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Tasse più basse su conti deposito, fondi di investimento, azioni, obbligazioni, Etf con il nuovo piano UE

di Chiara Compagnucci pubblicato il
Tasse più basse su conti deposito

Il cuore della proposta europea si ispira a un esempio concreto e già funzionante: l'ISK, l'Investment Savings Account adottato in Svezia.

In un'Europa in cui il risparmio è abbondante ma poco produttivo, nasce la proposta della Savings and Investments Union, una nuova alleanza tra cittadini, mercati e imprese, che mira a snellire la burocrazia fiscale, uniformare la tassazione tra i Paesi membri e tagliare le imposte sugli investimenti per i piccoli risparmiatori.

L'obiettivo è mobilitare i risparmi dei cittadini verso investimenti produttivi e spostare il denaro da conti correnti e depositi verso strumenti come fondi comuni, azioni, obbligazioni ed Etf. C'è da sottolineare che il rendimento previsto non sarà alto come ci si aspettava, ma i benefici arriveranno soprattutto da agevolazioni finanziarie

Secondo la Banca centrale europea, nei conti bancari dell'Unione giacciono oltre 10.000 miliardi di euro in forma liquida. Un capitale che potrebbe generare fino a 350 miliardi di euro all'anno se investito in modo efficiente, con ricadute positive sulla crescita economica, la transizione ecologica e l'innovazione tecnologica. Approfondiamo in questo articolo:

  • Il caso svedese che ispira Bruxelles sulle tasse più basse
  • Meno tasse su Etf, azioni e fondi per gli italiani

Il caso svedese che ispira Bruxelles sulle tasse più basse

Il cuore della proposta europea si ispira a un esempio concreto e già funzionante: l'ISK, l'Investment Savings Account adottato in Svezia nel 2012. Si tratta di un conto di investimento flessibile, semplice e fiscalmente vantaggioso, ideato per incentivare l'accesso ai mercati finanziari da parte dei cittadini comuni. Il suo successo è evidente: oltre 4 milioni di svedesi hanno oggi un ISK, con asset complessivi che superano i 150 miliardi di euro.

A differenza dei tradizionali regimi fiscali basati sulla tassazione di ogni plusvalenza realizzata, l'ISK prevede una tassa forfettaria annua, calcolata sul valore medio del portafoglio. L'imposta si applica indipendentemente dal rendimento, e offre un vantaggio: nessuna tassa sulle singole transazioni, sui dividendi, o sulle vendite con guadagno.

Questo meccanismo incentiva l'investitore a muoversi con maggiore libertà, senza paura di bloccare il proprio capitale per evitare di pagare tasse sulle plusvalenze. A partire dal 2025, gli investimenti ISK saranno esenti da imposte fino a 13.000 euro, soglia destinata a raddoppiare nel 2026.

Meno tasse su Etf, azioni e fondi per gli italiani

Al momento, il sistema fiscale italiano è piuttosto disomogeneo e sfavorevole ai piccoli investitori: le rendite finanziarie sono tassate al 26% per fondi, azioni, obbligazioni societarie ed Etf mentre i titoli di Stato godono di un'aliquota ridotta al 12,5%. Non solo: la complessità delle dichiarazioni fiscali, la necessità di calcolare minusvalenze e plusvalenze per ogni singola operazione, e la mancanza di una deducibilità lineare delle perdite rende difficile investire con continuità, soprattutto per chi non ha competenze tecniche.

Con un sistema fiscale simile a quello svedese, il cittadino italiano può investire con maggiore serenità, sapendo di non dover pagare imposte su ogni transazione e potendo contare su un'imposta predefinita e facilmente calcolabile. Questo non solo semplificherebbe la burocrazia, ma potrebbe portare a un aumento degli investimenti retail.

Secondo McKinsey, in Italia quasi 1.900 miliardi di euro di risparmi delle famiglie giacciono in strumenti a bassa remunerazione, come conti correnti e depositi. Si tratta di quasi il 48% delle attività finanziarie complessive, una quota molto più alta rispetto a Paesi come Svezia (18%), Regno Unito (26%) o Francia (38%).

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