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Fondi pensioni 2026, meno tasse, aumento deducibilità e possibilità di avere subito quanto versato

di Marianna Quatraro pubblicato il
Fondi pensioni 2026

Quali sono le ultime proposte avanzate che mirano ad un potenziamento dei fondi pensione nel 2026 per sostenere i futuri trattamenti dei lavoratori

Il sistema previdenziale italiano si prepara ad accogliere una serie di cambiamenti che influenzeranno i lavoratori, chi già aderisce a forme pensionistiche integrative e chi sta considerando di farlo nei prossimi anni. Gli ultimi interventi normativi, in particolare la Legge di Bilancio per il 2025 e le misure già preannunciate per il 2026, puntano a favorire una maggiore adesione ai fondi pensionistici, offrendo incentivi fiscali, facilitazioni nell'utilizzo delle somme versate e una significativa riduzione della pressione fiscale

Meno tasse e aumento della deducibilità fiscale dei fondi pensione per il 2026

L'attenzione verso la deducibilità fiscale dei contributi destinati al risparmio previdenziale integrativo resta elevata. Attualmente, chi aderisce a un fondo pensione può dedurre annualmente fino a 5.164,57 euro dal reddito imponibile. Secondo gli ultimi dati resi disponibili dalla Commissione di Vigilanza sui Fondi Pensione (COVIP), solo una minoranza sfrutta appieno questo limite: la maggior parte degli aderenti versa molto meno. Il dato suggerisce che esiste un margine notevole di miglioramento nella pianificazione fiscale personale.

  • Forme di deduzione ammesse: contribuzione personale, contributi del datore di lavoro, versamenti per familiari fiscalmente a carico, eventuale premio di produttività convertito in contributo.
  • Esclusioni: il TFR non rientra tra i contributi deducibili e resta soggetto a tassazione separata.
La nuova proposta avanzata per una revisione del funzionamento dei fondi pensione nel 2026 prevede un aumento delle soglie di deducibilità dei contributi in dichiarazione dei redditi, che sia più alta dei 5.164,57 euro.

Aumento delle possibilità di fruizione delle somme versate nei fondi pensione

Le norme più recenti puntano a una maggiore flessibilità nell'utilizzo delle risorse accumulate nel tempo. Oggi non solo è più semplice effettuare versamenti volontari una tantum o incrementare le percentuali prelevate in busta paga, ma si può anche ampliare la contribuzione includendo i familiari a carico.

  • Versamenti volontari a fine anno consentono di sfruttare integralmente la deducibilità annua.
  • Contributi familiari deducibili offrono vantaggi fiscali aggiuntivi e l'opportunità di avviare una pianificazione previdenziale per i figli.
Le modifiche in merito punterebbero, invece, a raggiungere maggiore flessibilità nel riscatto dell’importo versato, per poter ricevere in parte o completamente il capitale accumulato nel fondo pensione anche prima della maturazione dei requisiti per la pensione finale, come accade già, più o meno, per alcune categorie di lavoratori con la cosiddetta Rita. 

Si tratta della Rendita integrativa temporanea anticipata che prevede l'erogazione frazionata del montante accumulato da un aderente fino al raggiungimento dei requisiti per la pensione di vecchiaia (a 677 anni di età e con almeno 20 anni di contributi). 

La Rita può essere, però riconosciuta solo se si verificano specifiche condizioni, come:

  • cessazione dell’attività lavorativa;
  • raggiungimento dell’età anagrafica per la pensione di vecchiaia nel regime obbligatorio di appartenenza entro i cinque anni successivi alla cessazione dell’attività lavorativa;
  • almeno 20 anni di contribuzione nei regimi obbligatori di appartenenza;
  • almeno cinque anni di partecipazione alla previdenza complementare.
In alternativa, bisogna soddisfare le seguenti:
  • cessazione dell’attività lavorativa;
  • inoccupazione, successiva alla cessazione dell’attività lavorativa, per un periodo superiore a 24 mesi;
  • raggiungimento dell’età anagrafica per la pensione di vecchiaia nel regime obbligatorio di appartenenza entro i dieci anni successivi al compimento del periodo minimo di inoccupazione;
  • almeno cinque anni di partecipazione alla previdenza complementare (tre anni se il lavoratore si sposta in altro Stato membro).
     

E anche un nuovo bonus previdenziale

Le ultime proposte relative ad un potenziamento dei fondi pensione prevedono anche ulteriori misure.

Con il graduale passaggio al metodo pienamente contributivo del calcolo della pensione, che terrà conto, cioè, alla fine della propria vita lavorativa solo ed esclusivamente dei contributi effettivamente versati ai fini pensionistici, si punta non solo rafforzare le forme previdenziali complementari, sia collettive che individuali.

Mario Pepe, il neopresidente della Covip (la Commissione di vigilanza sui fondi pensione), ha, infatti, anche proposto l’istituzione di un nuovo bonus previdenziale alla nascita che può essere alimentato con i contributi fiscalmente deducibili versati dai familiari, anche non stretti, e da usare solo al raggiungimento della maggiore età.

Si tratterebbe di un salvadanaio previdenziale che avrebbe il duplice scopo prettamente pensionistico da un lato e di tipo formativo, dall'altro. 

Al raggiungimento dei 18 anni, infatti, il bonus accumulato si potrà usare anche per la formazione, ad esempio per pagarsi gli studi in un’università prestigiosa.



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