Dati aggiornati del Politecnico di Milano svelano come la formazione aziendale italiana stia evolvendo tra digitalizzazione, nuove competenze, smart working e confronto internazionale.
Le statistiche confermano che l'impegno medio dei lavoratori in attività di apprendimento ha raggiunto le 43 ore pro capite, con una crescita dell'80% rispetto al 2015, quando si registravano appena 24 ore. Questi dati non sono solo numerici: riflettono l'adattamento delle imprese alle rapide trasformazioni tecnologiche e il tentativo di colmare il divario di competenze che separa domanda e offerta di lavoro.
Imprese grandi e piccole riconoscono sempre più la formazione come leva di competitività. Spingono in questa direzione, da un lato, la spinta all'innovazione, dall'altro la necessità di mantenere il passo con la digitalizzazione e con le variabili del mercato globale. L'aumento significativo delle ore dedicate all'aggiornamento professionale evidenzia dunque una nuova consapevolezza: per affrontare le sfide attuali, la formazione interna diventa un asse strategico dell'organizzazione.
L'espansione delle Corporate Academy è uno dei pilastri della trasformazione aziendale in Italia. Non si tratta solo delle grandi multinazionali: anche molte PMI hanno avviato strutture dedicate, istituzionalizzando percorsi formativi e professionalizzanti in grado di rispondere tempestivamente alle esigenze del business.
Nel dopoguerra, realtà estere come General Electric o McDonald's hanno inaugurato modelli di formazione interna di successo, seguite in Italia da Eni e altre aziende visionarie. Il trend moderno vede una vera e propria proliferazione di queste realtà: le Corporate Academy italiane sono passate da 25 a 232 tra 2010 e 2024, con una forte presenza soprattutto in regioni come l'Emilia Romagna.
Queste strutture possono avere assetti diversi:
Sono inoltre emerse accademie specializzate nei settori più strategici: dall'Università del Caffè di Illy, pensata per valorizzare la filiera, alla Mediolanum Corporate University, hasta le Academy digitali (come la Human Academy NTT Data) che propongono migliaia di corsi online su information technology, soft skill e trasformazione digitale. La flessibilità e la varietà delle Corporate Academy testimoniano una tendenza diffusa: la conoscenza interna viene aggiornata costantemente, offrendo alle aziende strumenti per governare la complessità e alimentare la crescita.
Il gap tra skill richieste e disponibili è ancora marcato: secondo recenti indagini, oltre il 76% delle aziende lamenta difficoltà a trovare candidati con competenze tecnologiche all'avanguardia.
Le profonde trasformazioni indotte dall'intelligenza artificiale, dalla digitalizzazione dei processi produttivi e dall'evoluzione dei servizi stanno modificando radicalmente i profili richiesti. Non basta più sapere usare il computer: si tratta di saper integrare strumenti digitali avanzati, come soluzioni di AI, automazione e big data, in ogni funzione aziendale:
L'introduzione dello smart working ha impresso un'accelerazione decisiva alle strategie formative.
Il 2025 segna la ripresa della crescita degli smart worker in Italia: sono oggi 3,57 milioni, con una netta prevalenza nelle grandi imprese e nella Pubblica Amministrazione. Il 53% dei dipendenti delle grandi aziende e il 17% del settore pubblico lavora in modalità agile, a fronte dell'8% nelle PMI, indicando un'adozione ancora diseguale:
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Tipologia azienda |
% lavoratori in smart working |
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Grandi imprese |
53% |
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Pubblica Amministrazione |
17% |
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PMI |
8% |
La crescita dello smart working ha portato all'adozione di metodi di formazione digitale e blended, integrando learning lab aziendali, lezioni in remoto e piattaforme di e-learning sempre aggiornate.
Le Academy più avanzate, come quella di Pirelli, adottano piattaforme accessibili globalmente, assicurando update costanti dei contenuti e una diffusione omogenea delle competenze. I percorsi sono modulati in modalità sincrona e asincrona, così da adattarsi ai ritmi del lavoro agile, favorendo un apprendimento personalizzato.
La diffusione dello smart working implica inoltre:
La formazione aziendale oggi va ben oltre la compliance normativa o il semplice aggiornamento tecnico: diviene asset strategico per la competitività nazionale e la crescita aziendale.
I dati 2024 segnalano una media di 43 ore di formazione pro capite annua in Italia, avvicinando il tasso nazionale a quello di importanti benchmark europei. In passato, il dato italiano si attestava su valori ben più bassi: un balzo dell'80% in meno di dieci anni è indice della volontà di recuperare terreno rispetto agli standard di riferimento, come Francia e Germania, dove l'investimento medio si mantiene da anni su livelli elevati.
La qualità della formazione dipende da variabili cruciali:
La cultura della formazione permanente si consolida, incoraggiando lo sviluppo di competenze trasversali e l'apprendimento di lungo periodo, in linea con i trend internazionali che premiano aziende resilienti, capaci di adattarsi a scenari complessi grazie a una workforce aggiornata.
L'indagine del Politecnico di Milano restituisce una fotografia dettagliata della formazione in azienda: nonostante l'aumento delle ore erogate e della qualità percepita, permangono alcune criticità che richiedono un approccio evolutivo.
Tra gli ostacoli principali: