L'assistenza al familiare invalido non deve necessariamente coincidere con l’orario di lavoro: cosa ha stabilito la nuova sentenza n.23185 del 12 agosto 2025 della Corte di Cassazione
La normativa italiana sui permessi retribuiti per l'assistenza ai familiari in situazione di disabilità grave rappresenta uno dei principali strumenti di tutela sociale e di garanzia del diritto alla cura.
La Legge 104 disciplina la concessione di permessi giornalieri o orari ai lavoratori subordinati, ponendo al centro l'esigenza di favorire l'integrazione e il sostegno alle persone con handicap grave. Recentemente, significativi orientamenti della Corte di Cassazione hanno ridefinito i confini delle modalità di godimento dei permessi, chiarendo un aspetto dibattuto: l'assistenza può essere prestata anche in momenti non coincidenti con il turno lavorativo, compresa la sera o la notte.
I permessi previsti dalla Legge 104 spettano ai lavoratori dipendenti che presentano specifici requisiti e condizioni oggettive, tra cui l’assistenza a familiari in situazione di grave disabilità grave certificata. Possono beneficiare dei permessi:
I permessi Legge 104 valgono per i rapporti di lavoro subordinato, pubblici e privati, e garantiscono al lavoratore il diritto di scegliere, in accordo con le proprie esigenze e quelle del familiare da assistere, il giorno e la modalità di fruizione del permesso, senza che il datore di lavoro possa interferire, salvo specifici accordi collettivi.
L’assenza di vincolo tra l’orario lavorativo e la prestazione effettiva dell’assistenza è stata ribadita dalla giurisprudenza e dalla prassi amministrativa: la prestazione non è limitata all’intervallo coincidente con il turno di lavoro, ma può essere resa in qualsiasi fase della giornata, inclusi i periodi serali o notturni, in relazione alle specifiche esigenze del familiare disabile.
Non è richiesto che l’assistenza sia continuativa o coincidente con l’orario di servizio; ciò che rileva è la funzionalizzazione del tempo liberato dal lavoro alla tutela reale del soggetto assistito.
Tipologia permesso | Fruizione consentita | Note |
Giornaliero | Qualsiasi momento della giornata (anche sera/notte) | Nei limiti delle giornate disponibili/mese |
Orario | In relazione a necessità specifiche delle cure | Frazionabile, su richiesta motivata |
La sentenza n. 23185 del 12 agosto 2025 della Corte di Cassazione ha chiarito che l'assistenza prestata fuori dal turno ordinario, ad esempio nelle ore serali o notturne, è perfettamente lecita, a patto che il tempo liberato dal lavoro sia effettivamente destinato all’assistenza, e che grava sul datore di lavoro l’onere di provare l’uso improprio dei permessi
La Suprema Corte ha stabilito alcuni principi:
Alla luce delle recenti pronunce della Cassazione e delle interpretazioni dell’INPS, è, dunque, legittimo usufruire dei permessi tanto nelle fasce diurne quanto in quelle serali e notturne, purché sia presente un nesso evidente tra la scelta del lavoratore e le esigenze della persona disabile.
Pur essendo riconosciuta una maggiore elasticità nell’utilizzo dei permessi per assistere i familiari con disabilità, il quadro normativo resta saldo su un punto chiave: i giorni e le ore di permesso devono essere dedicati realmente e in via preminente all’assistenza.
L’abuso dei benefici può essere accertato attraverso indagini, anche investigative, quando emergono fondati sospetti che il lavoratore abbia destinato il tempo ad attività estranee all’assistenza.
I principali elementi che possono configurare un abuso sono: