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Uscite volontarie, cosa viene proposto di solito ai dipendenti dalle aziende come benefici economici e sociali

di Marianna Quatraro pubblicato il
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Quali sono i piani di uscita anticipata con i relativi benefici che le aziende propongono ai dipendenti per lasciare prima volontariamente il lavoro

Quali benefici economici e per il welfare vengono proposti ai dipendenti di aziende per incentivare le uscite volontarie? Stando a quanto emerge dalle ultime statistiche, si ricorre sempre più alle uscite volontarie dal lavoro per i dipendenti non solo prossimi alla pensione per evitare i licenziamenti. E spesso ci si chiede quali sono le proposte che vengono fatte ai lavoratori. Vediamole nel dettaglio. 

  • Accordi interni alle aziende
  • E c’è anche l’Isopensione

Accordi interni alle aziende

Esistono diverse forme di accordo che un lavoratore può raggiungere con il proprio datore di lavoro o azienda per andare in pensione prima del raggiungimento dei requisiti richiesti dalla legge. 

Sono accordi possibili solo in presenza di specifiche situazioni, per esempio in casi di esubero, per evitare casse integrazioni, per agevolare il dipendente che non si sente più in grado di continuare a lavorare ma solo se mancano pochi anni al pensionamento.

Ogni azienda può raggiungere con i propri dipendenti, a seconda delle singole condizioni sia aziendali che lavorative, specifici accordi, che possono essere anche molto differenti, garantendo benefici sia economici che sociali e di welfare.

Ci sono aziende che raggiungono intese su prepensionamenti garantendo, a chi si prepara ad andare in pensione, l’integrazione della Naspi al 100% della retribuzione netta per i primi 12 mesi e al 90% per i restanti mesi, fino al raggiungimento del diritto alla pensione, con il riconoscimento della copertura sanitaria per tutta la durata della Naspi.

Altre aziende, per incentivare le uscite volontarie, riconoscono un’indennità economica di uscita calcolata in base all’anzianità di servizio (fino a cinque anni: sei mensilità nette; da cinque a dieci anni: otto mensilità̀ nette; da dieci a 20 anni: dieci mensilità nette; oltre 20 anni: 15 mensilità̀ nette), un trattamento welfare, sempre calcolato in base all’anzianità (fino a cinque anni: 500 euro; da cinque a dieci: 1.000; da 10 a 20: 2 mila; oltre 20 anni: 3 mila) e una copertura sanitaria.

Ci sono anche altre realtà, come Stellantis, che basano i propri piani di uscita anticipata sul criterio della volontarietà e della non opposizione, garantendo incentivi differenti a seconda che si tratti di lavoratori in esubero prossimi alla pensione o a cui manca ancora qualche anno.

Per esempio, proprio in Stellantis hanno definito incentivi pari a 6 mensilità a chi è già in possesso dei requisiti per la pensione, mentre chi li matura entro quattro anni, riceve per i primi 24 mesi un importo tale da raggiungere insieme al trattamento di Naspi il 90% della retribuzione lorda e per i successivi 24 mesi un importo lordo pari al 70% della retribuzione lorda più un’ulteriore somma equivalente ai contributi previdenziali da versare. 

E c’è anche l’Isopensione

Per sostenere le uscite volontarie alcune aziende ricorrono anche a scivoli di accompagnamento alla pensione per evitare i licenziamenti, come l’isopensione. 

Questo sistema permette a determinati lavoratori in esubero di aziende con più di 15 dipendenti di lasciare prima il lavoro fino a 7 anni rispetto ai normali requisiti pensionistici richiesti, cioè a 60 anni rispetto ai 67 anni di età per la pensione di vecchiaia, e solo tramite stipula di accordi con le organizzazioni sindacali più rappresentative.

L’accordo deve essere poi trasmesso poi all’Inps in via telematica, inserendo la lista dei lavoratori interessati all’esodo, almeno 90 giorni prima della data di accesso alla prestazione da parte del primo lavoratore interessato al piano di uscita anticipata.

In questo caso l’azienda che si impegna a pagare l'assegno di accompagnamento alla pensione e i contributi all’Inps per garantire al lavoratore una regolare posizione contributiva ai fini pensionistici.

Non possono andare in pensione prima con l’isopensione apprendisti e lavoratori con contratto di reinserimento e non può essere riconosciuta neppure ai titolari di pensione o di assegno ordinario di invalidità.


 

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