Quali sono le ultime proposte avanzate che mirano ad un potenziamento dei fondi pensione nel 2026 per sostenere i futuri trattamenti dei lavoratori
Il sistema previdenziale italiano si prepara ad accogliere una serie di cambiamenti che influenzeranno i lavoratori, chi già aderisce a forme pensionistiche integrative e chi sta considerando di farlo nei prossimi anni. Gli ultimi interventi normativi, in particolare la Legge di Bilancio per il 2025 e le misure già preannunciate per il 2026, puntano a favorire una maggiore adesione ai fondi pensionistici, offrendo incentivi fiscali, facilitazioni nell'utilizzo delle somme versate e una significativa riduzione della pressione fiscale
L'attenzione verso la deducibilità fiscale dei contributi destinati al risparmio previdenziale integrativo resta elevata. Attualmente, chi aderisce a un fondo pensione può dedurre annualmente fino a 5.164,57 euro dal reddito imponibile. Secondo gli ultimi dati resi disponibili dalla Commissione di Vigilanza sui Fondi Pensione (COVIP), solo una minoranza sfrutta appieno questo limite: la maggior parte degli aderenti versa molto meno. Il dato suggerisce che esiste un margine notevole di miglioramento nella pianificazione fiscale personale.
Le norme più recenti puntano a una maggiore flessibilità nell'utilizzo delle risorse accumulate nel tempo. Oggi non solo è più semplice effettuare versamenti volontari una tantum o incrementare le percentuali prelevate in busta paga, ma si può anche ampliare la contribuzione includendo i familiari a carico.
Si tratta della Rendita integrativa temporanea anticipata che prevede l'erogazione frazionata del montante accumulato da un aderente fino al raggiungimento dei requisiti per la pensione di vecchiaia (a 677 anni di età e con almeno 20 anni di contributi).
La Rita può essere, però riconosciuta solo se si verificano specifiche condizioni, come:
Con il graduale passaggio al metodo pienamente contributivo del calcolo della pensione, che terrà conto, cioè, alla fine della propria vita lavorativa solo ed esclusivamente dei contributi effettivamente versati ai fini pensionistici, si punta non solo rafforzare le forme previdenziali complementari, sia collettive che individuali.
Mario Pepe, il neopresidente della Covip (la Commissione di vigilanza sui fondi pensione), ha, infatti, anche proposto l’istituzione di un nuovo bonus previdenziale alla nascita che può essere alimentato con i contributi fiscalmente deducibili versati dai familiari, anche non stretti, e da usare solo al raggiungimento della maggiore età.
Si tratterebbe di un salvadanaio previdenziale che avrebbe il duplice scopo prettamente pensionistico da un lato e di tipo formativo, dall'altro.
Al raggiungimento dei 18 anni, infatti, il bonus accumulato si potrà usare anche per la formazione, ad esempio per pagarsi gli studi in un’università prestigiosa.