024 il provvedimento deve essere approvato definitivamente dal Parlamento, per poi essere in vigore a partire dal primo gennaio 2025.

  • Le tre certezze (al momento) sulle pensioni nella nuova Manovra Finanziaria
  • Quali sono le altre ipotesi allo studio di modifiche alle pensioni 

Le tre certezze (al momento) sulle pensioni nella nuova Manovra Finanziaria

Secondo quanto riportano le ultime notizie, sul tema pensioni ci sarebbero già tre certezze (al momento) sulle misure che rientreranno nella nuova Manovra. 

Si tratta, in particolare:

  • della possibilità annunciata dalla stessa premier Meloni per i dipendenti statali di andare in pensione a 70 anni, un’opzione che varrà per tutte le amministrazioni, anche quelle decentrate, sempre e solo su base volontaria;
  • di aumentare le pensioni minime fino a 630 euro nel 2025
  • di rimandare ancora la quota 41, per permettere a tutti di uscire solo con 41 anni di contributi a prescindere dall’età anagrafica, perché il costo sarebbe troppo elevato.

Quali sono le altre ipotesi allo studio di modifiche alle pensioni 

A fronte delle certezze emerse, ci sono comunque tante ipotesi allo studio di interventi sulle pensioni, relativi tanto ai tempi di uscita quanto agli importi da percepire. 

All’orizzonte ci sarebbe l’eventualità di confermare tutti i meccanismi di flessibilità al momento attivi per poi aprire un tavolo nel 2025 per una totale riforma delle pensioni.

Stiamo parlando, cioè, della possibilità di prorogare ancora la quota 103 per andare in pensione a 62 anni di età e con 41 anni di contributi potrebbe essere ancora riconfermata; l’ape sociale per andare in pensione prima a 63 anni di età e con almeno 30 anni di contributi per le categorie di persone cosiddette svantaggiate; e l’opzione donna

Le prossime discussioni dovranno interessare anche la questione della rivalutazione degli assegni, che l'anno prossimo potrebbero salire dell'1,6%. Al contempo, il Governo vorrebbe mantenere il modello degli ultimi due anni, cioè una rivalutazione piena al 100% solo degli assegni entro le 4 volte il trattamento minimo, per poi ridursi progressivamente per le altre fasce superiori. 

Bisogna, però, considerare in merito nuovo ricorso presentato alla Corte Costituzionale che potrebbe imporre all’esecutivo di rivedere questo schema.

E tra le ipotesi di intervento sulle pensioni ci sono anche quelle presentate da diversi Enti e Istituti. Per esempio, il Cnel ha proposto un aumento di 5 anni del requisito contributivo per andare in pensione di vecchiaia, mentre l’Upb, l’Ufficio parlamentare di bilancio, ha proposto una revisione dei requisiti più flessibili per andare in pensione, ma solo a condizione di ricalcoli contributivi dei trattamenti finali.