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Pensioni, aumento di 3 mesi dell'età dal 2027 è fondamentale per UPB. Non si deve cambiare

di Marianna Quatraro pubblicato il
Pensioni aumento eta UPB

L'Upb dice no al blocco dell'aumento dell'età pensionabile di ulteriori tre mesi dal 20277: serve a garantire sostenibilità finanziaria

L’aumento dei requisiti anagrafici per l’accesso alla pensione rappresenta un elemento di forte dibattito nella programmazione previdenziale italiana. Nel biennio 2027-2028 è previsto un adeguamento dell’età pensionabile alla nuova speranza di vita, misura che segue precise proiezioni demografiche dell’Istat e indicazioni ufficiali della Ragioneria generale dello Stato. 

Come cambieranno i requisiti: il meccanismo dell’aumento di tre mesi nel 2027

Le ultime proiezioni indicano che, dal 2027, l’età per la pensione di vecchiaia aumenterà, passando da 67 anni a 67 anni e 3 mesi. Aumenteranno anche i requisiti per andare in pensione anticipata ordinaria e gli uomini dovranno raggiungere 43 anni e 1 mese di contributi mentre per le donne la soglia sarà di 42 anni e 1 mese.

L'adeguamento dell'età pensionabile alla speranza di vita è concepito per garantire l’equilibrio tra spesa pensionistica e sostenibilità pubblica, minimizzando i rischi di squilibri tra generazioni e l’insorgere di pressioni sugli istituti di assistenza.

La posizione dell’UPB: perché l’aumento dell’età pensionabile è definito essenziale

L’UPB sottolinea la necessità di mantenere il meccanismo di adeguamento automatico dei requisiti pensionistici, affermando che modifica di tale sistema rischierebbe di compromettere gli equilibri finanziari nel lungo periodo. Secondo la presidente Lilia Cavallari, l’aggancio all’aspettativa di vita è prioritario per anticipare e gestire l’aumento del rapporto tra popolazione in pensione e lavoratori attivi, attenuando l’indice di dipendenza dei pensionati ed evitando l’abbassamento degli assegni previdenziali.

L’UPB valuta preferibile un sistema di aggiustamenti trasparenti, rispetto a interventi discrezionali e sporadici che possono rendere meno prevedibile la distribuzione dei rischi economici e sociali tra generazioni. L’impatto di eventuali sospensioni del meccanismo è ritenuto rilevante anche ai fini della tenuta strutturale delle finanze pubbliche e della limitazione delle richieste assistenziali future.

Le ragioni della sostenibilità: spesa pensionistica, invecchiamento della popolazione e rapporto debito/PIL

L’aumento dell’età pensionabile viene analizzato, dall’organo parlamentare, come una risposta a uno scenario caratterizzato da:

  • Progressivo invecchiamento demografico, con il superamento numerico della popolazione anziana rispetto agli attivi;
  • Calante quota di lavoratori nel tessuto produttivo, secondo i dati ISTAT;
  • Aumento prevedibile della spesa pensionistica e bisogno di contenerla rispetto al Pil;
  • Pressioni sul rapporto tra debito pubblico e PIL in assenza di correttivi automatici;
  • Effetti sul long-term care e incremento della spesa sanitaria correlata all’invecchiamento.

Il dibattito politico e le intenzioni del Governo sulle pensioni dal 2027

Il confronto istituzionale è intenso. Da un lato, il Governo ha manifestato intenzione di sospendere l’aumento dei requisiti, almeno per il biennio 2027-2028, al fine di rispondere a preoccupazioni sociali sulla perdita di reddito e sulla rigidità dell’uscita dal mercato del lavoro 

Resta da chiarire se l’intervento sarà limitato alla sola pensione di vecchiaia o se interesserà anche altre vie di uscita, come l’anticipo contributivo. Questa decisione, ancora in fase di definizione, ha trovato eco nelle recenti dichiarazioni di rappresentanti del Mef e del Ministero del Lavoro, per i quali occorre valutare la sostenibilità sociale e le ricadute sulle fasce più deboli, bilanciando l’equilibrio contabile con la protezione dei diritti acquisiti.

Implicazioni future: adeguatezza delle prestazioni e impatto sulle nuove generazioni

Il tema dell’adeguatezza delle prestazioni pensionistiche è centrale nelle valutazioni offerte dall’UPB. Una modifica non ponderata del meccanismo rischia di penalizzare lavoratori con carriere non continuative e retribuzioni più basse, in particolare le più giovani generazioni. Per mantenere la proporzionalità tra contributi e trattamento, occorre garantire:

  • Carriere lavorative continuative e ben remunerate
  • Maggiore partecipazione attiva al lavoro, specialmente femminile e giovanile
  • Supporto efficace per la genitorialità e incentivi alla natalità
  • Politiche di inclusione per il rafforzamento salariale. 
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