Addio a quota 103 e opzione donna, incerto il futuro dellape sociale e via libera ad un nuovo sistema di uscita anticipata con il Tfr: le possibili novit per le pensioni 2026
Nel biennio 2027-2028 i requisiti per andare in pensione dovrebbero aumentare di tre mesi per effetto dell’adeguamento dell’età di uscita all’andamento dell’aspettativa di vita. Stando a quanto riportano le ultime notizie, prossime proiezioni dell’Istat, attese a inizio luglio, dovrebbero confermare l’incremento.
Ciò significa che l’età per andare in pensione di vecchiaia dovrebbe aumentare passando da 67 anni (con almeno 20 anni di contributi) a 67 anni e tre mesi, mentre per la pensione anticipata ordinaria si passerebbe dai 42 anni e 10 mesi di contributi per gli uomini a 43 anni e un mese, mentre per le donne da 41 anni e 10 mesi a 42 anni e un mese per le donne.
Il governo è, però, a lavoro per bloccare questo aumento e lasciare l’età per andare in pensione ferma a 67 anni. Il provvedimento dovrebbe scattare con la prossima Manovra Finanziaria insieme ad altre novità per le uscite anticipate nel 2026. Vediamo cosa potrebbe realmente cambiare.
Nulla si dice, invece, al momento sull’ape sociale che forse potrebbe rimanere in vigore per le categorie di soggetti cosiddetti fragili e svantaggiati, ponendosi per loro come una possibilità di uscita prima dal lavoro.
Dunque, Quota 103 e Opzione donna nel 2026 potrebbe lasciare il posto a nuovi sistemi di uscita anticipata; si punta soprattutto su meccanismi flessibili usando anche il Tfr depositato all’Inps.
Il sottosegretario al Lavoro, Claudio Durigon, ha spiegato che devono essere potenziate altre soluzioni flessibili, come quella che permette ai lavoratori integralmente contributivi, cioè che hanno iniziato a lavorare dopo il 31 dicembre 1995, di andare in pensione anticipata ma con il trattamento calcolato solo sulla base dei versamenti, a 64 anni d’età e 25 anni e a condizione che l’importo della pensione raggiunga almeno tre volte l’assegno sociale.
Per rispettare quest’ultimo paletto si punta ad una integrazione della pensione pubblica con la previdenza complementare.
Ciò significa che il Tfr accumulato presso l’Inps e i fondi pensione potrebbero rappresentare la nuova strada per andare in pensione prima a 64 anni di età e con 25 anni di contributi.
In pratica, si dovrebbe utilizzare il Tfr accumulato come rendita pensionistica, per cui il Trattamento accumulato durante la carriera lavorativa non verrebbe liquidato a fine rapporto di lavoro dal datore o dall’Inps, ma andrebbe ad integrare la pensione pubblica nei casi in cui il soggetto interessato non raggiunge il requisito minimo per la pensione anticipata.
Così facendo, sarebbero agevolati coloro che arrivano vicini alla pensione di vecchiaia, ma non hanno tutti i requisiti necessari per lasciare il lavoro.