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Riforma pensioni e Meloni, le ultime dichiarazioni gelano le proposte finora discusse in Manovra Finanziaria

di Marianna Quatraro pubblicato il
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Nessuna certezza di interventi per le pensioni nella prossima Manovra finanziaria 2026: le ultime dichiarazioni della premier Meloni generano dubbi e timori

Le pensioni in Italia sono nuovamente in discussione mentre ci si avvicina alle delicate scelte della Manovra Finanziaria 2026. Negli ultimi mesi, il dibattito sulla riforma ha evidenziato crescenti incertezze politiche e sociali, soprattutto in seguito alle recenti dichiarazioni della premier. 

L’equilibrio tra sostenibilità finanziaria e attenzione verso lavoratori e pensionati è diventato tema centrale della discussione. 

Le ultime dichiarazioni di Giorgia Meloni sulle pensioni: prudenza e nessuna certezza

Nel confronto sulle pensioni italiane, le recenti dichiarazioni della premier Meloni hanno segnato una svolta significativa. Intervenendo da New York, la Presidente del Consiglio ha preso le distanze dalle rassicurazioni diffuse in precedenza da alcune componenti di governo, scegliendo la via della prudenza e della responsabilità.

La premier Meloni ha chiarito che nessuna decisione definitiva è stata ancora presa su modifiche immediate ai requisiti pensionistici, specificando che ogni scelta sarà oggetto di attento confronto nell’ambito della prossima legge di bilancio.

Questa posizione ha inevitabilmente raffreddato le aspettative di chi auspicava soluzioni rapide, in particolar modo sul blocco degli aumenti dell'età pensionabile dovuti all’incremento dell’aspettativa di vita. Meloni ha sottolineato che si tratta di tematiche complesse e che dichiarazioni premature rischiano di generare confusione tra cittadini e lavoratori in fase di pianificazione della propria uscita dal lavoro.

La prudenza non riguarda solo l’età pensionabile, ma anche le effettive possibilità di aumenti delle pensioni minime, tema che era stato centrale nelle scorse campagne elettorali ma che oggi viene rinviato a quando ci saranno risorse strutturali disponibili.

L’apertura al confronto con parti sociali, esperti ed enti competenti sarà decisiva e rappresenterà il momento centrale su cui misurare nei prossimi mesi la reale volontà politica di intervenire e la capacità di mantenere saldo il sistema previdenziale.

Congelamento dell’età pensionabile: situazioni, costi e ipotesi sul futuro dal 2027

Uno dei temi più discussi riguarda l’ipotesi di congelamento dell’età pensionabile dal 2027, per evitare l’innalzamento automatico legato all’aspettativa di vita, come previsto dalla Legge Fornero. Con l’aggiornamento ISTAT sulla speranza di vita, senza interventi normativi, la soglia per la pensione di vecchiaia salirebbe a 67 anni e 3 mesi e quella per la pensione anticipata a 43 anni e 1 mese di contributi per gli uomini (un anno in meno per le donne).

Le soluzioni emerse nel dibattito prevedono diverse ipotesi, che possono essere schematizzate così:

  • Blocco generalizzato: stop all’aumento per tutti i lavoratori, con un costo superiore ai 3 miliardi di euro annui.
  • Blocco parziale: limitare lo stop ai lavoratori che abbiano già raggiunto i 64 anni entro il 2027, riducendo l’impatto finanziario a circa 1,5-2 miliardi l’anno ma lasciando esclusi circa 170mila soggetti.
  • Scalini graduali: introdurre aumenti più contenuti (ad esempio solo un mese in più nel 2027 e uno o due nei successivi), soluzione che resterebbe comunque dispendiosa e tutta da valutare.
Al momento, le recenti dichiarazioni della premier Meloni sulle novità  per le pensioni puntano proprio alla cautela per non compromettere la sostenibilità economica.
Anno Età pensionabile prevista Contributi necessari
2026 67 anni 42 anni e 10 mesi (uomini)
2027 (senza blocco) 67 anni e 3 mesi 43 anni e 1 mese (uomini)
2027 (con blocco) 67 anni 42 anni e 10 mesi (uomini)

Pensioni anticipate, minime e incentivi: cosa cambia tra 2026 e 2027

Nell’ambito delle riforme in discussione, particolare attenzione è riservata al pensionamento anticipato e alle proposte di revisione delle pensioni minime. Tra le novità in esame, spicca l’ipotesi di mantenimento o modifica dei meccanismi come Quota 103, Opzione Donna e APE Sociale.

Tra le proposte:

  • Incentivi per il pensionamento anticipato: studio di un bonus una tantum (fino a tre mensilità extra) per chi sceglierà la pensione prima del previsto nel 2027, modello già sperimentato in altri Paesi europei.
  • Rivalutazione delle pensioni minime: il rilancio dell’assegno minimo a 1.000 euro mensili è al centro del dibattito, ma lo scenario attuale evidenzia difficoltà concrete di copertura finanziaria e rischi di aumentare la spesa pubblica in modo non sostenibile.
  • Adesione automatica al fondo di previdenza complementare: con la formula del silenzio-assenso per i nuovi assunti e destinazione del TFR, incentivando così la previdenza integrativa e riducendo la dipendenza dalla pensione pubblica nel lungo termine.
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