Quali sono i nuovi interventi indicati da esperti e politici per una reale revisione delle pensioni attuali: le proposte e i chiarimenti
Quali sono i nuovi interventi sulle pensioni indicati da politici ed esperti? La Manovra Finanziaria 2025 non ha previsto alcuna novità fondamentale e strutturale per modificare completamente le leggi pensionistiche vigenti.
Ancora una volta le discussioni portante avanti nel corso nell’anno si sono concluse con un nulla di fatto e sono stati confermati i requisiti di 67 anni di età e con almeno 20 anni di contributi per la pensione di vecchiaia e con 42 anni e 10 mesi di contributi per gli uomini (e un anno in meno per le donne) indipendentemente dal requisito anagrafico per la pensione anticipata ordinaria, e sono state prorogate ancora le forme di uscita anticipata di quota 103, ape sociale e opzione donna.
Secondo quanto proposto, gli interventi indicati per rivedere del tutto la Legge Fornero, sia per anticipare le uscite e sia per migliorare gli importi finali, potrebbero essere i seguenti:
Un altro intervento prospettato sarebbe quello dell’introduzione di un superbonus per chi resta a lavoro fino a 71 anni e un importo minimo necessario per poter accedere alla pensione di vecchiaia a 67 anni.
Nonostante non sia stato definito nulla di particolare e rivoluzionario per le pensioni, qualche modifica quest’anno comunque è stata approvata, a partire da una revisione delle percentuali rivalutative, più alte rispetto a quelle del 2024.
Quest’anno, infatti, gli assegni pensionistici sono pienamente rivalutati sul tasso fissato allo 0,8% e secondo tre percentuali, del 100%, del 90% e del 75% in base all’importo che si percepisce.
Per quanto riguarda gli importi, è stato anche aumentato il trattamento minimo Inps, passato da 614,77 euro del 2024 a circa 617 euro al mese nel 2025, grazie alla perequazione automatica. Tale incremento interessa principalmente i pensionati che hanno maturato pochi anni di contribuzione, garantendo un sostegno economico.
Un’altra modifica riguarda il nuovo sistema di uscita anticipata a 64 anni di età e con almeno 25 anni di contributi e a condizione di raggiungere un importo pari a 3 volte l’assegno sociale (circa 1.600 euro). Tale somma, però, si potrà raggiungere grazie alla possibilità di cumulare la previdenza obbligatoria e quanto versato nella previdenza complementare.
E’ stato, infine, potenziato il Bonus Maroni per chi decide di rimanere a lavoro anche dopo aver raggiunto i requisiti per andare in pensione prima sia con la quota 103 e sia con la pensione anticipata ordinaria.
La quota di contributi che si può ora chiedere in busta paga (il 9,19% della retribuzione di regola) diventa esentasse, a fronte, però, di una riduzione del montante contributivo per la pensione. Ciò significa che si ricevono più soldi direttamente in busta paga fino a quando si continua a lavorare, ma si accumulano meno contributi per il calcolo del trattamento finale.