Quali sono i sistemi che permettono di andare in pensione prima tra i 58 e i 60 anni, cosa prevedono e per chi: i chiarimenti
Chi e come può andare in pensione nel 2025 se ha tra i 58 e i 60 anni? Quest’anno i requisiti per andare in pensione secondo la normativa vigente restano ancora confermati come già previsti.
Ciò significa che si va in pensione di vecchiaia a 67 anni di età e con 20 anni di contributi e con 42 anni e 10 mesi di contributi per gli uomini e un anno in meno per le donne, senza alcun obbligo di raggiungere una determinata età, per la pensione anticipata ordinaria.
Nulla, infatti, è stato ancora modificato per le pensioni con la Manovra Finanziaria 2025, eppure vi sono delle soluzioni che permettono di anticipare il momento dell’uscita, e anche di un bel po', fino a 58 anni. Vediamo quali sono nel dettaglio, cosa prevedono e per chi.
Opzione donna 2025 permette di lasciare normalmente il lavoro a 61 anni di età, ma è previsto un anticipo di un anno per ogni figlio, entro un massimo di due anni, per cui si può andare in pensione a 60 anni se si ha un figlio e a 59 anni se si hanno due o più figli.
Non cambia il requisito contributivo, che resta fermo a 35 anni di contributi da maturare entro il 31 dicembre 2024.
Un’altra soluzione per lasciare il lavoro prima tra 58 e 60 anni è la pensione per i precoci, che si può raggiungere con soli 41 anni di contributi, di cui almeno un anno deve essere stato maturato entro il 19esimo anno di età, e a prescindere dal requisito anagrafico.
Per la pensione anticipata dei precoci, i requisiti specifici da soddisfare sono i seguenti:
Si tratta di una opzione valida, però, solo per chi ha iniziato a lavorare giovanissimo, a 15 anni.
Anche le cosiddette pensioni di anzianità e di vecchiaia speciali permettono di andare in pensione a 60 anni.
Si tratta di tipologie di uscita valide per coloro che lavorano nel comparto difesa, soccorso e sicurezza e per i lavoratori del settore trasporto, sportivo e dello spettacolo.
E’ possibile andare in pensione nel 2025 a 60 anni anche con l’isopensione, ancora prorogato fino al 2027.
Si tratta delloo scivolo di accompagnamento all’uscita dal lavoro che serve alle imprese per gestire l’esubero di personale e per evitare licenziamenti.
L’isopensione permette di lasciare prima il lavoro fino a 7 anni rispetto ai normali requisiti per la pensione di vecchiaia, cioè a 60 anni, ma possono usufruirne solo i lavoratori in esubero di aziende con più di 15 dipendenti e solo tramite la stipula di accordi con le organizzazioni sindacali più rappresentative.
Per l'isopensione è richiesta anche una fidejussione per garantire la solvibilità dell'impegno finanziario verso il lavoratore.
Inoltre, per chi esce con l'isopensione non è prevista la rivalutazione annua, né il diritto ai trattamenti di famiglia (ANF) e nè la possibilità di effettuate trattenute, ad esempio per riscatti e ricongiunzioni o per cessione del quinto.
C’è, infine, l’opzione della pensione anticipata per i portatori di handicap con percentuale di invalidità almeno l'80%, prevista dal cosiddetto decreto Amato (Dlgs 503/1992), che permette agli invalidi di andare in pensione con almeno 20 anni di contributi, e a 56 anni per le donne, che salgono a 61 anni per gli uomini.
Il riconoscimento della condizione di invalidità e della relativa percentuale di handicap, che non può essere inferiore all’80%, deve essere effettuato dall’Inps.