Da detassazione a meccanismo automatico di adeguando all'inflazione: i possibili interventi del governo per i nuovi rinnovi contrattuali privati
La questione relativa ai rinnovi contrattuali dei dipendenti del settore privato si presenta come uno dei temi centrali del panorama lavorativo italiano per il biennio 2025-2026. Le trattative sindacali e la ridefinizione dei contratti collettivi nazionali di lavoro (CCNL) coinvolgono un numero considerevole di lavoratori e rappresentano uno snodo strategico per la gestione delle risorse umane e per il mantenimento del potere d'acquisto delle famiglie.
Secondo le stime aggiornate a inizio 2025, circa 6 milioni di dipendenti privati attendono il rinnovo contrattuale, coinvolgendo vari comparti strategici. Tra i CCNL ancora da rinnovare si annoverano quelli relativi ai settori industria (ad esempio metalmeccanici, chimici, alimentari, tessili), logistica, settore alimentare, servizi e turismo. Per ciascuna categoria, la mancata definizione contrattuale comporta ritardi negli adeguamenti retributivi e nell'applicazione delle nuove tutele previste dalle più recenti riforme normative.
Settore | Lavoratori coinvolti | CCNL principali in attesa di rinnovo |
Industria | Oltre 2.500.000 | Metalmeccanico, Chimico, Alimentare |
Servizi/Logistica | Circa 900.000 | Trasporti, Logistica, Multiservizi |
Turismo/Alberghiero | Circa 700.000 | Turismo, Pubblici Esercizi |
Il Governo, in risposta alla complessa fase di rinnovo contrattuale per il settore privato, ha predisposto un insieme articolato di strumenti normativi e risorse dedicate. Con la Legge di Bilancio 2025, sono stati resi strutturali interventi fiscali ed economici già introdotti lo scorso anno e ampliati i fondi per il finanziamento dei rinnovi:
Si valutano anche possibili incentivi: alcune ipotesi riguardano lo sconto del 50% per tre anni sulla tassazione applicata ai rincari o, in alternativa, una tassazione Irpef agevolata, magari intorno al 5%, una sorta di tassa piatta che non gravi eccessivamente sul prelievo lasciando i soldi in tasca ai lavoratori.
Altre prevedono un meccanismo automatico di adeguamento all’inflazione: se entro 24 mesi dalla scadenza, i contratti interessati non vengono rinnovati, ogni luglio e per ogni anno fino alla firma definitiva, le retribuzioni saranno adeguate al cosiddetto indice dei prezzi al consumo armonizzati, ossia l’indicatore che confronta l’andamento dell’inflazione tra i Paesi dell’Ue, fissando come tetto massimo il 5%.
La Lega rilancia anche sulla decontribuzione, con contributi zero per tre anni a chi assume giovani e prevedendo per i nuovi assunti con reddito fino a 40mila euro una flat tax al 5%.
Il rinnovato impianto di tassazione irpef agevolata e decontribuzione per rinnovi CCNL privati produrrebbe effetti differenziati sulle aziende e sui lavoratori, con prospettive che si riflettono direttamente sulle dinamiche contrattuali, retributive e di sviluppo occupazionale del 2025. Dal lato dei lavoratori, si osserva: