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Rivalutazione piena delle pensioni, Corte dei Conti accoglie domanda rimborso arretrati. Ora spetta alla Corte Costituzionale

di Marianna Quatraro pubblicato il
Rivalutazione piena pensioni

Come potrebbe cambiare ancora la rivalutazione delle pensioni più alte dopo il recente ricorso accolto dalla Corte dei Conti: si attende ora la pronuncia della Corte Costituzionale

Cosa potrebbe cambiare ancora per la rivalutazione delle pensioni? Il meccanismo di rivalutazione pensionistica annuale serve a garantire a tutti i pensionati il potere di acquisto, adeguando gli importi percepiti all’andamento dell’inflazione e dei prezzi al consumo comunicati dall’Istat.

Non si tratta, dunque, di semplici aumenti annuali, ma di adeguamenti per permettere di stare al passo con il costo della vita che cambia. Con la Legge di Bilancio 2023 sono state, però, riviste le percentuali di rivalutazione, con tagli che hanno interessato coloro che percepiscono i trattamenti più elevati e che ora potrebbero vedersi di nuovo aumentare le pensioni e ottenere anche rimborsi. Vediamo perché.

  • La Corte dei Conti della Toscana accoglie un ricorso per mancata rivalutazione piena delle pensioni
  • Ora la questione passa alla Corte Costituzionale  

La Corte dei Conti della Toscana accoglie un ricorso per mancata rivalutazione piena delle pensioni

La Corte dei Conti della Toscana ha accolto il ricorso di un ex dirigente scolastico, che ha sollevato un'eccezione di costituzionalità e ha presentato la richiesta di rimborso per ottenere la piena rivalutazione della pensione relativa agli anni 2022, 2023, 2024 pur percependo un importo alto.

L’ex dirigente scolastico fiorentino è, infatti, titolare di un trattamento pensionistico pari a 5.708,11 lordi mensili, quindi superiore a dieci volte il minimo Inps, una di quelle pensioni su cui ha pesato fortemente il taglio perequativo deciso dal governo Meloni.

Accogliendo il ricorso, la Corte dei Conti toscana ha spiegato che la penalizzazione delle pensioni più elevate lede non solo l'aspettativa economica ma anche la stessa dignità del lavoratore, considerando che un trattamento più alto è il meritato riconoscimento per un maggiore impegno profusi durante la vita lavorativa, per cui non deve essere ritenuto sacrificabile, anche in un’ottica di equità.

La stessa Corte ha sottolineato come la Costituzione affermi la necessità di valorizzare i principi della proporzionalità della retribuzione alla quantità e qualità del suo lavoro e la funzione propriamente previdenziale dei trattamenti pensionistici per garantire ai pensionati un trattamento economico commisurato all'attività lavorativa svolta ma anche per tutelare la stessa dignità del lavoratore che non può essere sminuita una volta collocatosi a riposo.

Ora la questione passa alla Corte Costituzionale  
 

Dopo il passaggio alla Corte dei Conti, la questione passa ora alla Corte Costituzionale si attende una pronuncia che potrebbe arrivare anche in tempi brevi. Se fosse confermato quanto stabilito dalla Corte dei Conti, il governo dovrebbe rimettersi a lavoro per una nuova revisione delle percentuali di rivalutazione, tornando ad aumentare quelle più basse per le pensioni più alte.

Inoltre, a tutti coloro che sono stati penalizzati in questi ultimi anni, potrebbero essere riconosciuti i rimborsi di quanto sarebbe spettato con una piena rivalutazione pensionistica. 


 

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