Perché vivere di rendita con i guadagni derivanti dagli affitti brevi non è più conveniente e possibile: cosa è cambiato e gli attuali andamenti
Si può effettivamente guadagnare con gli affitti brevi e vivere di rendita? Il boom degli affitti brevi sembra calare. Si tratta di una forma specifica di locazione immobiliare caratterizzata da una durata non superiore a 30 giorni, che si distingue per la natura temporanea e flessibile, spesso utilizzata per scopi turistici o transitori.
Dopo anni di grande ‘successo’, questa tipologia di locazione nel 2025 inizia a registrare un calo, dovuto a diversi motivi, a partire dalle novità al via decise.
Rispetto al 2024 le associazioni di settore evidenziano un calo sia sul fronte della domanda che su quello dell’offerta.
Ciò significa che quanti guadagnavo e pensano di continuarlo a fare solo con case in affitto breve, dovrà fare un passo indietro, anche perché calano i loro rendimenti. Vediamo gli andamenti attuali degli affitti brevi e i motivi della loro contrazione.
Secondo le previsioni della Federazione Italiana Agenti Immobiliari Professionali, nella stagione invernale (precisamente nel periodo compreso tra metà dicembre e metà marzo), i contratti di affitto breve inferiore ai 30 giorni a fini turistici hanno subito una contrazione del 3% rispetto alla stagione precedente.
Il motivo per cui gli affitti brevi hanno subito un arresto è da ricercare soprattutto nelle nuove norme al via ufficialmente dal primo gennaio 2025.
Per tutti gli immobili destinati all’affitto breve è diventato obbligatorio dotarsi del Cin, un Codice Identificativo Nazionale che si affianca al codice previsto dalle normative regionali (Cir).
Per ottenere il Cin bisogna farne richiesta presentando l’apposita documentazione che attesta anche la presenza dei requisiti di sicurezza.
Secondo quanto stabilito, infatti, tutti gli immobili devono essere dotati di dispositivi per la rilevazione di gas e del monossido di carbonio e di estintori portatili a norma.
E’ stata poi stabilita una durata minima di 2 notti per i soggiorni nelle principali città turistiche italiane, regola mira a promuovere una permanenza prolungata nei luoghi prescelti per le vacanze.
Inoltre, chi gestisce più di 3 appartamenti destinati agli affitti brevi viene ormai considerato un gestore professionale, con conseguenti obblighi fiscali e amministrativi da rispettare.
Passando al capitolo tassazione, è stato deciso che la cedolare secca per gli affitti brevi e transitori (quelli superiori ai 30 giorni e sotto i 18 mesi) si applica al 21% solo sul primo immobile e al 26% a partire dal secondo, a cui bisogna comunque aggiungere le spese per adeguarsi alla normativa e il rischio di sanzioni in cui si incorre se non si rispettano le regole.
Vivere di rendita guadagnando solo con gli affitti brevi sembra ormai poco conveniente soprattutto per i rendimenti che assicurano.
Secondo una recente analisi di Aigab, quelli derivanti dagli affitti brevi sono adesso meno vantaggiosi e quasi equivalenti a quelli degli affitti tradizionali.
A Milano, per esempio, il rendimento medio netto per una casa messa a reddito con affitto tradizionale 4+4 è del 4,3%, rispetto al 4,1% degli affitti brevi del 4,1% e al 3,9% di quelli agli studenti.