Dalla proroga di quota 103 a una possibile quota 41 contributiva, ad un allungamento delle finestre per la pensione anticipata: tutte le nuove ipotesi per la riforma delle pensioni 2025
Quali sono le ultime proposte e novità per la prossima riforma delle pensioni? Si torna a discutere di una prossima riforma delle pensioni 2025-2026 che, si auspica, possa essere definita entro la fine dell'anno con la nuova Manovra Finanziaria. E sono diverse, e sempre più, le proposte che si rincorrono.
Vediamo quali sono nel dettaglio e come potrebbero cambiare il panorama della previdenza italiana.
Le finestre mobili per l'uscita sono al momento bloccate ma si discute di un nuovo possibile allungamento delle stesse per l’accesso alla pensione, da 3 a 6-7 mesi.
Questa novità potrebbe, dunque, portare a un’uscita dal lavoro dopo 43 anni e 4 mesi, fino a 43 anni e 5 mesi nel caso di finestra fino a 7 mesi, per gli uomini e 42 anni e 4 mesi per le donne. Non ci sarebbe comunque ancora alcun vincolo per quanto riguarda il requisito anagrafico.
Secondo quanto riportano le ultime notizie, nonostante più volte allontanata come ipotesi, si starebbe lavorando all’introduzione nella nuova Legge di Bilancio del Governo Meloni di una nuova quota 41, che permetterebbe di andare in pensione prima a chi matura 41 anni di contributi, indipendentemente dall’età anagrafica, ma solo con il ricalcolo della pensione esclusivamente sulla base dei contributi versati, escludendo il sistema retributivo.
Ciò significa che chi sceglierà di andare in pensione prima, subirà una penalizzazione sull’importo mensile spettante.
Per quanto riguarda le forme di uscita anticipata attualmente in vigore, sembra, al momento, che nella prossima Manovra Finanziaria 2024 che la quota 103 per andare in pensione a 62 anni d’età e con 41 di contributi potrebbe essere ancora riconfermata, nonostante il flop di quest’anno.
Stessa sorte potrebbe toccare all’ape sociale, per andare in pensione prima a 63 anni di età e con almeno 30 anni di contributi, ma resterebbe comunque circoscritta alle categorie di persone cosiddette svantaggiate, e ad opzione donna.
Considerando l'attuale situazione del sistema previdenziale, il governo starebbe studiando anche nuovi bonus ed esoneri contributivi per chi resta a lavorare pur raggiungendo i requisiti necessari per andare in pensione prima, sulla scia di quanto già previsto dal Bonus Maroni.
Secondo quanto anticipato, i bonus e gli sgravi contributivi potrebbero essere rivolti a specifiche categorie di lavoratori, come gli appartenenti alle Forze dell'Ordine o anche i medici, come già fatto lo scorso anno.
Le proposte di riforma delle pensioni 2025 interessano anche il Tfr e i fondi pensione. Il sottosegretario della Lega, Claudio Durigon, ha avanzato la proposta di far confluire automaticamente una parte del Trattamento di Fine Rapporto nei Fondi pensione complementari, a meno che il lavoratore non presenti esplicita opposizione.
L’ipotesi parla di una quota del 25% e rispettando il principio del silenzio-assenso semestrale.
La proposta è appoggiata dalla ministra del Lavoro, Elvira Calderone, che ha precisato che sarebbero interessati dalla novità soprattutto le giovani generazioni e che le relative discussioni dovranno avvenire in maniera condivisa anche con le organizzazioni sindacali e datoriali.
Non solo il mondo della politica ma anche diversi Enti e Istituti hanno presentato alcune proposte di riforma delle pensioni 2025 che possano agevolare i lavoratori senza però intaccare la sostenibilità finanziaria del sistema previdenziale.
Il Centro Studi e Ricerche Itinerari Previdenziali ha proposto l’introduzione di una maggiore flessibilità in uscita dai 63/64 anni fino ai 72 anni, con penalizzazioni per chi sceglie di andare in pensione prima dei 67 anni e incentivi per chi decide invece di rimanere, congiuntamente ad un aumento dei contributi necessari, che passerebbero da 20 a 25 anni.
Inoltre, per collocarsi a riposo, l'importo della pensione dovrà essere pari almeno a 1,5 volte l'assegno sociale. Si tratta di un vincolo che è stato cancellato nell'ultima Legge di Bilancio.
Anche il Cnel ha proposto un aumento di 5 anni del requisito contributivo per andare in pensione di vecchiaia, mentre l’Upb, l’Ufficio parlamentare di bilancio, ha proposto una revisione dei requisiti più flessibili per andare in pensione, ma solo a condizione di ricalcoli contributivi dei trattamenti finali.
Infine, tra le modifiche possibili in arrivo con la prossima Manovra Finanziaria, c’è una nuova rivalutazione delle pensioni per adeguamento degli importi all’andamento dell’inflazione.
Cambierà certamente il tasso di ricalcolo degli importi a partire da gennaio 2025 e probabilmente le percentuali rivalutative saranno ancora riviste, ma la certezza è che per gli importi più basso ci sarà comunque una perequazione integrale al 100%.