Permessi legge 104 per motivi non di cura possono essere presi dal disabile stesso e non da chi lo cura

Una recente ordinanza della Corte di Cassazione 2020 apre all'uso più largo dei permessi legge 104. Ma solo a determinate condizioni e per destinatari specifici.

Autore: Chiara Compagnucci
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Permessi legge 104 per motivi non di cur

Possibile utilizzare permessi legge 104 per motivi non di cura secondo la Cassazione 2020?

Sì, in base a quanto si legge in una ordinanza della Cassazione 2020, lo scopo dei permessi è consentire al disabili di essere assistito, ma anche di integrarlo socialmente e favorire l'equilibrio mentale e fisico. Di conseguenza i giudici ammettono l'utilizzo di parte del tempo per motivi non di cura e lo considera compatibile con le finalità del legislatore.

Le disposizioni in materia di permessi legge 104 sono molto dettagliate. Ma come vedremo in questo articolo una nuova sentenza della Cassazione 2020 ha arricchito la materia. Non si tratta della prima volta perché già in passato i giudici del tribunale hanno modificato o chiarito la normativa di base.

Succede anche questa volta in riferimento ai motivi non strettamente legati alla cura per cui i permessi possono essere presi dal disabile stesso e non da chi lo assiste. Si tratta di una sentenza che presenta dei tratti rivoluzionari proprio perché fa una esplicita differenza tra i permessi per il disabile e quelli per i lavoratori che si prendono cura dei parenti disabili.

In entrambe le circostanze non mutano le condizioni di base secondo cui i permessi restano una prerogativa dei dipendenti a tempo determinato o indeterminato, a tempo pieno o parziale, in riferimento a una condizione di disabilità certificata come grave.

La persona da assistere e dunque il disabile stesso non deve essere ricoverato a tempo pieno e a spese dello Stato in una struttura pubblica. In caso di ricovero ospedaliero, si possono fruire i permessi se è richiesta l'assistenza da parte di un familiare, il disabile è in stato vegetativo persistente, il disabile ha una prognosi infausta a breve termine, il disabile deve uscire dalla struttura per visite specialistiche e terapie.

Ecco quindi che rispetto a questo impianto normativo di base, il lavoratore disabile ha diritto per ogni mese a 3 giorni, continuativi o frazionati, o 2 ore giornaliere di permessi retribuiti al mese. Che non si possono cumulare ovvero quelli non utilizzati non possono essere sommati con quelli spettanti nel mese successivo. Approfondiamo quindi

  • Possibile utilizzare permessi legge 104 per motivi non di cura secondo la Cassazione 2020
  • Interpretazione uso permessi legge 104 sempre più largo

Possibile utilizzare permessi legge 104 per motivi non di cura secondo la Cassazione 2020

La legge 104 parla chiaro: i permessi devono essere utilizzati per prestare assistenza al familiare con handicap grave.

Tutte le volte che un dipendente pubblico o privato ha sfruttato questo periodo di allontanamento dal posto di lavoro per ragioni che si allontanavano dallo scopo principale (il caso più emblematico è quello della settimana bianca) ed è stato scoperto, ha subito durissime sanzioni.

Fino al licenziamento per giusta causa e dunque senza preavviso. Si tratta di sanzioni severe che trovano la propria giustificazione nel tipo di azione. Il lavoratore che utilizza i permessi legge 104 per andare in vacanza o per motivi personali compie infatti una truffa ai danni dello Stato (i permessi sono retribuiti) oltre che un'azione moralmente discutibile.

Più volte la Cassazione è intervenuta sul tema ammettendo lievi scostamenti, come la concessione di riposo nel corso dell'assistenza che, per forza di cose, non può essere continuativa per tutte le 24 ore della giornata. Ma di certo non ha mai aperto all'opzione di un viaggio o di una giornata al museo.

La nuovissima ordinanza fa invece registrare un differente punto di vista, seppur limitata al solo disabile in situazione di gravità che fruisce dei permessi legge 104.

In buona sostanza, argomentano gli Ermellini, lo scopo dei permessi è consentire al disabili di essere assistito, ma anche di integrarlo socialmente e favorire l'equilibrio mentale e fisico. Di conseguenza la Cassazione ammette l'utilizzo di parte del tempo per motivi non di cura e lo considera compatibile con le finalità del legislatore.

Interpretazione uso permessi legge 104 sempre più largo

La Corte di Cassazione allenta ancora una volta le maglie dell'utilizzo della legge 104 e va al di là della stretta assistenza. Come accennato, aveva prima aperto alla possibilità per il lavoratore che presta assistenza di ricavare brevi spazi per le proprie necessità.

Adesso concedere al disabile stesso di andare al di là della fruizione dei permessi retribuiti per le sole finalità di cura. Almeno per chi assiste resta sempre vietato l'utilizzo di tutta la giornata per scopi esclusivamente personali.