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Transizione 5.0: nuovi beni agevolabili ma meno bonus nel 2026

di Marianna Quatraro pubblicato il
Transizione 5 0 nuovi beni agevolabili

Prorogato fino al 2028 il piano Transizione 5.0 ma con bonus minori e beni agevolabili limitati

La disciplina degli incentivi agli investimenti produttivi ha aggiunto un nuovo capitolo con la rimodulazione della Transizione 5.0, a seguito delle più recenti disposizioni normative. Le imprese sono oggi chiamate a orientarsi in un contesto normativo rinnovato, dove la proroga delle agevolazioni fino al 2028 viene accompagnata dal ridimensionamento dei bonus e dalla ridefinizione dei beni ammissibili. 

Transizione 5.0: bilancio del biennio 2024-2025 e motivi dell’esaurimento fondi

Nel biennio 2024-2025, la Transizione 5.0 è stata al centro delle strategie di innovazione e digitalizzazione delle imprese italiane, ponendosi come naturale evoluzione del precedente assetto della Transizione 4.0. Tuttavia, la misura, originariamente sostenuta da uno stanziamento di 6,3 miliardi di euro, ha subito un ridimensionamento a 2,5 miliardi. Tale taglio, determinato dalla revisione del PNRR, ha ridotto sia la platea dei beneficiari sia l’entità degli investimenti incentivati.

L’avvio effettivo del piano è stato frenato dalla complessità normativa e da un ritardo nella pubblicazione dei decreti attuativi (emanati solo nell’agosto 2024). Questi elementi hanno condizionato in particolare la rapidità nell’invio delle domande, generando una corsa finale nell’ultimo semestre del 2025.

Le richieste hanno rapidamente oltrepassato la soglia dei fondi disponibili, portando alla chiusura anticipata della piattaforma Mimit e limitando di fatto il numero di imprese che sono riuscite a beneficiare del supporto statale.

I chiarimenti forniti da Mimit e GSE nell’ultima parte del biennio hanno migliorato la comprensione delle modalità di accesso, ma l’avvenuto esaurimento delle risorse ha posto in evidenza una criticità strutturale: l’assenza di regole snelle e tempi certi per le imprese. Questa carenza ha generato incertezza, spingendo molti soggetti a riorientare i propri progetti su strumenti più collaudati, come gli incentivi 4.0, determinando a cascata l’azzeramento anche di quei fondi.

Le aziende che avevano già avviato investimenti, con ordini effettuati e acconti versati, sono rimaste in attesa di una posizione chiara rispetto alla possibilità di mantenere il diritto al bonus. Il versamento di almeno il 20% sulla singola commessa è stato confermato quale requisito necessario. Per chi non ha tempestivamente completato la procedura, resta la raccomandazione a monitorare costantemente il portale GSE per eventuali aggiornamenti e possibili scorrimenti della graduatoria.

Le novità della Manovra 2026 e il prolungamento fino al 2028: minori bonus, stop alla supermaggiorazione e limiti ai beni agevolati

La Manovra finanziaria 2026 ha  prorogato la possibilità di usufruire degli incentivi prrevisti fino al 30 settembre 2028, ma con una decisa riduzione delle aliquote agevolative e la cancellazione della supermaggiorazione (precedentemente riservata agli investimenti con alto valore ambientale e green). Si tratta di una virata rispetto al recente passato, dove le maggiorazioni potevano arrivare al 220% su investimenti con impatto ecologico; ora il bonus, per tutti, non può superare il 180%.

I benefici riguardano esclusivamente beni strumentali materiali e immateriali legati alla trasformazione 4.0 e 5.0, e devono essere destinati a strutture produttive localizzate in Italia. I beni agevolabili sono limitati rispetto agli anni precedenti, con un criterio più selettivo ispirato alla normativa europea e al principio del "Made in EU". Restano esclusi gli investimenti in formazione e sviluppo immateriale non direttamente connessi alla trasformazione digitale, mentre si aprono limitati spazi per l’agevolazione di investimenti nell’ideazione estetica (credito 10%).

Il nuovo assetto normativo impone inoltre precise condizioni temporali e documentali, in particolare:

  • La necessità di presentare prenotazioni e richieste in maniera tempestiva tramite il portale GSE
  • L’importanza di documentare ordini, acconti (almeno il 20%) e collaudi
  • Il rispetto delle modalità stabilite per la trasmissione digitale delle pratiche.

Cosa cambia per le imprese: requisiti, scadenze e procedure dal 2026

Dal 2026, l'agevolazione principale diventa il maxi-ammortamento, in sostituzione dei crediti d’imposta tradizionali. Le aziende sono chiamate ad adeguare tempestivamente la propria pianificazione per rispettare le nuove tempistiche e i maggiori vincoli sui beni finanziabili.

I principali cambiamenti operativi riguardano:

  • Tempistiche: gli investimenti devono essere avviati dal 1° gennaio 2026 e completati, salvo code, entro il 30 settembre 2028. Vengono poste finestre temporali precise anche per la presentazione delle domande e delle comunicazioni di completamento investimento.
  • Requisiti dei beni: è essenziale la conformità ai parametri Industria 4.0/5.0 e l’origine europea (Made in EU). Sono esclusi dalla misura i beni utilizzati fuori dal perimetro UE e alcune categorie immateriali.
  • Documentazione: diventa obbligatorio conservare ordini, fatture, prove di pagamento e collaudi, oltre a comunicare preventivamente e a consuntivo tutte le fasi dell’investimento tramite le piattaforme digitali indicate.
  • Condizioni fiscali: il beneficio fiscale potrà essere fruito solo da imprese con capienza reddituale sufficiente negli esercizi successivi. Per i soggetti in perdita, il vantaggio potrebbe essere meno tangibile.
Il nuovo scenario impone inoltre grande attenzione alle procedure di prenotazione e di caricamento dei documenti sul portale GSE, che saranno determinanti per stabilire la priorità di accesso agli incentivi, data la limitazione dei fondi disponibili su base annuale.

Il nuovo iperammortamento 2026: caratteristiche, modalità e vantaggi rispetto ai vecchi crediti d’imposta

La Manovra ha istituito dal 2026 una nuova forma di iperammortamento, con l’intento di semplificare la fruizione degli incentivi e offrire maggiore stabilità nel tempo. Le imprese potranno maggiorare fiscalmente il costo dei beni strumentali materiali e immateriali fino al 180%, sostituendo così l’attuale regime dei crediti d’imposta applicato dal 2020.

L’intervento risponde all’esigenza di ridurre l’incertezza sulle risorse e sulle procedure di accesso, centralizzando tutto nel trattamento contabile e fiscale dell’investimento:

  • La maggiorazione potrà essere dedotta in misura superiore rispetto all’ammortamento ordinario
  • La misura premia le aziende con utili, consentendo di compensare costi e redditi su più esercizi
  • Si eliminano i limiti legati alla comunicazione preventiva/consuntiva dei crediti d’imposta
Rispetto al passato, dove la fruizione del beneficio era vincolata a rigide procedure di domanda, la nuova impostazione permette un uso più diretto e coerente con la capienza fiscale dell’impresa. Permangono, tuttavia, limiti sui beni (vietata l’applicazione sull’immateriale non innovativo e sui beni non Made in EU) e resta preclusa l’applicazione per imprese con bassi utili o incapienti.

 

 



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