Dal 2006 il tuo sito imparziale su Lavoro, Fisco, Investimenti, Pensioni, Aziende ed Auto

Irpef e pensioni 2026, i nuovi importi con il taglio tasse per le diverse fasce. Le simulazione degli aumenti con esempi

di Marianna Quatraro pubblicato il
Irpef pensioni 2026 nuovi importi

Quali sono le modifiche previste per l'Irpef 2026, chi interessano e come potrebbero realmente cambiare gli importi delle pensioni il prossimo anno

La revisione della tassazione sui redditi delle persone fisiche prevista per il 2026 introduce una significativa modifica nell’imposizione fiscale, incidendo in modo diretto sugli assegni pensionistici e sulle retribuzioni. T

ale intervento, che coinvolge la seconda aliquota Irpef, punta a sostenerne la crescita attraverso la riduzione della pressione fiscale, in particolare per i redditi collocati nella fascia media. Per i pensionati italiani, questa modifica potrebbe tradursi in un aumento dell’importo netto mensile percepito, ma non per tutti.

La nuova struttura Irpef: scaglioni e aliquote aggiornate

Dal 2026, il sistema Irpef potrebbe prevedere le seguenti modifiche:

  • No tax area fino a 12.000 euro di reddito, con esenzione totale dall’imposta;
  • Aliquota del 23% applicata sui redditi fino a 28.000 euro;
  • Aliquota ordinaria del 33% per i redditi compresi tra 28.001 e 60.000 euro;
  • Aliquota massima del 43% per i redditi eccedenti i 60.000 euro.
Rispetto al sistema vigente nel 2024, ci sarebbe una riduzione della seconda aliquota, abbassata dal 35%, e l’estensione della fascia al 33% fino alla soglia dei 60.000 euro. Anche la previsione dell’adeguamento della no tax area a 12.000 euro per pensionati e lavoratori rappresenta un importante strumento per la riduzione della pressione fiscale sulle fasce deboli.

Riduzione della seconda aliquota: chi viene realmente avvantaggiato?

La riduzione dell'aliquota per la fascia tra 28.001 e 60.000 euro interessa esclusivamente la platea dei pensionati e dei lavoratori che si colloca nella cosiddetta “fascia media”. Secondo le simulazioni elaborate da analisti e organismi di ricerca, tra cui l’associazione Izi, i reali beneficiari di tale intervento sono prevalentemente coloro che si attestano su redditi lordi compresi tra 35.000 e 60.000 euro. 

Oltre alla rivalutazione annua, che dal primo gennaio 2026 contribuirà ad aumentare le pensioni di tutti seppur in maniera molto leggera, la riduzione al 33% permetterebbe di ottenere un risparmio fiscale annuo che può raggiungere fino a 440 euro per chi percepisce una pensione attorno ai 50.000 euro lordi e fino a 1.440 euro annui per i redditi intorno ai 60.000 euro, grazie anche all’estensione dello scaglione. 

Le fasce di reddito inferiori, invece, beneficeranno della novità in modo meno marcato. Questo è dovuto all’effetto combinato del nuovo sistema di detrazione, che riduce il vantaggio per chi si colloca sotto la soglia dei 28.000 euro e per chi gode di particolari agevolazioni previdenziali. Al contrario, le pensioni medio-alte risultano direttamente interessate dal taglio di aliquota, in quanto la diminuzione della percentuale d’imposta genera un aumento immediato dell’importo netto percepito mensilmente.

Le stime mostrano che:

  • Per i pensionati con reddito lordo annuo di 30.000 euro, il risparmio fiscale con aliquota al 33% sarà di circa 40 euro annui;
  • Coloro che si attestano su 35.000 euro vedranno un aumento netto annuo attorno ai 140 euro;
  • Sopra i 40.000 euro, il beneficio aumenta a 240 euro, raggiungendo i 440 euro per importi pari a 50.000 euro;
  • Per redditi fino a 60.000 euro, l’estensione dello scaglione permette di arrivare fino a 1.440 euro di maggior importo annuale.
L’effetto della riduzione fiscale è misurabile anche in funzione dell’eventuale presenza di figli a carico o di detrazioni specifiche. 

Esempi pratici di calcolo per pensionati e lavoratori

Per una valutazione più concreta dell’aumento degli importi nel 2026 con l’introduzione della nuova aliquota, si riportano alcune simulazioni rappresentative:

Reddito annuo lordo Risparmio annuo (aliquota 33%) Aumento mensile netto stimato
30.000 € 40 € circa 3,30 €
35.000 € 140 € 11,60 €
40.000 € 240 € 20,00 €
50.000 € 440 € 36,60 €
60.000 € 1.440 € 120,00 €

Effetto della rivalutazione delle pensioni tra 2025 e 2026

Come accennato, nel 2026 sarà comunque applicato anche il meccanismo della perequazione pensionistica automatica, volto ad adeguare le pensioni all’inflazione. In base alle stime Istat e alle previsioni del governo, la crescita prevista del costo della vita sarà tra lo 0,8% e l’1,8%. L’aumento sarà distribuito secondo una scala differenziata:

  • 100% dell’inflazione per assegni fino a quattro volte il minimo (circa 2.400 euro lordi);
  • 90% dell’inflazione tra quattro e cinque volte il minimo;
  • 75% per gli importi superiori.
Ad esempio, una pensione di 1.500 euro lordi mensili potrà aumentare di circa 24 euro al mese nel 2025, mentre importi maggiori vedranno incrementi proporzionalmente inferiori. La rivalutazione, abbinata al calo dell’aliquota Irpef, potrà determinare, per alcune fasce, un effetto cumulativo di incremento sensibile del reddito disponibile, rafforzandoil potere d’acquisto dei pensionati. 

 

Leggi anche