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Pensioni, la situazione degli emendamenti all'inizio della fase di votazione Manovra Finanziaria

di Marianna Quatraro pubblicato il
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Cosa cambierà realmente per le pensioni nel 2026 con le misure decise nella nuova Manovra: si attendono gli esiti delle ultime votazioni sugli emendamenti

Le discussioni sulla Manovra Finanziaria 2026 si caratterizzano per una forte attenzione al tema previdenziale, su cui si concentra una parte importante degli emendamenti esaminati dalla Commissione Bilancio del Senato. Il clima di confronto politico è acceso: le tensioni tra Governo e opposizioni, il pressing dei sindacati e la ricerca di un equilibrio tra esigenze sociali e sostenibilità finanziaria sono elementi ricorrenti in questa fase.

L’adeguamento automatico dei requisiti anagrafici e contributivi, conseguenza del meccanismo Fornero che lega l’uscita dal lavoro all’aspettativa di vita, rappresenta uno dei nodi principali della discussione. Nel frattempo, il quadro macroeconomico richiamato anche dal parere positivo dell’Unione Europea impone massima cautela: la priorità resta la tenuta dei conti pubblici, limitando spazi per interventi costosi. 

Gli emendamenti sulle pensioni: quali proposte sono in discussione

Le principali modifiche presentate in Parlamento vertano sulla ricerca di soluzioni per rendere il sistema pensionistico più equo e sostenibile, senza gravare eccessivamente sul bilancio dello Stato. Tra le proposte di modifica emergono diversi temi di rilievo che chiamano in causa sia i partiti di maggioranza che le opposizioni. Ecco una panoramica delle proposte più significative attualmente al vaglio:

  • Rallentamento dell’aumento dell’età pensionabile: diversi emendamenti puntano a contenere o differire l’innalzamento dell’età richiesta per l’accesso alla pensione, destinando la misura principalmente ai lavoratori impiegati in mansioni usuranti.
  • Proroga di “Opzione Donna”: ampliamente discussa la possibile estensione per un ulteriore anno della misura dedicata alle lavoratrici, ipotizzando un accesso più inclusivo anche per le categorie svantaggiate.
  • Modifiche alla previdenza integrativa: alcune proposte mirano a rafforzare la posizione dei fondi pensione, estendendo i benefici fiscali, ripensando la tassazione sui rendimenti e introducendo meccanismi innovativi come il silenzio-assenso per le nuove adesioni.
  • Introduzione di ulteriori flessibilità in uscita: discussione su anticipo pensionistico, aumento delle pensioni minime e supporto ai soggetti economicamente fragili tramite correttivi ad hoc.
Sulla situazione degli emendamenti all’inizio delle votazioni, occorre rimarcare che gran parte delle richieste d’intervento incontra il problema delle coperture finanziarie: l’onerosità delle misure proposte limita la possibilità di accoglimento su larga scala

Proroga di Opzione Donna nel 2026: richieste e scenari possibili

Il dibattito previdenziale verte soprattutto sulla richiesta di proroga di Opzione Donna anche per il 2026. Questo strumento, già oggetto di frequenti revisioni negli ultimi anni, permette a determinate categorie di lavoratrici di accedere alla pensione con requisiti anagrafici e contributivi ridotti rispetto alle regole generali, accettando però il ricalcolo interamente contributivo dell’assegno.

Alla luce delle risorse limitate, la proposta più realistica presa in esame prevede:

  • Estensione del meccanismo almeno per il prossimo anno
  • Limiti di accesso riservati, come nel 2025, a caregiver, donne in situazioni di invalidità a partire dal 75% e dipendenti di imprese in crisi
Le forze di maggioranza e una parte delle opposizioni si sono dimostrate favorevoli alla conferma di Opzione donna anche per il prossimo anno, giudicata strumento di equità e tutela per chi ha carriere contributive discontinue o si trova in condizioni di svantaggio sociale.

Nello scenario più probabile, la proroga potrebbe rimanere parziale, cioè rivolgersi soltanto alle platee considerate più vulnerabili, senza estensione generalizzata a tutte le lavoratrici. Il costo di applicazione piuttosto elevato dissuade infatti dal varare una versione allargata. Nel testo attuale, l’unica misura anticipata certa resta l’APE sociale, mentre Opzione Donna e le altre deroghe rischiano un ridimensionamento.

Quota 103: cancellazione, prospettive future e possibilità di ripristino

La cosiddetta Quota 103, formula che negli anni precedenti ha consentito l’uscita anticipata al raggiungimento di 62 anni di età e 41 anni di contributi, non trova spazio nella Manovra 2026 nell’attuale configurazione. Il Governo, chiamato a operare tagli e ridefinire le priorità, ha scelto di mantenere soltanto l’APE sociale tra i canali flessibili di anticipo pensionistico, lasciando fuori sia Quota 103 che Opzione Donna (almeno nella versione estesa).

Sono tuttavia numerosi gli emendamenti che chiedono il ripristino di questa finestra di uscita, soprattutto da parte di forze politiche attente alle esigenze delle generazioni nate negli anni ’60 e agli iscritti con carriere lunghe ma non continuative. La permanenza di Quota 103 rappresentava una salvaguardia per quei lavoratori rimasti esclusi dalle precedenti riforme; la sua cancellazione accentua la rigidità del sistema.

Fra le prospettive future emergono due scenari:

  • Una versione fortemente limitata nel numero dei beneficiari e nell’importo dell’assegno
  • Un eventuale ripristino in caso di nuove disponibilità finanziarie o creazione di fondi dedicati.

Fondi pensione: deducibilità, silenzio assenso e tassazione sui rendimenti

Le nuove proposte per la previdenza complementare, oggetto di alcuni emendamenti di spicco, puntano a incentivare l’adesione ai fondi pensione come strumento per rafforzare la sicurezza economica nella terza età. Le principali modifiche richieste si articolano su tre fronti:
  • Aumento della deducibilità: si propone di innalzare il limite dei contributi deducibili fiscalmente dagli attuali 5.164,57 euro fino a un range compreso tra 7.500 e 8.500 euro annui. Particolare attenzione viene rivolta ai neoassunti dopo il 2007 e ai soggetti fiscalmente a carico, che spesso hanno margini di contribuzione ridotti.
  • Silenzio-assenso per i nuovi iscritti: una delle novità di maggiore impatto riguarda la possibilità di iscrizione automatica, salvo esplicita rinuncia, ai fondi pensione negoziali per i lavoratori del settore privato assunti dopo la data prevista dall’eventuale riforma. L’obiettivo è ampliare la platea degli aderenti e garantire una maggiore copertura di previdenza integrativa, beneficiando anche i giovani precari.
  • Revisione della tassazione sui rendimenti: tra le proposte si segnala quella di ridurre la tassazione sulle rendite dei fondi pensione portandola dall’attuale 20% all’11%, riavvicinando il trattamento fiscale a quello più favorevole applicato fino al 2014. Tale misura favorirebbe una maggiore capitalizzazione e rendimenti netti più elevati per gli aderenti.
Da un punto di vista operativo, rimangono da sciogliere alcuni nodi tecnici sulle modalità di applicazione del silenzio-assenso, sulla portabilità dei versamenti per chi cambia settore e sulla tutela di chi aderisce su base collettiva attraverso i contratti nazionali. 

Calendario della Manovra: quando si vota e quali sono le prossime tappe

L’iter della Manovra 2026 prosegue secondo uno schema ben delineato. Dopo la presentazione iniziale al Senato e il passaggio obbligato attraverso l’esame in Commissione Bilancio, le votazioni di merito sugli emendamenti sono attese nella seconda metà di dicembre. Il Governo ha fissato l’obiettivo di portare il testo riformulato in Aula nella settimana successiva all’arrivo degli emendamenti, con un mandato ai relatori previsto entro domenica 21. Dopo questa fase, la Manovra deve passare alla Camera entro la fine di dicembre. Per riassumere le tappe:

  • Senato: votazione sugli emendamenti e mandato ai relatori (tra 16-21 dicembre)
  • Camera: esame definitivo e voto finale entro 31 dicembre
Le misure della Manovra dovranno entrare in vigore il 1° gennaio 2026. 


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