nuove leggi pensioni reversibilita invalidita vecchiaia 2023
Quali sono le novità al via dal prossimo anno per pensioni di reversibilità, invalidità vecchiaia per importi e uscite anticipate
Quali sono tutte le nuove leggi e regole per pensioni reversibilità, invalidità, vecchiaia al via nel 2023? Al via dal prossimo anno diverse novità sia per pensioni reversibilità che per pensioni di invalidità e di vecchiaia e si tratta di nuove regole relative sia ad aumenti degli importi per tutte le tipologie di pensioni e sia a possibilità di uscite anticipate dal lavoro.
Partendo dalle pensioni di reversibilità, innanzitutto anche queste tipologie di pensioni nel 2023 saranno soggette alla rivalutazione automatica al 7,3% con aumenti per tutti, dunque, ma differenti in base ai diversi redditi percepiti.
La rivalutazione delle pensioni avviene infatti in percentuali differenti rispetto ai redditi percepiti e al momento le percentuali di rivalutazione pensionistica sono tre:
Il governo Meloni vorrebbe, però, modificare tali percentuali di rivalutazione, aumentandole per le pensioni più basse e con le seguenti:
Dunque, anche la rivalutazione delle pensioni di reversibilità nel 2023 privilegerà le pensioni più basse.
Nel 2023, per le pensioni di reversibilità si attendono anche nuove leggi ad hoc per far diventare legge le nuove sentenze della Corte di Cassazione sul riconoscimento della pensione di reversibilità a separati.
Una nuova sentenza della Corte di Cassazione sul diritto a percepire la pensione di reversibilità ha stabilito che la prestazione spetti al coniuge separato, anche con addebito, e non solo se il coniuge è titolare di assegno alimentare a carico del coniuge deceduto. Dunque, la novità approvata riguarda il diritto ad avere la pensione di reversibilità dell’ex coniuge che deceduto anche se non percepisce alcun assegno.
Sempre la Corte Costituzionale, con un’altra recente sentenza, ha chiarito che è giusto ridurre gli importi delle pensioni di reversibilità se il superstite che ha diritto a percepire la prestazione percepisce altri redditi ma le riduzioni non possono e non devono mai superare le stesse entrate del beneficiario.
Secondo la Corte, infatti, nel caso di cumulo di pensione di reversibilità con redditi aggiuntivi non si può calcolare una decurtazione superiore all’importo di tali redditi, stabilendo nuovi limiti per le riduzioni.
Passando alle pensioni di invalidità, si attendono nuovi aumenti nel 2023 per effetto della nuova rivalutazione automatica al 7,3%. Non ci sarà, infatti, alcun aumento specifico pensato solo ed esclusivamente per le pensioni di invalidità, come si auspicava e come del resto era stato annunciato in campagna elettorale.
Per le pensioni di invalidità ci saranno aumento degli importi aggiornati in base all’inflazione e si passerà dagli attuali 292,55 euro al mese a 313,91 euro. Si attendono, però, ulteriori aumenti per le altre indennità riconosciute per invalidità.
Ampio, invece, il capitolo novità 2023 per le pensioni di vecchiaia tra nuove regole di rivalutazione degli importi e nuove leggi per l’uscita anticipata. Anche nel caso della pensione di vecchiaia, come di tutte le altre tipologie di pensioni, quando si parla di rivalutazione, si parla di aumento delle pensioni ma in realtà ciò che arriva nel cedolino delle pensioni è differente, perché l’importo delle pensioni di vecchiaia da rivalutare viene rivalutato innanzitutto secondo percentuali differenti in base ai redditi e poi perché bisogna applicare agli importi rivalutati le tasse da pagare sulle pensioni stesse.
Dal primo gennaio 2023 scatta la rivalutazione delle pensioni al 7,3% ufficialmente stabilito in via provvisoria ma le leggi in vigore non prevedono una piena rivalutazione per tutti, considerando le percentuali di rivalutazione differenti in base ai redditi, come sopra riportato, e che sarà maggiore per le pensioni più basse, prevedendo aumenti più alti, penalizzando le pensioni più basse.
Non solo nuove leggi per rivalutazione 2023 ma anche uscite anticipate: come, infatti, deciso dal governo con la presentazione della nuova Manovra Finanziaria, il prossimo anno 2023 non ci sarà una revisione strutturale dell’attuale riforma delle pensioni ma ci saranno ancora misure tampone per andare in pensione prima nell’attesa di una totale modifica della Legge Fornero sulle pensioni.
E’ così nel 2023, invece di aspettare di raggiungere i requisiti necessari per andare in pensione di vecchiaia, cioè 67 anni di età e almeno 20 anni di contributi, si potrà andare ufficialmente in pensione prima con nuova quota 103, con 41 anni di contributi e a 62 anni di età anagrafica. La misura varrà per tutti i lavoratori dipendenti, pubblici e provati, e lavoratori autonomi, sena alcuna penalizzazione sul calcolo dell’assegno finale.
Prorogate ancora per il prossimo anno anche opzione donna, per permettere alle donne lavoratrici dipendenti e autonome di andare in pensione, rispettivamente, a 58 e 59 anni e con almeno 35 anni di contributi, e ape social, per andare in pensione a 63 anni di età e con 30 anni di contributi per disoccupati e invalidi e 36 anni di contributi per lavoratori usuranti.