Come potrebbero cambiare gli importi delle pensioni nel corso dell’iter parlamentare della Manovra fino all’approvazione di dicembre
Quali sorprese potrebbero esserci per gli aumenti degli importi delle pensioni durante l’iter parlamentare della Manovra Finanziaria? Diverse sono le misure per le pensioni che sono state annunciate nella nuova Manovra Finanziaria, dalla proroga ulteriore delle forme di uscita anticipata di quota 103, ape sociale e opzione donna, alla possibilità per i dipendenti pubblici di restare, su base volontaria, a lavoro fino a 70 anni ricevendo incentivi, ad un nuovo intervento sul Tfr con la possibilità di un semestre di silenzio-assenso per il trasferimento del Trattamento sui fondi pensione.
Si continua, però, ancora a discutere degli aumenti delle pensioni, che saranno affrontati nel corso dell’iter parlamentare, relativamente sia alle pensioni minime che alla rivalutazione pensionistica.
L'importo dei trattamenti minimi, stando alla rivalutazione, dovrebbe arrivare tra i 620 e i 630 euro. Ma, come già annunciato, Forza Italia nelle prossime riunioni rilancerà per ulteriori aumenti.
La proposta iniziale del partito era quella di fissare le pensioni minime a 650 euro per tutti. Probabilmente, se non si otterrà tale somma, ci si fermerà sui 640 euro.
Dal primo gennaio 2025 potrebbe cambiare di nuovo il meccanismo di rivalutazione delle pensioni.
La prima versione della Manovra prevede, infatti, una rivalutazione al 100% per gli importi fino a 4 volte il minimo, del 90% per gli importi tra 4 e 5 volte il minimo Inps, del 75% per gli assegni superiori a 5 volte il minimo.
Si tratta di un sistema che, seppur non garantisce effettivamente la rivalutazione piena a tutti ad eccezione dei trattamenti più bassi, è comunque più favorevole per i pensionati di quello attualmente in vigore
Le percentuali rivalutative in vigore ora oscillano, infatti, dal 100% per gli assegni fino a quattro volte il minimo, fino a ridursi ad appena il 22% per assegni superiori a dieci volte il minimo.
Tuttavia, a prescindere dalle percentuali perequative riviste, e più vantaggiose, la rivalutazione nel 2025 porterà un aumento molto più contenuto rispetto a 2023 e 2024, perché, stando agli ultimi dati, sarà calcolata su un tasso dell’1,6% circa, decisamente molto meno dell’8,1% del 2023 e del 5,4% di quest’anno.
Si tratta di una forte riduzione dovuta alla nuova stabilizzazione dell’inflazione, che dalle stelle del 12% di due anni fa è ormai tornata ad attestarsi intorno a poco meno del 2%.