Quali delle vecchie regole sulle pensioni rimarranno valide nel 2022 con novità riforma Draghi

Da ape social a opzione donna e quota 100 verso l’esaurimento: quali regole pensioni resteranno il prossimo anno con riforma Draghi

Autore: Marianna Quatraro
pubblicato il
Quali delle vecchie regole sulle pension

Quali delle vecchie regole sulle pensioni rimarranno valide nel 2022?

Con l’esaurirsi della quota 100 entro il 31 dicembre 2021, il governo Draghi si prepara a cambiare le pensioni, a partire dall’approvazione della nuova quota 102 per andare in pensione prima a partire dal primo gennaio 2022. Tuttavia, alcune delle vecchie regole sulle pensioni rimarranno valide nel 2022, da ape social a opzione donna, alla Rita.
 

Quali delle vecchie regole sulle pensioni rimarranno valide nel 2022? Le pensioni si preparano a cambiare con la nuova riforma del governo Draghi e l’esaurimento della quota 100 entro il 31 dicembre 2021. Diverse le novità che si preparano a debuttare ma alcune regole sulle pensioni rimarranno valide ancora nel 2022. Vediamo quali.

  • Ape social per andare in pensione prima ancora valida nel 2022
  • Opzione donna ancora valida 2022 con riforma Draghi
  • Rita per andare in pensione nel 2022


Ape social per andare in pensione prima ancora valida nel 2022

Se la quota 100 per andare in pensione prima a 62 anni di età e con 38 anni di contributi si prepara ad uscire di scena entro la fine dell’anno ed essere sostituita dal prossimo primo gennaio 2022 dalla quota 102 che permetterà di andare in pensione a 64 anni di età e con 38 anni di contributi, resterà ancora valida nel 2022 l’Ape social e con estensione della platea dei beneficiari della misura.

In particolare, l’Ape social permetterà ancora nel 2022 di andare in pensione prima alle persone considerate svantaggiate e che sono:

  • disoccupati che restano involontariamente senza lavoro, a seguito di cessazione del rapporto di lavoro per licenziamento, anche collettivo, dimissioni per giusta causa o risoluzione consensuale, con 63 anni di età e almeno 30 anni di contributi e che abbiano esaurito da almeno 3 mesi tutti i sussidi di disoccupazione;
  • invalidi e disabili, e loro parenti di primo grado che assistono, al momento della richiesta e da almeno 6 mesi, il coniuge o un parente di primo grado convivente con handicap in situazione di gravità, con 63 anni di età e almeno 30 anni di contributi e a cui sia riconosciuta una invalidità superiore al 74%; 
  • lavoratori usuranti con 63 anni di età e 36 anni di contributi che abbiano svolto per almeno sette anni negli ultimi 10 un lavoro gravoso.

I lavoratori usuranti che possono andare in pensione con l’ape social non saranno più coloro inseriti nella lista delle 15 attività già individuate come usuranti come:

  • maestre d’asilo;
  • ostetriche e infermieri;
  • personale non qualificato addetto ai servizi di pulizia;
  • addetti all’assistenza di persone in condizioni di non autosufficienza;
  • operai dell’industria estrattiva;
  • lavoratori edili;
  • facchini, addetti allo spostamento merci e assimilati;
  • operatori ecologici e altri raccoglitori e separatori di rifiuti;
  • conduttori di gru, di macchinari mobili per la perforazione nelle costruzioni;
  • conduttori di convogli ferroviari e personale viaggiante;
  • conduttori di mezzi pesanti e camion;
  • conciatori di pelli e di pellicce;
  • operai siderurgici;
  • operai dell’agricoltura, della zootecnia e pesca;
  • lavoratori marittimi e pescatori della pesca costiera, in acque interne, in alto mare, dipendenti o soci di cooperative.

A queste attività, infatti, se ne affiancheranno altre. Si allarga, infatti, dal primo gennaio 2022 la platea di beneficiari dell’ape social con una nuova lista di lavori usuranti fino a comprendere 57 altri lavori per 63 nuove attività.

La nuova lista di lavori usuranti comprenderà anche:

  • benzinai;
  • falegnami;
  • maestre di scuola elementare;
  • bidelli;
  • macellai;
  • magazzinieri;
  • panettieri;
  • saldatori; 
  • tassisti;
  • conduttori di autobus e tranvieri;
  • commessi; 
  • cassieri; 
  • operatori sanitari qualificati;
  • portantini; 
  • forestali; 
  • verniciatori industriali. 


La domanda per andare in pensione con Ape social 2022 anche per andare in pensione il prossimo dovrà essere presentata direttamente all’Inps, come ogni altra domanda di pensione e secondo le solite modalità, cioè:

  • o direttamente tramite sito Inps con le proprie credenziali Pin Inps o Spid, o Cie, o Cns;
  • o contattando il numero verde Inps;
  • o rivolgendosi a Caf o patronati.

Opzione donna ancora valida 2022 con riforma Draghi

Anche opzione donna come vecchia regola per andare in pensione resterà ancora nel 2022 per permettere di andare in pensione anticipata alle lavoratrici sia dipendenti (pubbliche e private) e sia autonome, rispettivamente, a 58 e 59 anni di età e avendo maturato almeno 35 anni di contributi entro il 31 dicembre 2020. 

Per il 2022 si preparano, però, a cambiare i requisiti di accesso alla pensione anticipata con opzione donna: se, infatti, secondo le norme attuali per andare in pensione prima con opzione donna sono richiesti alle lavoratrici 58 e 59 anni di età, a seconda che si tratti di lavoratrici dipendenti e autonome, e almeno 35 anni di età maturati entro il 31 dicembre 2020, per il 2022 il requisito anagrafico si alzerà di un anno.

Lavoratrici dipendenti e autonome andranno in pensione, rispettivamente, a 59 e 60 anni di età e sempre con 35 anni di contributi da maturare, presumibilmente, entro il 31 dicembre di quest’anno 2021.

Ai fini del raggiungimento dei 35 anni di contributi necessari per andare in pensione con opzione donna 2022, si possono considerare le seguenti tipologie di contributi:

  • contributi obbligatori; 
  • contributi volontari;
  • contributi da ricongiunzione;
  • contributi da riscatto.

Resterebbero poi le due finestre mobili da considerare per l’uscita di dodici mesi da calcolare per le lavoratrici dipendenti, sia pubbliche che private e di diciotto mesi da per le lavoratrici autonome.

Rita per andare in pensione nel 2022

Nel 2022 pur con le novità pensioni del Governo Draghi resta ancora valida la vecchia regola per la pensione anticipata con la Rita, misura introdotta in via sperimentale dalla Legge di Bilancio 2017 ma diventata strutturale con la Legge di Bilancio 2018.

La Rita è la rendita integrativa temporanea anticipata che permette di chiedere un anticipo di quanto versato nel proprio fondo di previdenza complementare fino al raggiungimento della pensione di vecchiaia ma solo a coloro che restano senza lavoro. 

In particolare, come attualmente previsto, possono andare in pensione con la Rita coloro che sono inoccupati anche di lungo tempo superiore ai 24 mesi e coloro che hanno maturato l’età anagrafica per la pensione di vecchiaia nel regime previdenziale obbligatorio di appartenenze entro i dieci anni successivi. 

La Rita permette di percepire un trattamento temporaneo fino al raggiungimento dei normali requisiti pensionistici di 67 anni di età e 20 anni di contributi, e si calcola sulla base dei versamenti contributivi effettuati dallo stesso lavoratore alla previdenza complementare.

I requisiti richiesti per la Rita sono:

  • essere inoccupati;
  • aver cessato l’attività lavorativa;
  • mancanza di massimo 5 anni per il raggiungimento dei requisiti per la pensione di vecchiaia;
  • aver maturato almeno 20 anni di contribuzione nel regime obbligatorio di appartenenza;
  • avere 5 anni di partecipazione alle forme pensionistiche complementari.

In alternativa:

  • inoccupazione per un periodo superiore a 24 mesi;
  • massimo 10 anni per il raggiungimento dei requisiti per la pensione di vecchiaia;
  • aver maturato almeno 5 anni di partecipazione alle forme pensionistiche complementari.

Novità pensioni Draghi ancora valido contratto espansione 2022

Tra le altre vecchie regole per andare in pensione resta valido anche nel 2022 il contratto di espansione, prorogato per un ulteriore biennio. Il contratto di espansione è un meccanismo di accompagnamento alla pensione finale valido solo per lavoratori dipendenti di aziende e imprese con un numero di almeno 50 dipendenti. 

Si può ricorrere al contratto di espansione per andare in pensione prima solo nei seguenti casi:

  • se al lavoratore interessato mancano al massimo 5 anni per la maturazione dei normali requisiti pensionistici, cioè 67 anni di età e almeno 20 anni di contributi;
  • se il lavoratore ha maturato il requisito contributivo richiesto per andare in pensione;
  • l’azienda dove è impiegato il dipendente che deve uscire prima deve assumere lavoratori a tempo indeterminato, anche in apprendistato, o deve definire piani di riduzione di orario di lavoro fino al 30% per sostenere nuove assunzioni.

La domanda di pensione con contratto di espansione deve essere presentata all’Inps direttamente dall’azienda previo accordo tra sindacati e Ministero del Lavoro sul piano di riorganizzazione aziendale.