Chi è in pensione e torna a lavorare ha l’obbligo, per legge, di inviare la dichiarazione reddituale relativa ai nuovi redditi da lavoro percepiti, ma non deve presentare all’Istituto alcuna comunicazione preventiva di inizio della nuova attività.
 
Cosa fare quando si va in pensione e dopo un pò di tempo si ritorna a lavorare? Quando un lavoratore raggiunge i requisiti pensionistici richiesti, sia per la pensione di vecchiaia (a 67 anni di età e con almeno 20 anni di contributi) e sia per la pensione anticipata (con 42 anni e 10 mesi di contributi per gli uomini e un anno in meno per le donne e a prescindere dal requisito anagrafico), può tornare a lavorare, pur se è andato effettivamente in pensione.
Si tratta, però, di una possibilità che non vale, però, per tutti e che prevede comunque regole da rispettare. Vediamo nel dettaglio cosa bisogna fare quando si va in pensione e si torna a lavorare.
Le norme in vigore non prevedono più alcun limite al cumulo tra il reddito da pensione e il reddito da lavoro.
Tuttavia, ci sono dei limiti previsti dalla legge: per la quota 100, 102 e 103 non si possono ottenere guadagni superiori ad un determinato importo se si torna a lavoro dopo la pensione (entro la soglia dei 5mila euro lordi annui).
Si può, invece, continuare a lavorare senza alcun limite di cumulo anche se si è andati in pensione anticipata con l’opzione donna.
Sono esclusi dalla possibilità, invece, di lavorare dopo la pensione coloro che sono usciti o escono con l’ape sociale prima a 63 anni e 5 mesi di età.
Tale divieto, però, così come per chi va in pensione con la quota 103, non vale per sempre ma solo per il periodo compreso tra la data di decorrenza della pensione e la data di maturazione del requisito anagrafico richiesto per legge per la pensione di vecchiaia.
Una volta raggiunti i 67 anni di età (come attualmente previsti) anche chi è uscito prima con la quota 103 o l’ape sociale può ritornare ad avere una occupazione.
Per quanto riguarda la tassazione che si applica a chi lavora mentre è in pensione e torna a lavoro dopo un pò di tempo è quella dell’Irpef ordinaria, in base alle tre aliquote vigenti attualmente, perché il reddito di pensione, come il reddito di lavoro, è soggetto all’imposta sul reddito delle persone fisiche.
Il reddito da lavoro, dipendente o autonomo, si somma a quello della pensione di vecchiaia e può implicare uno scatto tra gli scaglioni Irpef, comportando un conguaglio fiscale in sede di dichiarazione dei redditi.
Chi è in pensione e torna a lavorare ha l’obbligo, per legge, di inviare all’Inps la dichiarazione dei nuovi redditi percepiti e direttamente sul sito Istituto, accedendo con le proprie credenziali Spid, Cie e Cns e tramite la propria Area personale.
Dunque, i pensionati che decidono di tornare a lavorare devono comunicare all'Inps solo gli eventuali redditi da lavoro nuovi percepiti ma non devono presentare all’Istituto alcuna comunicazione preventiva di inizio della nuova attività.
Inoltre, chi torna a lavoro, pur percependo già un trattamento pensionistico, deve versare nuovamente all’Inps ulteriori contributi che, però, non vengono considerati automaticamente nella pensione di vecchiaia che si sta percependo.
Bisognerà poi ricordarsi di chiederli presentando una domanda di supplemento della pensione.
Il supplemento di pensione è una prestazione che si ottiene a domanda e può essere erogato solo a condizione che siano trascorsi almeno 5 anni dalla data di decorrenza della pensione di cui si è titolari o dal precedente supplemento di pensione.
I pensionati che omettano di dichiarare i redditi da lavoro autonomo possono incorrere in sanzioni che prevedono il pagamento di una somma pari all'importo annuo della pensione percepita.