Tra accelerazioni dell'intelligenza artificiale, tensioni geopolitiche e valutazioni dei titoli tech statunitensi ormai a livelli storici, gli investitori hanno assistito a dinamiche imprevedibili e spesso lontane dai pronostici. In questo contesto mutevole, emerge una tendenza chiara: la preferenza delle più importanti società di asset management per il Vecchio Continente.
Un indirizzo condiviso che trova solide ragioni in elementi come la convenienza delle valutazioni, le nuove politiche fiscali e le ampie prospettive di crescita settoriale in Europa. Mentre il rebus macroeconomico si fa sempre più complesso, i portafogli-tipo globali puntano con decisione sugli asset europei, considerandoli una scelta di valore e diversificazione.
Perché l'Europa è al centro delle strategie dei grandi gestori per il 2026
L'attenzione delle case di gestione internazionali si è spostata verso l'Europa seguendo una combinazione di valutazioni a sconto, condizioni macro favorevoli e dinamiche valutarie più stabili. Analizzando i portafogli modello di giganti come BNP Paribas, JP Morgan AM, Amundi, Invesco e BlackRock, si nota una sovraponderazione strutturale verso titoli azionari europei rispetto agli asset statunitensi. Questa scelta si fonda su alcuni presupposti:
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Valutazioni più basse: l'indice MSCI Europe quota meno di 15 volte gli utili attesi, contro le oltre 20 dell'MSCI World e quasi 23 dell'MSCI USA. Questo ampio divario multiplo segnala una sottovalutazione generalizzata delle società europee sia a livello settoriale sia complessivo.
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Rendimento da dividendo superiore: mediamente, le società quotate in Europa offrono cedole più ricche rispetto alle omologhe americane, rappresentando un'attrattiva croissante per chi ricerca flussi di cassa periodici.
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Benefici valutari: il recente indebolimento del dollaro USA, oltre a ridurre il rischio di cambio per gli investitori in euro, rende più stabile l'allocazione verso asset denominati nella valuta unica europea.
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Nuove direttrici di spesa pubblica: piani di investimenti infrastrutturali e fiscali e una politica monetaria della BCE più accomodante rispetto alla FED delineano un quadro di supporto deciso ai mercati continentali.
L'orientamento dei grandi gestori trova ulteriori conferme nei dati raccolti da Bank of America: il 77% degli asset manager globali si aspetta un rafforzamento della crescita economica europea nel prossimo anno, mentre il saldo degli ottimisti sull'azionario europeo tocca livelli record (oltre il 90%).
Queste scelte sono orientate non solo alle aspettative di earning, ma anche alla maggiore resilienza settoriale e alle opportunità offerte da comparti trascurati negli scorsi cicli di mercato. Gli elementi che hanno innestato questa rotazione verso l'Europa, perciò, trascendono la semplice dinamica di rimbalzo post-pandemia e rispondono a strategie di asset allocation strutturali.
Motori della crescita europea: infrastrutture, difesa e fiscalità
Le nuove direttrici strategiche che alimentano la crescita dell'Europa poggiano su alcuni pilastri:
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Piani infrastrutturali su vasta scala: la Germania guida una stagione di investimenti pubblici, con il maxi-fondo annunciato da Berlino che supera i 500 miliardi di euro. Anche il PNRR italiano e i pacchetti Next Generation EU continuano a sostenere transizione energetica, digitalizzazione e reti logistiche.
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Spesa per la difesa: il contesto geopolitico ha imposto una crescita decisa delle risorse destinate alla sicurezza. Gli investimenti in difesa diventano così una leva di sviluppo anche per comparti tecnologici e industriali.
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Fiscalità espansiva e sostegno UE: la BCE favorisce un clima di tassi d'interesse più bassi, mentre le deroghe temporanee sulle regole di bilancio consentono agli Stati membri di aumentare la spesa produttiva senza compromettere la tenuta dei conti pubblici.
Queste scelte generano una spinta positiva sia ai settori ciclici che alle mid e small cap, offrendo un differenziale competitivo rispetto ad altre aree sviluppate. La combinazione di regole fiscali transitorie, incentivi green e investimenti strutturali alimenta una crescita degli utili per le imprese continentali che gli analisti vedono in accelerazione. In parallelo, la stabilità del quadro politico-normativo rafforza l'affidabilità del mercato europeo agli occhi degli investitori istituzionali.
Competitività e flussi di capitali: il boom degli investimenti privati
Il 2025 è stato testimone di una raccolta record di capitali privati verso il Vecchio Continente. Secondo PitchBook - come riportato dal Financial Times - i fondi europei hanno attratto oltre 311 miliardi di dollari nei primi nove mesi, la quota più alta da vent'anni e oltre un terzo della raccolta globale. Questo trend è evidenziato da colossi come KKR (20 miliardi già investiti nell'anno) e Blackstone, che destina parte di un piano globale da 500 miliardi proprio all'Europa:
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Infrastrutture e risorse naturali sono i principali driver di interesse, con flussi destinati ad energie rinnovabili, data center e reti critiche.
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Competitività: una posizione valutativa favorevole, raccomandazioni UE guidate dal report Draghi e un consolidamento della maturità del mercato del private credit.
Il riposizionamento globale verso l'Europa è motivato anche dall'effetto moltiplicatore delle nuove politiche pubbliche, che spingono i capitali privati ad affiancare gli investimenti pubblici in infrastrutture, immobiliare innovativo, tecnologie verdi. Questo scenario si riflette anche nel boom della raccolta dei fondi immobiliari europei, destinati a raddoppiare rispetto agli USA.
Performance dei mercati europei: settori favoriti e confronti con USA
I risultati degli ultimi 12-24 mesi mostrano una progressiva riduzione del gap di performance con i mercati americani. Se nel recente passato Wall Street dominava grazie al comparto tecnologico, i listini europei hanno beneficiato di una seasonality migliore nel 2025, anche grazie al rientro dei rischi sul cambio euro-dollaro e ai ritorni dividend yield più elevati:
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Indice
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Rendimento 2025 (%)
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P/E atteso
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S&P 500
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+17
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22,5
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Stoxx 600
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+14
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14,5
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Nasdaq
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+21
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Tra i settori europei più gettonati spiccano banche, industria, difesa, transizione energetica e infrastrutture. Al contrario, comparti difensivi come food & beverages o retail restano sottopesati. Un dato su tutti: il total return del settore difesa europea è salito oltre il 100% in dodici mesi. La Germania, secondo le survey Bank of America, si conferma mercato di riferimento per esposizione ciclica e industriale, mentre la Francia è meno favorita. L'ampio gap di valutazioni settoriali rispetto agli USA suggerisce potenzialità di re-rating a fronte di utili attesi in crescita e risk premium in rientro.
Banche europee e PMI: protagoniste della ripresa dei listini UE
La composizione degli indici continentali vede oggi il comparto finanziario al centro della scena, con quasi un quarto dello Stoxx 600 costituito da titoli bancari. Le banche europee hanno registrato performance anche superiori ai giganti tecnologici statunitensi nell'ultimo triennio - basti citare il 274% dello Stoxx Europe 600 Banks a partire da fine 2022. Le opportunità si concentrano sia sulle grandi banche che possono beneficiare del repricing positivo dei tassi, sia sulle PMI, sostenute dagli investimenti e dalle riforme strutturali:
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Clean up dei bilanci: la netta riduzione dei crediti deteriorati ha rafforzato la stabilità del sistema bancario.
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Maggiore appetibilità relativa: i ritorni sul capitale sono ai livelli massimi da dieci anni, ma le valutazioni restano inferiori rispetto ai peer americani.
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Le PMI e il segmento mid-small cap trova nella dinamica degli investimenti pubblici e privati una leva nuova per espansione e crescita di margini.
Il trend di allocazione verso banche e settori infrastrutturali, combinato con una maggiore resilienza della struttura economica europea, sostiene il momentum dei mercati azionari continentali.
ETF attivi: strumenti innovativi per investire nei mercati europei
La crescita esponenziale degli ETF a gestione attiva rappresenta una delle novità più rilevanti per chi desidera investire nella regione. In cinque anni il patrimonio gestito dagli ETF attivi in Europa è cresciuto del 40% annuo. Questi prodotti, introdotti per la prima volta nel 2011, permettono agli investitori di combinare la flessibilità dell'ETF con la ricerca di alpha della gestione attiva:
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Trasparenza, trading intraday e costi contenuti sposati alla personalizzazione delle strategie consentono una costruzione sofisticata dei portafogli;
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Nuovi fondi a profilatura tematica (climate, green, buffer strategies) e un contesto normativo (OICVM) armonizzato favoriscono la diffusione tra operatori professionali e retail;
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Le soluzioni semi-trasparenti consentono di proteggere la riservatezza delle posizioni più dinamiche favorendo ulteriormente la crescita del segmento.
La domanda crescente e la presenza di 93 gestori attivi alimentano la concorrenza e l'ampliamento dell'offerta. Secondo Brown Brothers Harriman, il 60% dei gestori in Europa prevede di aumentare moderatamente la quota di ETF attivi nei portafogli modello. Questo permette agli investitori di modulare con precisione l'esposizione geografica e settoriale, sfruttando la liquidità e l'accessibilità del veicolo ETF.
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