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Forze dell'ordine, no ad aumento stipendi ed età pensionabile più elevata da parte del Governo. Le reazioni dei sindacati

di Marianna Quatraro pubblicato il
Forze ordine no aumento stipendi eta pen

Forze dell'Ordine contro il governo: nessun aumento previsto e confermato l'innalzamento dell'età pensionabile in Manovra

La Manovra Finanziaria 2026 ha previsto nuove disposizioni per le Forze di Polizia e i militari in Italia, generando una diffusa insoddisfazione tra gli addetti ai lavori, rappresentati da numerose sigle sindacali, in particolare dopo la mancata previsione di risorse economiche per aumenti salariali e nuove assunzioni. In aggiunta al malcontento, l’innalzamento graduale dei requisiti anagrafici per il pensionamento ha inasprito ulteriormente il confronto. 

La Manovra 2026: aumento dell’età pensionabile per le Forze dell’Ordine

Le modifiche previdenziali introdotte dalla più recente Manovra prevedono un progressivo innalzamento dell’età per il collocamento a riposo del personale delle Forze dell’Ordine e delle Forze Armate. Dal 2027, il personale in uniforme subirà un incremento di 3 mesi dei requisiti anagrafici per andare in pensione, a cui si aggiungerà un mese legato all’aumento della speranza di vita.

Nel 2028 è previsto un ulteriore incremento di due mesi, raggiungendo così un totale di sei mesi in più rispetto ai criteri attuali. Cambiano, dunque, i requisiti per la pensione delle Forze dell'Ordine. 

Il governo ha motivato la decisione con la necessità di adeguamento dell'uscita alle tendenze demografiche, ma sono numerose le voci critiche che sottolineano la scelta di non escludere il settore sicurezza e difesa dall’incremento dei requisiti, contrariamente a quanto disposto per categorie ritenute "usuranti" in altri ambiti. Il timore diffuso riguarda un possibile blocco del turnover, poiché il personale prossimo ai sessant'anni rimarrebbe in servizio più a lungo, rallentando l’ingresso di nuove generazioni.

Assenza di fondi per aumenti di stipendio e assunzioni: cosa prevede la Legge di Bilancio

Ma i malumori non finiscono qui: stando a quanto approvato, la Manovra 2026 non prevede alcuna risorsa aggiuntiva per l’incremento delle retribuzioni del personale in divisa né prevede interventi per il potenziamento degli organici

Le opportunità di carriera, di rinnovo degli strumenti contrattuali e di assunzioni straordinarie rimangono ferme, con effetti evidenti sul turn over e sull’età media degli operatori. Sotto il profilo economico, i benefici fiscali introdotti, come la riduzione dell’aliquota Irpef dal 35% al 33% per certe fasce di reddito e la detassazione parziale di alcuni elementi accessori della retribuzione, sono percepiti come misure marginali e temporanee, non idonee a risolvere il tema del riconoscimento della specificità.

I punti chiave della mancanza di risorse:

  • Nessun aumento degli stipendi strutturale per Forze dell’Ordine e comparto Difesa
  • Nessun piano straordinario di assunzioni, salvo limitate eccezioni nella Polizia Penitenziaria
  • Assenza di fondi dedicati alla previdenza e al rinnovo dei contratti per la dirigenza.

Le reazioni dei sindacati: dalla delusione alla richiesta di tutele concrete

L’annuncio delle misure ha generato grandi critiche tra i principali sindacati di categoria, che si sono fatti portavoce di malessere e insoddisfazione tra le fila del personale in uniforme. In particolare, rappresentanti di SAP, COISP, FSP Polizia e SILP CGIL hanno parlato di una “disattenzione grave nei confronti delle Forze di polizia”, evidenziando come molte delle iniziative incluse in manovra sembrino orientate a colpire anziché sostenere chi si occupa concretamente della sicurezza del Paese.

Secondo queste sigle, l’incremento dei criteri pensionistici appare particolarmente penalizzante, considerando il già elevato livello di logoramento psicofisico cui sono soggetti questi lavoratori e i vuoti di organico ormai strutturali. “Un paradosso se pensiamo al logoramento psicofisico che il nostro lavoro comporta. Nessuna traccia, poi, di assunzioni straordinarie; nessuna misura concreta per colmare il vuoto di oltre 10 mila agenti” sottolineano le rappresentanze, preoccupate per le future ripercussioni sulla sicurezza cittadina.

Le principali criticità sollevate dalle organizzazioni sindacali riguardano:

  • L’assenza di risorse per un fondo di previdenza dedicata
  • La mancata attuazione delle promesse di riforma delle carriere
  • La richiesta di tavoli tecnici di confronto rimasta inascoltata
  • L’esiguità del beneficio economico generato dalle misure fiscali approvate.
ASPmi (Associazione Sindacale Professionisti Militari) critica inoltre la non chiarezza del provvedimento e il rischio di "blocco del ricambio generazionale" in un comparto già composto da personale prossimo all’età massima ordinamentale. “Serve un piano serio per la previdenza dedicata e il rinnovo contrattuale” ha dichiarato il segretario generale, mentre SAM denuncia la mancata valorizzazione di chi opera quotidianamente in prima linea.

Le rassicurazioni del Governo e il punto di vista dei ministri

Non sono mancate risposte pubbliche da parte di alcuni esponenti dell’esecutivo. Il ministro della Difesa, Guido Crosetto, ha riconosciuto come vi siano temi che “giustamente hanno allarmato il personale in divisa”, rilanciando però la fiducia nell’impegno del ministro dell’Economia e dei colleghi di governo. 

Anche il vicepremier Antonio Tajani ha sottolineato la centralità della questione, annunciando un confronto con il ministro Giorgetti: “Per noi casa e forze dell’ordine sono la priorità”, dichiarando pubblicamente di voler difendere la categoria nelle prossime interlocuzioni di governo.

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