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Opzione Donna, tassazione agevolata 5%, piano casa saltati al momento: c'è possibilità che rientrino in Manovra?

di Marianna Quatraro pubblicato il
Opzione Donna tassazione agevolata 5 per

Saltano al momento in Manovra Finanziaria 2026 gli emendamenti per la proroga di opzione donna, la detassazione al 5% per i rinnovi contrattuali e il nuovo piano casa per giovani, famiglie e separati: cosa potrebbe però ancora cambiare

La Manovra Finanziaria 2026 si sta rivelando un banco di prova complesso per il governo e per le forze politiche che si confrontano intorno al tema delle coperture economiche limitate. Diverse iniziative di impatto sociale sono state bloccate in fase di discussione al Senato: tra queste si registrano lo stop alla proroga della pensione anticipata per le lavoratrici, il respingimento delle proposte di tassazione agevolata sugli aumenti contrattuali e la mancata approvazione del nuovo Piano Casa. Il quadro attuale è il risultato di una serie di negoziati serrati tra maggioranza, opposizione e Ministero dell’Economia, volti a conciliare esigenze sociali con i parametri imposti dal Patto di stabilità europeo.

Nonostante la bocciatura degli emendamenti per assenza di risorse finanziarie, le stesse misure sono state nuovamente proposte dai gruppi parlamentari più rappresentativi.

Opzione Donna: la bocciatura, i requisiti attuali e le possibilità di rientro nella Manovra

Nel corso della discussione sulla Manovra, uno dei temi più sentiti e dibattuti è stato quello delle pensioni anticipate dedicate alle lavoratrici con Opzione donna. L’emendamento che avrebbe permesso la proroga della misura, estendendo la possibilità di maturare i requisiti per la pensione anticipata fino al 31 dicembre 2025, è stato dichiarato inammissibile dalla Commissione Bilancio del Senato a causa della mancanza di coperture finanziarie.

Attualmente possano accedere alla pensione anticipata le donne con almeno 35 anni di contributi e un’età variabile in base alla situazione familiare e sociale:

  • 61 anni per lavoratrici senza figli;
  • 60 anni con almeno un figlio;
  • 59 anni con due figli o più;
  • 59 anni per caregiver familiari, donne con invalidità certificata almeno al 74%, oppure licenziate da aziende in crisi.
L’interruzione della misura rappresenta un ulteriore restringimento rispetto ai già severi criteri introdotti dalle ultime riforme. Se, infatti, in origine era prevista per un’ampia platea di lavoratrici, negli anni sono state introdotte restrizioni sempre più selettive. L’esclusione della proroga dal testo attuale trova una flebile speranza nelle continue pressioni da parte dei gruppi parlamentari di maggioranza, che promettono nuovi tentativi di inserimento in fase di approvazione definitiva.

La probabilità che la misura possa comunque trovare spazio in un emendamento successivo rimane concreta, a condizione che vengano individuate le necessarie coperture economiche. La pressione sindacale e il confronto parlamentare saranno determinanti nei prossimi passaggi per verificare se la proroga di opzione donna verrà reintegrata all’interno del testo definitivo della Manovra.

Tassazione agevolata al 5% sugli aumenti contrattuali: cosa prevedeva l’emendamento e perché è stato respinto

Tra le proposte correttive respinte in Commissione Bilancio figura anche l’emendamento che puntava a introdurre un’aliquota fiscale ridotta al 5% sugli aumenti retributivi derivanti dai rinnovi dei contratti collettivi firmati nel corso del 2024. L’obiettivo era premiare la contrattazione collettiva e sostenere il potere d’acquisto dei lavoratori, incentivando il riconoscimento di incrementi salariali soprattutto ai dipendenti del settore privato e pubblico impegnati nelle nuove trattative contrattuali.

La norma, se approvata, avrebbe rappresentato un incentivo diretto sia per i lavoratori che per le imprese, con evidenti ricadute positive sul mercato del lavoro. Tuttavia, la mancata individuazione di adeguate coperture finanziare ha portato alla bocciatura dell’articolato previsto. Nella discussione parlamentare è emersa la necessità di mantenere l’equilibrio di bilancio, come richiesto dal Ministero dell’Economia, che ha segnalato l’impossibilità di sostenere ulteriori misure di defiscalizzazione in assenza di tagli o entrate alternative.

Nonostante lo stop, i promotori dell’emendamento hanno annunciato la riproposizione della norma nelle successive fasi parlamentari. La questione rimane, dunque, in sospeso, in attesa di nuove ipotesi di copertura o di un possibile ripensamento in sede di redazione finale della Manovra 2026.

Il Piano Casa: misure, obiettivi e le ragioni della mancata approvazione

Un altro tema di grande rilevanza sociale e oggetto di accesa discussione politica riguarda il nuovo Piano Casa, inserito tra le priorità di diversi gruppi parlamentari ma non accolto nel testo approvato dalla Commissione Bilancio. Il progetto mirava a favorire l’accesso all’abitazione per giovani, nuclei familiari numerosi e soggetti che hanno subìto separazioni, prevedendo per loro una serie di agevolazioni e strumenti di sostegno.

Gli obiettivi principali della proposta comprendevano:

  • l’incremento del patrimonio immobiliare destinato all’edilizia popolare;
  • un maggiore utilizzo di fondi nazionali ed europei per programmi pluriennali;
  • agevolazioni fiscali per la locazione e la proprietà della prima casa, con particolare attenzione alle categorie sociali più vulnerabili.
La mancata approvazione del nuovo Piano Casa dipende dalla difficoltà di reperimento delle risorse necessarie e in una divergenza politica sui criteri di accesso agli incentivi. Il disaccordo tra le forze di maggioranza ha contribuito a bloccare la misura, anche alla luce dei vincoli imposti dalle normative UE sulle spese strutturali e dagli stringenti limiti di bilancio fissati dal Ministero dell’Economia. Nonostante ciò, l’interesse trasversale sulla questione abitativa ha portato ad una pronta ripresentazione dell’emendamento.

Le dinamiche politiche: divisioni, negoziazioni e scenari di possibile reinserimento delle misure

La selezione degli emendamenti ha visto la bocciatura, per mancanza di coperture, di numerose proposte: 87 in totale secondo quanto riportato dalle cronache parlamentari, tra cui anche quelle relative al rafforzamento delle pensioni femminili, alla detassazione dei salari e al programma di edilizia abitativa. In parallelismo, misure come la riforma della disciplina delle farmacie e il taglio del canone Rai sono andate avanti, mostrando la volontà di progredire su fronti diversi.

Il percorso della Manovra resta tuttavia aperto a modifiche anche nella fase finale, grazie alla possibilità di riformulazione degli emendamenti con nuove coperture o rinvii. Le principali forze politiche hanno già annunciato l’intenzione di lavorare a nuovi incastri di bilancio, valutando ad esempio l’aumento dell’Irap per gli istituti bancari, la revisione della tassazione sui dividendi o la riduzione di alcune agevolazioni fiscali.

Forza Italia chiede maggiori fondi per sanità e sicurezza, la Lega spinge per misure su fisco e cartelle esattoriali, mentre Fratelli d’Italia insiste sulle pensioni e sulle politiche per la famiglia. Intanto, l’opposizione mantiene un atteggiamento critico, accusando l’esecutivo di aver tradito le attese su pensioni e welfare.

Il calendario parlamentare si preannuncia serrato, con possibili slittamenti nei tempi di approvazione finale. 



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