Non si prospetta roseo il futuro pensionistico di molti dipendenti privati: ecco quando e con quanto potranno andare in pensione secondo recenti simulazioni
Quando potranno andare in pensione i dipendenti privati e con quali importi secondo le ultime simulazioni? Il problema del valore delle pensioni in Italia diventa sempre più pesante, perché sempre più bassi sono gli importi riconosciuti a chi lavora una vita intera.
E le prospettive di calcolo con il sistema totalmente contributivo non sono per niente positive, considerando le carriere precarie e discontinue di oggi, gli stipendi bassi, che quindi potranno a bassi contributi da versare ai fini pensionistici, l’entrata nel mondo del lavoro sempre più tardi. Secondo alcune simulazioni, il futuro pensionistico di molti non sarà infatti così roseo.
Secondo le simulazioni effettuate da Enasc-Unisc sulle prospettive di pensionamento dei dipendenti privati, chi si prepara ad andare in pensione non potrà godere di trattamenti dignitosi. Solo chi ha avuto una carriera professionale continua e 'buona' e matura il diritto alla pensione tra il 20232 e il 2063 potrà avere fino al 70% dell'ultima busta paga.
Ma si può scendere fino al 60% e al 50% in moltissimi casi. Tra gli esempi considerati c'è quello di un dipendente privato di 43 anni che ha iniziato a lavorare a 25 anni e che dovrebbe andare in pensione a 68 anni circa.
Il reddito stimato durante l'ultimo anno di lavoro è di circa 24.500 euro e l'importo annuo lordo della pensione, calcolato con il sistema contributivo, risulat di circa 19mila euro. Ciò significa che questo dipendente avrà un importo pari al 78% dell'ultimo stipendio. Andando in pensione nel 2055, l'importo aumenterebbe, però, di circa 4mila euro all'anno.
Per riassumere, stando alle simulazioni, raggiungendo l’anzianità contributiva massima, si passa dall’80% dell’ultimo stipendio, calcolato con sistema retributivo, al 74% dell’ultimo stipendio percepito, con il sistema contributivo.
Se si va in pensione dopo il 2035, si scende al 71% dell’ultima busta paga, e peggio va andando avanti. Un buon importo di pensione viene comunque garantito solo a chi, in sostanza, ha preso stipendi alti durante la vita lavorativa e in maniera continuativa.
Secondo le anticipazioni sulle misure per le pensioni che potrebbero rientrare nella prossima Manovra Finanziaria 2025, sembra al momento che la quota 103 per andare in pensione a 62 anni di età e con 41 anni di contributi potrebbe essere ancora riconfermata, nonostante quest’anno non abbia riscosso particolare successo.
Stessa sorte potrebbe toccare all’ape sociale, per andare in pensione prima a 63 anni di età e con almeno 30 anni di contributi, ma resterebbe comunque circoscritta alle categorie di persone cosiddette svantaggiate, e ad opzione donna, sempre destinata, anche in questo, solo a determinate lavoratrici e sempre accettando un trattamento finale ridotto.
Anche l’isopensione per andare in pensione anticipata a chi ha 60 anni, considerando che si tratta di un sistema che permette di uscire prima fino a 7 anni rispetto ai normali requisiti pensionistici richiesti, è stato ancora confermata sia per il 2025 che per il 2026.
La misura non vale, però, per tutti i lavoratori che decidono di lasciare prima il lavoro ma solo per i dipendenti in esubero di aziende con più di 15 dipendenti e se ne può usufruire solo tramite stipula di accordi con le organizzazioni sindacali più rappresentative.
Inoltre, non possono andare in pensione prima con l’isopensione gli apprendisti e i lavoratori privati con contratto di reinserimento.