La rivalutazione annuale degli assegni previdenziali rappresenta uno strumento tecnico, disciplinato per legge, che tutela chi percepisce una pensione dal rischio di erosione del proprio tenore di vita a causa dell’aumento dei prezzi.
Ogni anno, in base alle misurazioni dell’indice dei prezzi al consumo per le famiglie di operai e impiegati, viene stabilita una percentuale che determina di quanto debbano essere adeguati gli importi delle pensioni pubbliche.
Questo meccanismo, denominato perequazione automatica, si applica a partire dal primo gennaio di ciascun anno, garantendo così una risposta tempestiva alle variazioni dell’inflazione.
La perequazione automatica prevede un costante aggiornamento dell’importo delle pensioni in base alle variazioni dei prezzi, mantenendo così la relazione tra la pensione erogata e il reale costo della vita.
Senza la rivalutazione pensionistica annua, il valore effettivo delle pensioni subirebbe una progressiva diminuzione, colpendo maggiormente chi dispone di minori risorse.
Gli adeguamenti assicurano, invece, una protezione strutturale dalla perdita di potere d’acquisto, che avrebbe ricadute sociali rilevanti, soprattutto per categorie più esposte al rischio di povertà.
La funzione della perequazione automatica non si limita solo ai trattamenti pensionistici ordinari, ma si estende a tutte le prestazioni assistenziali erogate dall’INPS, inclusi assegni sociali, pensioni di invalidità e reversibilità. I vantaggi della rivalutazione annua pensionistica:
Il funzionamento della perequazione automatica delle pensioni si basa sulla raccolta e l’analisi statistica sull’incremento annuo dei prezzi da parte dell’Istat, che fornisce l’indice ufficiale da utilizzare come base per l’adeguamento.
Questo indice misura la variazione media dei prezzi al consumo annuali e determina la percentuale annuale da applicare agli importi pensionistici.
Il procedimento prosegue con la emissione, da parte del Ministero dell’Economia, di un apposito decreto che sancisce sia la percentuale provvisoria dell’anno successivo, sia la percentuale definitiva per l’anno in corso.
Queste decisioni vengono recepite dagli enti previdenziali, soprattutto l’INPS, che provvede agli adeguamenti degli assegni in modo automatico a partire dalle prime mensilità dell’anno nuovo.
L’incremento applicato ai singoli trattamenti non è uniforme, ma segue uno schema progressivo definito dalla normativa vigente.
Gli importi pensionistici sono suddivisi in scaglioni: le fasce più basse ricevono una rivalutazione piena in percentuale, mentre le fasce superiori ottengono una rivalutazione parziale.
L’applicazione a scaglioni comporta che ogni porzione dell’assegno rientrante nei vari livelli sia rivalutata con la corrispettiva percentuale, così da garantire una maggiore tutela alle pensioni di importo minore.
Le specifiche modalità operative prevedono anche la possibilità di effettuare conguagli qualora la percentuale provvisoria risulti diversa da quella definitiva, allineando così quanto corrisposto con il dato reale inflazionistico.
Inoltre, la perequazione si applica al totale delle pensioni percepite da uno stesso beneficiario, quindi non singolarmente su ogni trattamento, ma sull’importo complessivamente spettante. I passaggi della corretta perequazione prevedono:
Per quanto riguarda i tempi, la perequazione automatica avviene annualmente.
Ogni anno, infatti, entro il mese di novembre, il Ministero dell’Economia, insieme a quello del Lavoro, emette un decreto che stabilisce la percentuale provvisoria di aumento per l’anno successivo e che si applica a partire da gennaio sulle pensioni in pagamento, consentendo un adeguamento tempestivo rispetto alle dinamiche inflazionistiche registrate nell’anno precedente.
È prevista una fase di verifica successiva: nel corso dello stesso anno viene comunicato l’indice definitivo con cui si determina se vi sia una differenza tra quanto già liquidato e quanto spettante in base ai dati reali.
Se emerge uno scostamento, si procede al conguaglio a favore o a carico del beneficiario nella mensilità successiva alla comunicazione dell’indice definitivo. In questo modo viene garantita la coerenza degli importi con l’effettiva evoluzione dei prezzi al consumo.
Per riassumere, le tempistiche della rivalutazione pensionistica sono le seguenti:
La rivalutazione automatica interessa una vasta platea di beneficiari che comprendono non solo i percettori delle pensioni maturate per anzianità o vecchiaia, ma anche altre categorie tutelate dal sistema previdenziale pubblico.
Risultano inclusi i trattamenti di invalidità civile, le pensioni di reversibilità, gli assegni sociali e le prestazioni assistenziali collegate a specifiche condizioni di reddito o di disagio sociale.
L’attribuzione dell’aumento annuale avviene con riferimento al totale delle somme percepite dal singolo soggetto.
Pertanto, chi percepisce più prestazioni, vede applicata la perequazione sull’importo complessivo e non distintamente su ciascun trattamento, come:
Il calcolo della perequazione si basa sull’indice dei prezzi al consumo elaborato annualmente dall’Istat, che determina la variazione percentuale che andrà applicata agli assegni pensionistici per adeguarli all’andamento dell’inflazione.
L’elemento chiave della metodologia consiste nella suddivisione degli importi pensionistici in scaglioni: non viene applicata una percentuale uniforme su tutto l’assegno, bensì percentuali diverse sulle varie fasce di importo secondo i parametri normativi in vigore.
Nell’anno 2025, ad esempio, il meccanismo prevede:
Questo sistema mira a proteggere maggiormente i trattamenti più bassi, conferendo invece un adeguamento parziale sui livelli reddituali superiori.
Un esempio concreto è rappresentato da una prestazione mensile di 3.500 euro lordi: si rivaluta allo 0,8% fino a 2.394 euro, allo 0,72% tra 2.394 e 2.993 euro, allo 0,6% sulla parte eccedente. Il risultato complessivo della rivalutazione è ottenuto sommando le singole rivalutazioni riferite a ciascun segmento di importo.
Per il 2025, la disciplina della perequazione si distingue per il ripristino di criteri di adeguamento più favorevoli rispetto al biennio precedente.
Il tasso comunicato dal Ministero per l’anno di riferimento è pari allo 0,8%, secondo quanto rilevato dall’inflazione media calcolata dall’Istat e recepita dal decreto 15 novembre 2024. Questi valori rappresentano un ritorno alla modalità di calcolo per fasce, utile a tutelare maggiormente le pensioni di importo contenuto e a garantire maggiore trasparenza nel processo.
Lo schema dei nuovi valori e criteri prevede:
Tali percentuali rappresentano la quota dell’indice Istat applicata su fasce di importo crescente, secondo la logica della progressività. Il trattamento minimo, ossia la soglia più bassa di pensione garantita, sale a 616,67 euro mensili nel 2025.
Questo incremento comprende una rivalutazione aggiuntiva del 2,2% che si somma allo 0,8% stabilito per l’adeguamento ordinario, come misura transitoria della manovra in corso.
Fascia di importo | Tasso rivalutazione 2025 |
Fino a 2.394 € | 0,8% |
2.394,01 – 2.993 € | 0,72% |
Oltre 2.993 € | 0,6% |
L’applicazione dei nuovi criteri di perequazione nel 2025 si riflette in aumenti contenuti, che variano sensibilmente in funzione dell’importo della pensione percepita.
Con il ritorno al sistema a scaglioni, il calcolo viene effettuato distinguendo fra le varie fasce di importo, con valori diversificati che producono effetti differenti sui singoli assegni.
Per comprendere appieno gli effetti concreti degli adeguamenti, si possono esaminare alcuni casi pratici tramite una tabella esplicativa:
Importo pensione lorda mensile | Aumento 2025 | Nuovo importo mensile |
1.000 € | 8 € | 1.008 € |
2.000 € | 16 € | 2.016 € |
2.800 € | 20,08 €* | 2.820,08 €* |
3.500 € | 24,79 €* | 3.524,79 €* |
Pensione minima | 2 € più maggiorazione 2,2% | 616,67 € |
La perequazione automatica ha un effetto diverso a seconda della fascia reddituale di appartenenza per le differenti percentuali di rivalutazione decrescenti applicate alle varie quote degli assegni secondo il sistema a scaglioni, che privilegia maggiormente i trattamenti più bassi, offrendo una maggiore quota di adeguamento a chi si trova in posizioni di relativa svantaggio economico.
Nella fascia delle pensioni minime, la rivalutazione interviene con pienezza, anche tramite ulteriori maggiorazioni previste dalla legislazione più recente.
Ciò produce, in termini percentuali, l’incremento più elevato rispetto agli altri scaglioni. Le pensioni comprese tra 4 e 5 volte il trattamento minimo beneficiano invece di un adeguamento parziale, rappresentando un’area grigia tra tutela piena e protezione ridotta.