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Tfr-Tfs statali, peggiora la situazione invece di migliorare come era stato annunciato

di Marianna Quatraro pubblicato il
Tfr Tfs peggioramenti

Quali sono i motivi per cui la questione dei tempi di pagamento del Tfr-Tfs agli statali invece di migliorare continua a peggiorare: i chiarimenti

Perché peggiora la situazione del Tfr-Tfs invece di migliorare? Resta ancora in alto mare la questione della revisione dei tempi di liquidazione di Tfr-Tfs agli statali. Si è discusso per mesi della situazione, cercando di definire delle soluzioni per rendere più rapidi e agevoli i pagamenti in maniera strutturale, non con prestiti dalle banche, non con anticipi agevolati dall’Inps. 

Ma le cose invece di migliorare, continuano a peggiorare, gettando sempre più nello sconforto i lavoratori.  

  • L’Inps blocca definitivamente il pagamento degli anticipi a tasso agevolato
  • Nulla è stato fatto neppure per rendere legge la sentenza della Corte Costituzionale

L’Inps blocca definitivamente il pagamento degli anticipi a tasso agevolato

L'anticipo dall'Inps del Tfr-Tfs agli statali con tasso agevolato, che era stato sospeso, e per cui si sono susseguiti annunci di ripresa, è stato, in realtà, del tutto bloccato, deludendo tanti.

Quest’anno, è stato spiegato, non sono stati decisi gli stanziamenti per riprendere il pagamento degli anticipi. 

Secondo il segretario confederale della Uil, Santo Biondo, si tratta dell'ennesima ingiustizia nei confronti di chi lavora quotidianamente per lo Stato che, con impegno e dedizione.

E si tratta, infatti, certamente di una penalizzazione, considerando che quanti avevano necessità di far fronte a spese o necessità economiche urgenti avevano la possibilità di ottenere prima i soldi, tra l’altro, spettanti di diritto.

L’unica strada oggi ancora possibile per ricevere prima il proprio Tfr-Tfs è quello di rivolgersi alle banche aderenti all’accordo per ricevere gli anticipi tramite prestiti, ma a tassi più alti rispetto a quello garantito dall’Inps

Nulla è stato fatto neppure per rendere legge la sentenza della Corte Costituzionale

Nulla è stato fatto, al contrario invece di quanto annunciato, neppure per la conversione in legge della sentenza della Corte Costituzionale per ridurre i tempi di liquidazione dei trattamenti.

Con la sentenza 130/2023, la Corte aveva dichiarato decisamente incostituzionale il pagamento differito della Tfr-Tfs ai dipendenti pubblici, che è in contrasto con il principio di giusta retribuzione, che si sostanzia non solo nella congruità dell’ammontare corrisposto, ma anche nella tempestività dell’erogazione.

Si è discusso della possibilità di ridurre i tempi della liquidazione (che oggi possono arrivare fino a ben sette anni dopo la cessazione del rapporto di lavoro) ma poi la Ragioneria di Stato ha boccia la proposta di velocizzare i pagamenti perché avrebbero potuto mettere a rischio la tenuta dei conti dello Stato. 

Precisiamo che i tempi di pagamento del Tfr-Tfs agli statali e cambiano in base al motivo di cessazione del rapporto di lavoro e sono di 12 mesi per la cessazione del rapporto di lavoro per raggiungimento dei requisiti, limiti di età o di servizio per andare in pensione, e di 24 mesi per la cessazione del rapporto di lavoro per dimissioni volontarie.

Cambiano ancora i tempi per avere tutto il proprio Tfr-Tfs anche in base all’importo maturato. Si riceve, infatti, la somma accumulata in un’unica soluzione se l’importo è pari o inferiore a 50mila euro; in due rate annuali se è compreso tra 50mila euro e inferiore 100mila euro, con la prima pari a 50.000 euro e la seconda pari all’importo residuo; e addirittura in tre rate annuali, se l’importo da liquidare è pari o superiore a 100mila euro. 

Il quadro dipinto dalla Ragioneria ha reso impossibile nei mesi scorsi modificare la situazione penalizzante per gli statali. E, nonostante i diversi annunci sul rimettersi a lavoro sulla questione e le diverse proposte avanzate, nessuna novità è arrivata nè in Manovra Finanziaria 2025, nè nel decreto Milleproroghe, nè in alcuni contratti già rinnovati e si resta così ancora in attesa di riconoscere ai dipendenti pubblici, in realtà, un vero diritto loro spettante.

  

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