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A chi conviene la pace contributiva per andare in pensione prima? I pro e contro da considerare

di Marianna Quatraro pubblicato il
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Quali sono i lavoratori a cui conviene ricorrere alla pace contributiva 2024 per coprire buchi contributivi ai fini pensionistici: i chiarimenti

A chi conviene la pace contributiva per andare in pensione prima? La pace contributiva per le pensioni è un sistema che permette di riscattare in maniera agevolata fino ad un massimo di 5 anni non coperti da contribuzione.

Per andare in pensione si possono essere riscattare con la pace contributiva specifici periodi, come i periodi del corso legale di studi universitari, lauree brevi e titoli equiparati; i periodi di attività lavorativa svolta all’estero, nei paesi che non hanno stipulato con l’Italia convenzioni in materia di sicurezza sociale; i periodi di assenza facoltativa dal lavoro per gravidanza e puerperio al di fuori del rapporto di lavoro; i congedi per gravi motivi familiari o anche per formazione e studio; i periodi di lavoro prestato come parasubordinato prima del 1996.

Vediamo di seguito, nel dettaglio, quando effettivamente conviene ricorrere alla pace contributiva 2024 per andare in pensione anticipata.

  • A chi conviene la pace contributiva 2024 per la pensione
  • Quali sono i pro e i contro della pace contributiva per la pensione

A chi conviene la pace contributiva 2024 per la pensione

Stando a quanto previsto dal suo funzionamento, la pace contributiva 2024 conviene certamente a chi ha buchi contributi da coprire ai fini del raggiungimento e del calcolo della pensione finale.

Si tratta, infatti, di una possibilità che permette di recuperare i contributi non versati ai fini pensionistici ma non vale per tutti. Possono, infatti, aderirvi solo coloro che rientrano nel sistema contributivo pur, cioè che risultano privi di anzianità contributiva al 31 dicembre 1995 e non sono già titolari di pensione. 

Inoltre, per poter usufruire del riscatto agevolato dei contributi necessari ai fini pensionistici, i periodi di buchi non devono ricadere tra il primo e l’ultimo contributo accreditato ad un lavoratore e non devono superare i cinque anni che, precisiamo, possono anche non essere consecutivi.

Quali sono i pro e i contro della pace contributiva per la pensione

La pace contributiva per la pensione, valida ancora fino al 31 dicembre 2025 è, dunque, un meccanismo decisamente vantaggioso per coloro che hanno una carriera contributiva spezzettata e a cui mancano alcuni anni importanti ai fini pensionistici, sia per il raggiungimento dei requisiti necessari per l’uscita, anche in relazione a forme di pensione anticipata, e sia per il calcolo del trattamento finale.

Tuttavia, è circoscritta solo ad alcune categorie di persone. Come già accennato, infatti, non vale per tutti ma esclusivamente per lavoratori dipendenti iscritti all’Ago, lavoratori iscritti alle gestioni speciali dei lavoratori autonomi, lavoratori iscritti alla Gestione Separata Inps e lavoratori iscritti alle gestioni sostitutive ed esclusive dell’assicurazione generale obbligatoria che rientrano nel contributo puro.

Inoltre, è circoscritto anche il periodo non coperto da contribuzione che può essere ammesso a riscatto, che è nella misura massima di cinque anni, anche non continuativi, e deve collocarsi necessariamente dopo il 31 dicembre 1995 e prima del primo gennaio 2024, data di entrata in vigore della Legge di Bilancio 2024.

Il riscatto dei contributi prevede poi anche dei costi, che possono risultare anche elevati, il che rappresenta decisamente uno svantaggio. Ma il vantaggio è che se il totale dovuto è alto, si può pagare sia in un’unica soluzione e sia a rate per un massimo 120 rate mensili. Se, però, durante la rateizzazione avviene il pensionamento, allora le rate residue si devono versare in un’unica soluzione. Non conviene ricorrervi, dunque, a chi è vicino al pensionamento, a meno che non disponga dell'intera cifra da versare come costo in una sola soluzione. 

Il calcolo dei costi per la pace contributiva avviene utilizzando il metodo percentuale. In particolare, devono essere prese come riferimento le retribuzioni percepite nelle ultime 52 settimane precedenti l'operazione e moltiplicate per l'aliquota contributiva IVS della gestione assicurativa presso la quale si esercita il riscatto.

L’importo risultante si può poi detrarre al 50 % dai redditi nell'anno del versamento e nei 4 successivi. 


 

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