Quali sono le regole e le norme che disciplinano i rapporti tra separati in casa e ancora conviventi, dal mantenimento ai doveri degli ex coniugi
Sono sempre più gli ex coniugi che scelgono di continuare a condividere la stessa abitazione anche dopo la separazione legale. Questo fenomeno, definito "separazione in casa", è frequentemente legato a esigenze economiche o alla necessità di garantire stabilità ai figli minori durante una delicata fase di transizione.
Secondo la normativa aggiornata al 2025, la separazione in casa trova espresso riconoscimento all’interno dei dispositivi normativi, con una disciplina più articolata volta a bilanciare esigenze di tutela e prevenzione di abusi.
Il diritto all’abitazione viene garantito attraverso misure che salvaguardano la permanenza di entrambi i coniugi nella stessa casa solo a determinate condizioni, spesso legate alla presenza di figli minori o a comprovate difficoltà economiche transitorie.
Tra i principali limiti imposti dalla disciplina vigente, emerge la temporaneità di questa soluzione, che non può protrarsi indefinitamente senza dimostrare una reale e stabile separazione delle vite personali ed economiche. I giudici, nel valutare la validità degli accordi di separazione, considerano criteri quali:
La normativa 2025 ribadisce che la separazione personale, anche in situazione di coabitazione, non annulla automaticamente il diritto all’assegno: resta fondamentale dimostrare la cessazione della comunione affettiva ed economica, nonché la sussistenza di una condizione di effettiva necessità.
I criteri per stabilire se il coniuge separato abbia diritto al mantenimento, in caso di convivenza sotto lo stesso tetto, presuppongono:
Dal punto di vista pratico, la determinazione e la quantificazione dell’assegno si basano sull’analisi dettagliata delle esigenze del beneficiario e della capacità contributiva dell’obbligato.
E' sempre necessario presentare la documentazione reddituale (ultimi tre anni), la prova dell’impossibilità di mantenere un tenore analogo a quello avuto durante la convivenza matrimoniale e l’assenza di cointeressenze economiche attuali o sopravvenute. In caso di addebito della separazione, il coniuge a cui sia riconosciuta la responsabilità della crisi perde il diritto a ricevere l’assegno, anche se la coabitazione perdura per motivi contingenti.
Tra i casi pratici più frequenti:
L’assegno di mantenimento per i figli resta dovuto anche in regime di separazione in casa, quando l’autonomia patrimoniale e la responsabilità genitoriale risultano chiaramente distinte.
La normativa vigente conferma che la presenza fisica di entrambi i genitori in casa non costituisce di per sé una presunzione di mantenimento diretto, a meno che non sia dimostrata la reale partecipazione di entrambi alle spese ordinarie e straordinarie dei minori, per cui:
Dal punto di vista legale, la separazione personale sospende l’obbligo di coabitazione e la comunione dei beni, ma non estingue il vincolo matrimoniale: i coniugi restano tali anche agli occhi della pubblica amministrazione e in relazione a terzi. Questo comporta, ad esempio, il permanere dei diritti successori reciproci, salvo che uno dei coniugi abbia subito l’addebito della separazione e la possibilità di essere considerati erede legittimario.
Sul piano economico, gli accordi o i provvedimenti sull’assegno di mantenimento e sull’affidamento dei figli restano validi e vincolanti per tutta la durata della separazione. I beni acquistati dopo la separazione rientrano nel patrimonio personale del singolo coniuge, rendendo possibile la gestione autonoma delle risorse, ma con obbligo a mantenere gli impegni assunti in sede di separazione.