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Come va la formazione aziendale in Italia? Su cosa viene fatta e qualità. Dati e statistiche secondo Politecnico di Milano 2025

di Marianna Quatraro pubblicato il
Politecnico di Milano 2025

Dati aggiornati del Politecnico di Milano svelano come la formazione aziendale italiana stia evolvendo tra digitalizzazione, nuove competenze, smart working e confronto internazionale.

Le statistiche confermano che l'impegno medio dei lavoratori in attività di apprendimento ha raggiunto le 43 ore pro capite, con una crescita dell'80% rispetto al 2015, quando si registravano appena 24 ore. Questi dati non sono solo numerici: riflettono l'adattamento delle imprese alle rapide trasformazioni tecnologiche e il tentativo di colmare il divario di competenze che separa domanda e offerta di lavoro.

Imprese grandi e piccole riconoscono sempre più la formazione come leva di competitività. Spingono in questa direzione, da un lato, la spinta all'innovazione, dall'altro la necessità di mantenere il passo con la digitalizzazione e con le variabili del mercato globale. L'aumento significativo delle ore dedicate all'aggiornamento professionale evidenzia dunque una nuova consapevolezza: per affrontare le sfide attuali, la formazione interna diventa un asse strategico dell'organizzazione.

L'evoluzione delle Corporate Academy e la formazione nelle aziende

L'espansione delle Corporate Academy è uno dei pilastri della trasformazione aziendale in Italia. Non si tratta solo delle grandi multinazionali: anche molte PMI hanno avviato strutture dedicate, istituzionalizzando percorsi formativi e professionalizzanti in grado di rispondere tempestivamente alle esigenze del business.

Nel dopoguerra, realtà estere come General Electric o McDonald's hanno inaugurato modelli di formazione interna di successo, seguite in Italia da Eni e altre aziende visionarie. Il trend moderno vede una vera e propria proliferazione di queste realtà: le Corporate Academy italiane sono passate da 25 a 232 tra 2010 e 2024, con una forte presenza soprattutto in regioni come l'Emilia Romagna.

Queste strutture possono avere assetti diversi:

  • Academy orientate all'addestramento tecnico, dedicate a ruoli operativi e alla trasmissione di know-how verticale.
  • Academy focalizzate su competenze gestionali e manageriali, rivolte allo sviluppo delle soft skill e della leadership.
  • Modelli ibridi e academy employee driven o value driven, nati per rispondere sia all'esigenza di crescita individuale che a quella di sostenere la strategia aziendale complessiva.
La progettazione delle academy varia secondo le necessità organizzative e i target di riferimento. Alcune realtà, come Eni Corporate University, erogano oltre un milione di ore tra presenza e digitale, altre - come Generali Group Academy - coinvolgono il 100% dei dipendenti, garantendo una media di quasi 33 ore di formazione pro capite. Il coinvolgimento di docenti interni, esperti provenienti dalle linee di business, rende questi percorsi altamente aderenti ai bisogni reali delle imprese.

Sono inoltre emerse accademie specializzate nei settori più strategici: dall'Università del Caffè di Illy, pensata per valorizzare la filiera, alla Mediolanum Corporate University, hasta le Academy digitali (come la Human Academy NTT Data) che propongono migliaia di corsi online su information technology, soft skill e trasformazione digitale. La flessibilità e la varietà delle Corporate Academy testimoniano una tendenza diffusa: la conoscenza interna viene aggiornata costantemente, offrendo alle aziende strumenti per governare la complessità e alimentare la crescita.

Competenze richieste e nuovi settori di crescita

Il gap tra skill richieste e disponibili è ancora marcato: secondo recenti indagini, oltre il 76% delle aziende lamenta difficoltà a trovare candidati con competenze tecnologiche all'avanguardia.

Le profonde trasformazioni indotte dall'intelligenza artificiale, dalla digitalizzazione dei processi produttivi e dall'evoluzione dei servizi stanno modificando radicalmente i profili richiesti. Non basta più sapere usare il computer: si tratta di saper integrare strumenti digitali avanzati, come soluzioni di AI, automazione e big data, in ogni funzione aziendale:

  • Marketing Digitale: l'AI generativa, la marketing automation e l'analisi predittiva dei dati sono competenze sempre più ricercate.
  • Risorse Umane: cresce la richiesta di figure capaci di governare analytics, progettare esperienze di lavoro e padroneggiare le piattaforme HR digitali.
  • Design: la user experience e l'empatia progettuale sono amplificate dall'utilizzo di tool digitali, con designer chiamati a lavorare su prototipi, UX/UI e rapid prototyping.
L'Osservatorio del Politecnico di Milano ha rilevato che gli investimenti in trasformazione digitale sono trainati dalle piccole e medie imprese (+3,7% e +4% rispettivamente) soprattutto su cybersecurity, cloud e Industria 4.0. Nell'arco 2024-2028, saranno necessari circa 920mila nuovi professionisti in ambiti come big data e AI.

Smart working e nuove modalità formative nelle imprese italiane

L'introduzione dello smart working ha impresso un'accelerazione decisiva alle strategie formative.

Il 2025 segna la ripresa della crescita degli smart worker in Italia: sono oggi 3,57 milioni, con una netta prevalenza nelle grandi imprese e nella Pubblica Amministrazione. Il 53% dei dipendenti delle grandi aziende e il 17% del settore pubblico lavora in modalità agile, a fronte dell'8% nelle PMI, indicando un'adozione ancora diseguale:

Tipologia azienda

% lavoratori in smart working

Grandi imprese

53%

Pubblica Amministrazione

17%

PMI

8%

La crescita dello smart working ha portato all'adozione di metodi di formazione digitale e blended, integrando learning lab aziendali, lezioni in remoto e piattaforme di e-learning sempre aggiornate.

Le Academy più avanzate, come quella di Pirelli, adottano piattaforme accessibili globalmente, assicurando update costanti dei contenuti e una diffusione omogenea delle competenze. I percorsi sono modulati in modalità sincrona e asincrona, così da adattarsi ai ritmi del lavoro agile, favorendo un apprendimento personalizzato.

La diffusione dello smart working implica inoltre:

  • Maggiori investimenti in tecnologie digitali per la formazione
  • Incremento dell'utilizzo di internal trainer e docenti flessibili
  • Rinnovamento degli spazi aziendali per team ibridi
I lavoratori chiedono sempre più flessibilità, sia nell'apprendimento che nei tempi di lavoro. La gestione efficace del personale, insieme alle nuove offerte formative, diventa strategica per trattenere e attrarre talenti in contesti ad alta competitività.

Il ruolo della formazione continua: dati, qualità e confronto

La formazione aziendale oggi va ben oltre la compliance normativa o il semplice aggiornamento tecnico: diviene asset strategico per la competitività nazionale e la crescita aziendale.

I dati 2024 segnalano una media di 43 ore di formazione pro capite annua in Italia, avvicinando il tasso nazionale a quello di importanti benchmark europei. In passato, il dato italiano si attestava su valori ben più bassi: un balzo dell'80% in meno di dieci anni è indice della volontà di recuperare terreno rispetto agli standard di riferimento, come Francia e Germania, dove l'investimento medio si mantiene da anni su livelli elevati.

La qualità della formazione dipende da variabili cruciali:

  • Continuità, accessibilità e personalizzazione dei percorsi
  • Modalità blended e digitali per una fruizione estesa
  • Misurazione dell'impatto delle competenze acquisite nel lavoro reale
  • Integrazione di attività pratiche e mentoring
Nel confronto internazionale, emerge che le imprese italiane più dinamiche adottano modelli formativi sistemici simili a quelli del Nord Europa, distinguendosi nella capacità di coniugare esigenze locali e visione globale. La collaborazione con università e centri di ricerca, spesso supportata da incentivi pubblici e privati, contribuisce inoltre ad aumentare la qualità e il valore dei programmi offerti.

La cultura della formazione permanente si consolida, incoraggiando lo sviluppo di competenze trasversali e l'apprendimento di lungo periodo, in linea con i trend internazionali che premiano aziende resilienti, capaci di adattarsi a scenari complessi grazie a una workforce aggiornata.

Ostacoli e qualità della formazione aziendale: insight dal Politecnico di Milano

L'indagine del Politecnico di Milano restituisce una fotografia dettagliata della formazione in azienda: nonostante l'aumento delle ore erogate e della qualità percepita, permangono alcune criticità che richiedono un approccio evolutivo.

Tra gli ostacoli principali:

  • Difficoltà a reperire in tempi rapidi i profili specializzati richiesti
  • Ampio divario tra domanda e offerta di know-how digitale
  • Lentezza dei sistemi formativi rispetto alla velocità del cambiamento tecnologico
  • Vincoli organizzativi, soprattutto nelle PMI, e resistenza culturale ad approcci innovativi
L'adozione di modelli agili e il ruolo crescente delle academy permettono però di cogliere nuove opportunità:
  • Personalizzazione spinta dei percorsi
  • Utilizzo di internal trainer per un trasferimento diretto del know-how
  • Integrazione fra formazione accademica, on-the-job e digitale
  • Collaborazione sistemica tra imprese, università e centri di ricerca
La qualità è determinata dalla stretta correlazione tra contenuti formativi e obiettivi di business, nonché dalla capacità di aggiornare costantemente l'offerta in base alle evoluzioni del mercato. Il Politecnico, grazie alla rete degli Osservatori Digital Innovation, influenza l'evoluzione delle strategie formative, fornendo dati, benchmark e scenari prospettici che aiutano imprese e istituzioni a definire politiche più efficaci.