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Legge 104, i permessi si possono prendere anche fuori dagli orari di lavoro (ad esempio di sera o notte)

di Marcello Tansini pubblicato il
Legge 104 permessi anche sera notte

L'assistenza al familiare invalido non deve necessariamente coincidere con l’orario di lavoro: cosa ha stabilito la nuova sentenza n.23185 del 12 agosto 2025 della Corte di Cassazione

La normativa italiana sui permessi retribuiti per l'assistenza ai familiari in situazione di disabilità grave rappresenta uno dei principali strumenti di tutela sociale e di garanzia del diritto alla cura.

La Legge 104 disciplina la concessione di permessi giornalieri o orari ai lavoratori subordinati, ponendo al centro l'esigenza di favorire l'integrazione e il sostegno alle persone con handicap grave. Recentemente, significativi orientamenti della Corte di Cassazione hanno ridefinito i confini delle modalità di godimento dei permessi, chiarendo un aspetto dibattuto: l'assistenza può essere prestata anche in momenti non coincidenti con il turno lavorativo, compresa la sera o la notte. 

Chi può usufruire dei permessi Legge 104 e come funzionano

I permessi previsti dalla Legge 104 spettano ai lavoratori dipendenti che presentano specifici requisiti e condizioni oggettive, tra cui l’assistenza a familiari in situazione di grave disabilità grave certificata. Possono beneficiare dei permessi:

  • Lavoratori con disabilità grave accertata che necessitano di cure personali o riposo suppletivo;
  • Caregiver familiari ossia coniugi, partner uniti civilmente, conviventi di fatto e parenti entro il terzo grado, che assistono la persona disabile grave;
  • Genitori (naturali, adottivi o affidatari) di figli con disabilità, a prescindere dall’età del figlio, con possibilità di cumulo e frazionamento orario del beneficio.
I permessi sono di tre giorni mensili retribuiti, utilizzabili anche in forma oraria (a seconda delle necessità e della tipologia di contratto di lavoro). Per i lavoratori a turni o con prestazioni parziali (part-time, turnazione notturna, settimanale o festiva), il diritto è tutelato senza distinzioni. La richiesta dei permessi deve essere, per legge, sempre accompagnata da documentazione aggiornata sullo stato di disabilità, ferma l’esclusione relativa ai soggetti assistiti ricoverati a tempo pieno presso strutture ospedaliere che forniscano assistenza sanitaria continuativa, salvo specifiche eccezioni normativamente previste.

Permessi Legge 104: regole di utilizzo, turni di lavoro e assenza di vincoli orari

I permessi Legge 104 valgono per i rapporti di lavoro subordinato, pubblici e privati, e garantiscono al lavoratore il diritto di scegliere, in accordo con le proprie esigenze e quelle del familiare da assistere, il giorno e la modalità di fruizione del permesso, senza che il datore di lavoro possa interferire, salvo specifici accordi collettivi.

L’assenza di vincolo tra l’orario lavorativo e la prestazione effettiva dell’assistenza è stata ribadita dalla giurisprudenza e dalla prassi amministrativa: la prestazione non è limitata all’intervallo coincidente con il turno di lavoro, ma può essere resa in qualsiasi fase della giornata, inclusi i periodi serali o notturni, in relazione alle specifiche esigenze del familiare disabile. 

Non è richiesto che l’assistenza sia continuativa o coincidente con l’orario di servizio; ciò che rileva è la funzionalizzazione del tempo liberato dal lavoro alla tutela reale del soggetto assistito. 

Tipologia permesso Fruizione consentita Note
Giornaliero Qualsiasi momento della giornata (anche sera/notte) Nei limiti delle giornate disponibili/mese
Orario In relazione a necessità specifiche delle cure Frazionabile, su richiesta motivata

Sentenza Cassazione n. 23185/2025: cosa cambia per lavoratori e aziende

La sentenza n. 23185 del 12 agosto 2025 della Corte di Cassazione ha chiarito che l'assistenza prestata fuori dal turno ordinario, ad esempio nelle ore serali o notturne, è perfettamente lecita, a patto che il tempo liberato dal lavoro sia effettivamente destinato all’assistenza, e che grava sul datore di lavoro l’onere di provare l’uso improprio dei permessi

La Suprema Corte ha stabilito alcuni principi:

  • Non è richiesto che l'assistenza coincida con le ore lavorative;
  • Il permesso è da intendersi su base giornaliera e non oraria, salvo uso della frazionabilità prevista dalla normativa;
  • L’onere della prova di un eventuale abuso ricade interamente sul datore di lavoro;
  • L’azienda non può presupporre a priori l’abuso solo sulla base dell’assenza di assistenza in uno specifico orario.

Assistenza anche di sera o di notte: chiarimenti normativi e giurisprudenziali

Il concetto di assistenza legittima fuori dagli orari tipici di lavoro è ormai consolidato sia sotto il profilo normativo sia in ambito interpretativo. La ratio della norma e la finalità dell’agevolazione consistono nell’assicurare l’effettività della cura in funzione delle necessità individuali della persona assistita e non in base a una rigida scansione oraria standardizzata.

Alla luce delle recenti pronunce della Cassazione e delle interpretazioni dell’INPS, è, dunque, legittimo usufruire dei permessi tanto nelle fasce diurne quanto in quelle serali e notturne, purché sia presente un nesso evidente tra la scelta del lavoratore e le esigenze della persona disabile. 

Abusi, controlli e limiti: quando è legittimo il licenziamento per uso improprio

Pur essendo riconosciuta una maggiore elasticità nell’utilizzo dei permessi per assistere i familiari con disabilità, il quadro normativo resta saldo su un punto chiave: i giorni e le ore di permesso devono essere dedicati realmente e in via preminente all’assistenza.

L’abuso dei benefici può essere accertato attraverso indagini, anche investigative, quando emergono fondati sospetti che il lavoratore abbia destinato il tempo ad attività estranee all’assistenza.

I principali elementi che possono configurare un abuso sono:

  • Utilizzo totale o prevalente del permesso per finalità personali o lavorative non autorizzate;
  • Mancanza del nesso causale tra assenza dal lavoro e necessità dell’assistenza;
  • Dichiarazioni mendaci nella richiesta o giustificazione dei permessi.
Quando il controllo aziendale rilevi una condotta fraudolenta, comprovata con prove oggettive, come previsto anche dalla giurisprudenza consolidata, il licenziamento per giusta causa non solo risulta legittimo, ma può comportare ulteriori conseguenze come la richiesta di restituzione delle indennità e l’azione penale per truffa aggravata ai danni dello Stato e dell’Inps.
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