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Chi vince e chi perde in Manovra Finanziaria 2026 tra dipendenti, pensionati, partite Iva e aziende

di Marianna Quatraro pubblicato il
Chi vince chi perde Manovra Finanziaria

Quali sono le principali misure della Manovra 2026 per dipendenti, pensionati, partite Iva e aziende e chi vince e chi perde

La Manovra Finanziaria 2026 si pone l’obiettivo di conciliare sostenibilità finanziaria e sostegno alle categorie più vulnerabili. Il documento programmatico  prevede un insieme articolato di interventi fiscali, previdenziali e di welfare, rivolti a lavoratori dipendenti, pensionati, partite Iva, aziende e famiglie, che puntano alla crescita economica senza incrementare il debito pubblico.

In un contesto europeo di rispetto dei saldi di bilancio e sotto il vincolo delle regole comuni, la manovra disegna una politica economica concentrata sul riequilibrio tra spesa sociale, investimenti e incentive fiscali, pur tra molte cautele e aperture selettive.

L’impianto della Manovra 2026 si caratterizza così per misure selettive: premialità fiscali per produttività, limitati adeguamenti alle pensioni, nuovi strumenti per sostegno alla natalità e alla casa, senza grandi rivoluzioni ma con aggiustamenti legati all’attualità economica e sociale. 

Sintesi delle principali novità fiscali e previdenziali della Manovra 2026

Il nuovo assetto delle aliquote Irpef rappresenta l’intervento più visibile: la riduzione della seconda aliquota dal 35% al 33% per i redditi compresi tra 28.000 e 50.000 euro riguarda circa 12 milioni di contribuenti e produce un vantaggio massimo di 440 euro annui. Zero invece per i redditi al di sotto di 28.000 euro, già beneficiari di altre rimodulazioni precedenti, e nessun nuovo vantaggio netto per coloro che superano la soglia dei 200.000 euro annui.

Per i lavoratori dipendenti, vengono confermati la detassazione di straordinari, festivi e notturni fino a 1.500 euro di sconto fiscale annuo e l’alleggerimento sul cuneo per una fascia ristretta di redditi.

Sul fronte previdenziale, emerge un limitato aumento delle pensioni minime di 20 euro mensili, mentre si conferma l’aumento graduale dell’età pensionabile in relazione all’aspettativa di vita (+1 mese nel 2027, +2 mesi nel 2028), con esclusioni per chi svolge lavori usuranti o gravosi. Vengono prorogati l’Ape sociale e alcune agevolazioni per l’accesso ai fondi pensione e Tfr. 

Sono state, inoltre, introdotte nuove limitazioni alle compensazioni F24 per crediti d’imposta e inasprita la tassazione per il settore finanziario e gli affitti brevi. Per le imprese, torna il superammortamento, mentre per le famiglie si rafforzano strumenti come l’assegno di inclusione e la carta dedicata.

Misure per i lavoratori dipendenti: taglio Irpef, stipendi e bonus produttività

Le principali iniziative a favore di chi lavora alle dipendenze comprendono:

  • La riduzione della seconda aliquota Irpef (dal 35% al 33%) sulla fascia 28.001-50.000 euro, con un risparmio proporzionato al reddito: da pochi euro per chi guadagna vicino alla soglia minima, fino a 440 euro all’anno per chi raggiunge i 50.000 euro. Il beneficio reale dipende dalla presenza di detrazioni spettanti: oltre i 75.000 euro, la restituzione in dichiarazione e il tetto sulle detrazioni riducono drasticamente il vantaggio netto.
  • La detassazione con flat tax al 15% di straordinari, lavoro festivo e notturno fino a 1.500 euro di benefit annuo, con un vantaggio concentrato sui lavoratori privati sino a 40.000 euro di reddito e con specifiche per la pubblica amministrazione.
  • L’aumento della soglia di esenzione fiscale sui buoni pasto elettronici, che sale a 10 euro per giornata lavorativa, lasciando invece invariata a 4 euro per quelli cartacei.
  • Prosegue la politica di detrazione aggiuntiva in busta paga per gli scaglioni più bassi al posto degli sconti contributivi, con risultati eterogenei in termini di effetto netto.
Il taglio dell’Irpef non comporta effetti universali: i benefici sono più rilevanti per i redditi intermedi e tendono a ridursi man mano che si sale nella scala, specie per l’effetto "restituzioni" e limiti alle detrazioni. Il ceto medio, soprattutto impiegati e dirigenti con redditi tra 30.000 e 50.000 euro, è la principale categoria coinvolta, mentre gli operai e chi ha redditi inferiori ai 28.000 euro non trova nuove misure dirette oltre quelle già introdotte negli scorsi anni. 

Le novità per i pensionati: adeguamenti, Ape sociale, pensioni minime e riforme

I provvedimenti principali della Manovra 2026 per le pensioni possono essere riassunti come segue:

  • Un modesto incremento delle pensioni minime, pari a 20 euro mensili (per gli over 70 e in condizione di disagio economico), che coinvolge circa 1,1 milioni di persone con redditi molto bassi.
  • La proroga dell’Ape sociale fino al 31 dicembre 2026: uno strumento-ponte senza i requisiti della pensione classica, accessibile solo a disoccupati, caregiver e lavoratori impiegati in mestieri gravosi o usuranti e con almeno 63 anni e 5 mesi di età.
  • L’aumento progressivo dell’età pensionabile e dei requisiti contributivi secondo le nuove regole: vecchiaia a 67 anni e 1 mese dal 2027 (67 anni e 3 mesi dal 2028), pensione anticipata a 43 anni e 1 mese (42 anni e 1 mese per le donne), con esclusioni confermate per alcune categorie.
  • Esclusione della proroga per Quota 103 e Opzione Donna, strumenti che in passato avevano consentito forme di uscita anticipata, lasciando come unica alternativa flessibile l’Ape sociale.
  • Aumento della soglia di deducibilità fiscale per la previdenza complementare, seppure limitato nelle cifre assolute (da 5.164,57 a 5.300 euro) e senza interventi sulla platea principale degli anziani già in pensione.
I pensionati con assegni medio-bassi vedranno benefici limitati e esclusivamente su alcune fasce, mentre coloro che rientrano nei requisiti per l’Ape sociale potranno ancora usare uno scivolo verso la pensione ordinaria. 

Partite Iva e imprese: interventi fiscali, crediti d’imposta e cambiamenti per le aziende

Le misure della manovra su imprenditoria e lavoratori autonomi includono:

  • Il rifinanziamento e la conferma di credito d’imposta per investimenti in zone economiche speciali (ZES), superammortamento per acquisti strumentali e agevolazioni per la digitalizzazione, con una dotazione di circa 4 miliardi.
  • Nuove regole sulle compensazioni F24 che riducono la possibilità per le aziende di utilizzare crediti agevolativi in compensazione di versamenti previdenziali e assicurativi, con particolare impatto sugli agricoltori e su chi ha fatto investimenti negli ultimi anni.
  • L’aumento dell’imposta sostitutiva sugli utili non distribuiti dalle banche (dal 27,5% al 33% nel 2026), che coinvolge soprattutto istituti finanziari, ma indirettamente anche la grande impresa.
  • Nuova tassazione sugli affitti brevi (cedolare secca portata al 26%) e riduzione o abolizione di molte semplificazioni per le società che operano con immobili e patrimoni importanti.
  • Per le partite IVA individuali, resta l’impianto di regime forfettario, ma senza novità significative sull’estensione o aumento di soglie, mentre cambiano regole di rimborso e riconoscimento per i crediti di imposta acquisiti negli anni precedenti, ad esempio nell’agricoltura e nell’edilizia (bonus casa, mobili, elettrodomestici prorogati).
Manca una vera riforma per il lavoro autonomo: i vantaggi sono marginali per chi ha carichi fiscali intermedi, mentre le grandi società rischiano un aggravio su alcune tipologie di reddito.

Famiglie e misure di sostegno sociale: ISEE, congedi, bonus e riforme casa

La manovra introduce alcune novità mirate a rafforzare i sostegni sociali e allargare la platea dei beneficiari:

  • La soglia di esclusione della prima casa dal calcolo ISEE sale, per alcune tipologie di prestazioni, a 91.500 euro e in alcuni casi sino a 200.000 euro per le aree metropolitane, così da facilitare l’accesso a servizi e bonus.
  • Proroga del bonus ristrutturazione al 50% sulla prima casa (e al 36% sulla seconda), inclusa la proroga del bonus mobili e grandi elettrodomestici.
  • Estensione del congedo parentale facoltativo all’80% sino ai 14 anni del figlio, con aumento dei permessi per la malattia dei figli da 5 a 10 giorni l’anno.
  • Incremento di 500 milioni del fondo per la carta dedicata, nuove misure per sostenere i genitori separati in difficoltà abitativa e incentivazione del part-time parentale per famiglie numerose.
  • Confermati il bonus mamme (innalzato a 60 euro al mese) e agevolazioni sull’assunzione di donne disoccupate con più figli, per sostenere la natalità e l’occupazione femminile.

Chi vince e chi perde: analisi degli effetti della manovra sulle diverse categorie

Categoria Effetto principale della manovra
Lavoratori dipendenti (redditi tra 28-50k euro) Vantaggio da taglio Irpef (fino a 440 euro/anno), detassazione di straordinari, flat tax produttività, buoni pasto aumentati (solo categoria media e con busta paga "ricca")
Lavoratori dipendenti (redditi <28k euro) Nessun nuovo beneficio: già coperti dalle precedenti riforme. Vantaggi solo dalle detrazioni se spettanti e bonus produttività per alcuni settori
Pensionati con assegni bassi/minimi Aumento modesto di 20 euro/mese per over 70, nessuna rivalutazione piena, penalizzazione per chi non ha i requisiti anagrafici/reddituali
Pensionati con trattamenti medi e alti Piccolo vantaggio da taglio Irpef, limitato effetto bonus produttività, aumento dei requisiti per accesso a pensione, penalizzazione per adeguamento a speranza di vita
Lavoratori autonomi/partite IVA Mantenimento della situazione attuale su aliquote e tetti; nessuna agevolazione aggiuntiva tranne detrazioni per investimenti in digitale e superammortamento per chi acquista beni strumentali
Settore finanziario/bancario Sono tra i "perdenti", con aumento imposta sostitutiva sugli utili non distribuiti e incremento Irap
Famiglie (bambini, genitori separati, madri lavoratrici) Vantaggio da allargamento platea ISEE, bonus e incentivi per natalità e inclusione; benefici concentrati sulle famiglie numerose o a basso reddito
Imprese agricole ed edilizia Penalizzazione dalle nuove regole sulle compensazioni F24 e assenza di proroghe per caro materiali, che mette in difficoltà investimenti e liquidità settoriali
In sintesi, il ceto medio con redditi regolari è il principale beneficiario delle novità sull’Irpef e dei bonus produttività, mentre le categorie fragili ricevono benefici selettivi e spesso insufficienti a recuperare l’erosione del potere d’acquisto.

I "perdenti" principali sono identificabili nei settori ad alta fiscalità (banche, assicurazioni, affitti brevi), nei lavoratori con storie contributive discontinue e in chi non rientra nelle nuove platee di sostegno sociale, nonchè i titolari di Partita Iav, per cui viene fatto realmente sempre poco, sia a livello di tutele che di aumenti dei compensi. 

 



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