L'Arbitro Bancario Finanziario, organo della Banca d'Italia, è la principale alternativa al processo ordinario per risolvere controversie con banche.
Se faccio causa a una banca quante possibilità reali ho di vincerla? Negli ultimi anni, in Italia, si è registrato un aumento dei contenziosi tra clienti e istituti di credito, sia in sede giudiziaria sia attraverso canali alternativi come l'Arbitro Bancario Finanziario. E sebbene i dati ufficiali completi e aggiornati non siano sempre facilmente reperibili, ci sono fonti e studi che permettono di tracciare un quadro della situazione:
Nel solo 2023, l'Abf ha ricevuto più di 20.000 ricorsi, confermando l'alta conflittualità nel rapporto tra utenti e sistema bancario. Gli ambiti riguardano mutui, carte di credito, conti correnti e pratiche di recupero crediti ritenute scorrette. In molti di questi casi, le banche vengono condannate a risarcire i danni o a restituire somme indebitamente percepite, e il cliente riesce ad ottenere giustizia in tempi più rapidi rispetto alla magistratura ordinaria, spesso in meno di sei mesi.
Ma non tutte le controversie possono essere gestite dall'Abf: quando si superano determinati importi economici o si tratta di responsabilità più complesse (come frodi su derivati, anatocismo, leasing e finanza strutturata), è inevitabile passare attraverso i tribunali civili.
Quando si arriva in aula, la situazione diventa più articolata. Le probabilità di vincere una causa contro una banca in tribunale dipendono da una serie di variabili, tra cui la solidità delle prove, la strategia legale, il comportamento processuale dell'istituto di credito e la giurisprudenza del momento.
Secondo quanto riportato da diverse fonti specialistiche, le cause bancarie sono tutt'altro che perse in partenza: in media, il 40-45% delle sentenze civili si conclude in favore del cliente, in misura totale o parziale. Questo dato varia in funzione del tribunale, del tipo di controversia e della presenza o meno di irregolarità documentabili.
Un elemento che incide sull'esito è la scelta dell'avvocato. Non tutti i legali hanno competenze nel diritto bancario e finanziario, che è una materia tecnica, in costante evoluzione normativa e giurisprudenziale. Affidarsi a un professionista generico riduce le possibilità di successo, mentre un avvocato specializzato, capace di identificare clausole nulle o abusi contrattuali, può cambiare radicalmente l'orientamento della causa.
In molte sentenze, i giudici hanno accolto ricorsi per la mancata trasparenza nei prospetti informativi, per la violazione delle norme MIFID nella vendita di prodotti finanziari e per la presenza di clausole vessatorie nei mutui.
Un altro aspetto da considerare riguarda i tempi del processo. Una causa civile contro una banca può durare dai 3 ai 6 anni, con costi che variano in base alla complessità del caso, alla durata e alle parcelle del legale incaricato. In alcuni casi, anche quando si vince, i risarcimenti ottenuti possono essere inferiori al tempo, al denaro e allo stress investiti.
Nonostante questo, in molti casi, il cliente non è costretto ad anticipare tutto il costo della causa: alcuni avvocati offrono forme di tutela legale con parcelle a risultato oppure si avvalgono di fondi di finanziamento del contenzioso, che coprono le spese in cambio di una percentuale sulla vittoria.
Va poi considerata l'esistenza della prescrizione: per molte tipologie di controversie bancarie il termine è di 10 anni, ma per altri tipi di responsabilità può essere di 5.