Dal 2006 il tuo sito imparziale su Lavoro, Fisco, Investimenti, Pensioni, Aziende ed Auto

Pensioni e Manovra Finanziaria 2026: le modifiche previste in iter parlamentare dopo una settimana di audizioni

di Marianna Quatraro pubblicato il
Pensioni Manovra Finanziaria 2026 modifi

Nessuna novità per le uscite anticipate nel 2026 e conferma dell'età pensionabile a partire dal 2027: le deludenti misure per le pensioni approvate al momento in Manovra finanziaria e cosa potrebbe ancora cambiare fino alla sua approvazione finale di dicembre

Il dibattito su previdenza e manovra economica è entrato in una fase decisiva, con il Parlamento impegnato a esaminare la Manovra Finanziaria 2026. L’attuale provvedimento, che dovrebbe essere approvato definitivamente entro dicembre, interviene su diversi fronti correlati al sistema di uscita dal lavoro, tenendo conto delle indicazioni europee sul deficit e della necessità di garantire equilibrio tra sostenibilità finanziaria e tutela sociale.

Tra i focus principali emersi in commissione Bilancio figurano l’aumento dell’età pensionabile previsto dal 2027, la rivalutazione delle pensioni minime, la conferma o la modifica dei regimi di flessibilità come Ape sociale e Quota 103 e il futuro dell’Opzione Donna. Queste disposizioni sono state oggetto di numerose audizioni e proposte migliorative da parte di sindacati, forze politiche e istituzioni tecniche, delineando uno scenario complesso e in continua evoluzione.

L’iter parlamentare appena avviato potrà portare a ulteriori cambiamenti, anche alla luce delle risorse finanziarie ridotte su cui il MEF e il governo hanno più volte posto l’accento. Il confronto è reso ancor più acceso dalla divergenza di posizioni tra le diverse parti: Bankitalia si schiera a favore di un innalzamento graduale dell’età per l’uscita, mentre la maggioranza e varie sigle sindacali mirano ad allargare il più possibile le tutele, inclusi lavoratori delle forze dell’ordine. 

Novità pensionistiche inserite nella Manovra 2026: misure attuali e margini di modifica

L'attuale Manovra finanziaria definisce una serie di misure che riguardano la previdenza. Secondo le anticipazioni, il quadro normativo sarà caratterizzato da interventi selettivi, dovuti alla limitata disponibilità finanziaria, con l’obiettivo di non generare squilibri su conti pubblici particolarmente vigilati nel contesto UE.

Le principali misure sulle pensioni, che potranno essere oggetto di modifiche nel corso dell’iter parlamentare, comprendono:

  • Aumento età pensionabile dal 2027: l’uscita ordinaria avverrà dai 67 anni ai 67 anni e 3 mesi, legata all’aspettativa di vita, mentre per la pensione anticipata occorreranno 43 anni e 1 mese per gli uomini e 42 anni e 1 mese per le donne.
  • Aumento dell'età pensionabile anche per le Forze dell'Ordine;
  • Aumento pensioni minime: verrà esteso a circa 1,1 milioni di beneficiari in condizioni di disagio, non solo over 70. L’incremento sarà di 20 euro mensili dal 2026, rispetto ai 12 euro dell’anno precedente.
  • Proroga Ape sociale: confermata per il 2026, riguarderà circa 24.000 persone tra lavoratori con situazioni di particolare fragilità o gravosità.
  • Cessazione proroga per Quota 103 e Opzione Donna: le due misure non sono rinnovate nella versione base della manovra; possibili modifiche sono oggetto di confronto politico e sindacale in Parlamento.
  • Rivalutazione pensioni: applicazione di una perequazione del 1,7% secondo metodo a scaglioni, già introdotto nel 2023. L’aumento mensile varia da 10,25 euro (pensione minima) a circa 41 euro (oltre quattro volte il minimo).
  • TFR come integrazione: si studiano meccanismi che consentano di utilizzare il Trattamento di Fine Rapporto per favorire l’uscita anticipata ai lavoratori del regime misto.
  • Bonus rimanente in attività: il cosiddetto "Bonus Giorgetti" premierà chi sceglie di restare al lavoro pur avendo i requisiti, limitatamente all’anticipo ordinario Fornero.
Gli interventi sulle pensioni restano fra i più discussi, considerando la pressione congiunta di Commissione europea, Banca d’Italia, forze politiche e rappresentanti dei lavoratori.

Le proposte di modifica che stanno emergendo durante il passaggio parlamentare riguardano in particolare la possibilità di riaprire Opzione Donna in forma migliorata, ampliare la platea dell’Ape sociale, trovare soluzioni progressive alla questione età pensionabile, rivalutare i limiti sugli importi delle pensioni e l’utilizzo più efficace del TFR. 

L’adeguamento dell’età pensionabile dal 2027: posizione del governo, proposte della maggioranza e confronto con Bankitalia

L’automatismo di aggiornamento previsto dalla riforma Fornero porterà nel 2027 a un graduale aumento dei requisiti anagrafici per la pensione pubblica. Il quadro attuale determina che, a partire da quella data, la pensione di vecchiaia richiederà 67 anni e 3 mesi, mentre l’assegno anticipato ordinario sarà accessibile dopo 43 anni e 1 mese di contributi per gli uomini e 42 anni e 1 mese per le donne.

Le posizioni delle principali istituzioni e forze politiche sono articolate:

  • Governo e MEF: manifestano cautela sui costi di eventuali blocchi generalizzati all’adeguamento, a causa della necessità di mantenere il deficit sotto controllo. Le risorse disponibili, secondo i documenti di finanza pubblica, impongono selettività e gradualità.
  • Proposte della maggioranza: emergono ipotesi di blocco selettivo dell’aumento solo per alcune categorie, come chi già ha 64 anni al 2027, o di introduzione di mini-scalini (un mese in più nel 2027, altri due nel 2028). Lega e Forza Italia spingono per includere nuove categorie, fra cui il personale delle forze dell’ordine, che altrimenti vedrebbero salire anch’essi l’età pensionabile, mentre il MEF punta a una “sterilizzazione selettiva”.
  • Bankitalia: valuta positivamente l’adeguamento, definendolo necessario per la sostenibilità del sistema; invita a evitare interventi che pongano a rischio l’equilibrio contabile dello Stato e l’allineamento alle proiezioni demografiche.
Le alternative sul tavolo sono riepilogabili nella seguente tabella:
Ipotesi Categorie coinvolte Costo stimato
Blocco totale aumento età Tutti i lavoratori Fino a 3 miliardi €/anno
Blocco selettivo 64enni Solo over 64 1,5-2 miliardi €/anno
Mini-scalini Tutti, graduato su anni successivi Inferiore (cifra da definire)

I sindacati chiedono di escludere gli aumenti per tutte le platee gravose o usuranti, mentre parte della maggioranza vorrebbe inserire ulteriori deroghe. Il compromesso politico dipenderà dal bilancio finale fra domanda sociale e possibilità di copertura.

Le misure di flessibilità in uscita: Quota 103, Ape sociale e opzione donna

Le principali forme di pensionamento anticipato hanno avuto un ruolo rilevante nei sistemi previdenziali recenti, diventando oggetto di confronto tra partiti, governo e organizzazioni dei lavoratori:

  • Quota 103: misura che consente l’uscita dal lavoro con 62 anni di età e 41 anni di contributi. Introdotta con carattere temporaneo, non trova spazio nella bozza della manovra 2026, anche a causa degli elevati costi stimati. Sono allo studio possibili proroghe parziali o dedicata a categorie fragili, ma l’orientamento prevalente è verso la non conferma generale.
  • Ape sociale: permane e raggiunge in prevalenza disoccupati, caregiver, invalidi e lavoratori gravosi. La proroga per il 2026 interesserà circa 24.000 destinatari, ma difficilmente verranno ampliati i requisiti o aumentati i beneficiari rispetto alla formula attuale.
  • Opzione Donna: regime che permette l’uscita anticipata per le lavoratrici con almeno 35 anni di contributi e 61 anni di età (soglia ridotta per chi ha figli), accettando il ricalcolo contributivo e quindi una penalizzazione dell’assegno. La mancata proroga prevista in manovra non esclude future riaperture in Parlamento.
Le ipotesi in discussione puntano a tutelare maggiormente le situazioni di disagio sociale e a consentire che le deroghe all’innalzamento dei requisiti investano almeno chi svolge attività particolarmente faticose, le donne con carichi di cura e le fasce più vulnerabili. Le decisioni definitive saranno assunte solo al termine della sessione parlamentare.

Proposte e criticità sul rilancio dell’Opzione Donna: sindacati e partiti a confronto

L’Opzione Donna occupa un posto di rilievo nel dibattito, poiché rappresenta una modalità di anticipo pensionistico apprezzata tra le lavoratrici, ma penalizzante sul fronte economico.

Sul tavolo delle proposte, avanzate tanto dai principali partiti quanto dalle organizzazioni sindacali, figurano:

  • Proroga dello strumento, accompagnata però da una riduzione delle penalizzazioni sull’assegno, soprattutto per chi ha figli o svolge funzioni di assistenza.
  • Riapertura dell’accesso a 58 anni di età per le madri e le caregiver, reintroducendo gli sconti già presenti nelle versioni più elastiche della norma.
  • Maggior riconoscimento per le lavoratrici impegnate in settori considerati usuranti o gravosi, in linea con una richiesta estesa di maggiore equità di genere nel sistema previdenziale.
Le proposte, però, impattano significativamente sulla spesa e richiedono coperture precise. I sindacati sottolineano che un rilancio efficace della misura dovrebbe essere inserito in una riforma più ampia della previdenza, in grado di correggere le disuguaglianze di genere e riconoscere i periodi di discontinuità lavorativa dovuti a carichi familiari. 

 



Leggi anche