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La verità sulle pensioni che nessuno dice. I tempi reali per andarci e limiti e tagli più pesanti del previsto

di Marianna Quatraro pubblicato il
verita pensioni tempi

Quando si può andare realmente in pensione nel 2025 e quali sono i tagli applicati alle pensioni: i chiarimenti e le spiegazioni

Quali sono i tempi reali per andare in pensione e i tagli previsti? Dopo il pasticciaccio dell’Inps che ha simulato, in maniera erronea, le pensioni di chi ancora deve andarci calcolando i tre mesi in più previsti dalla riforma Fornero per adeguamento all’aspettativa di vita, è stata fatta marcia indietro.

Lo stesso Inps ha rassicurato sul fatto che nessun aumento per l’età pensionabile sarà effettivamente calcolato e che le uscite seguiranno le tabelle vigenti. Ma ci sono già aumenti dei tempi reali di uscita definiti che, però, passano inosservati. 

  • Quali sono i tempi reali per andare in pensione
  • I tagli già applicati sulle pensioni 

Quali sono i tempi reali per andare in pensione

I tempi reali per andare in pensione restano quelli già in vigore: nessun aumento di ulteriori tre mesi per l'uscita finale, come era stato ipotizzato dalle errate simulazioni dell’Inps, che, però, salirà comunque. Anche se non quest’anno. 

I requisiti anche nel 2025 restano fermi a 67 anni di età e con almeno 20 anni di contributi per la pensione di vecchiaia e a 42 anni e 10 mesi di contributi per gli uomini e a 41 anni e 10 mesi di contributi per le donne, indipendentemente dall’età, per la pensione anticipata ordinaria.

Si riduce a 64 anni l’età di uscita per chi sceglie di utilizzare il nuovo inedito sistema di uscita con 25 anni di contributi e combinando la pensione obbligatoria con quanto versato nella previdenza complementare, ma con un limite.

Per usufruire di tale sistema bisogna aver maturato un importo pari ad almeno 3 volte l’assegno sociale (poco più 1.600 euro al mese), ma si può raggiungere sommando la pensione pubblica con la rendita maturata nei fondi pensione.

Sale, però, il reale tempo di uscita per chi decide di andare in pensione anticipata con le formule sperimentali ancora prorogate nel 2025: per l’ape sociale, l’età resta confermata a 63 anni e 5 mesi di età (fino al 2023 era ferma a 63 anni), mentre per la quota 103 la finestra di uscita passa da 6 a 9 mesi per i dipendenti pubblici e da 3 a 7 mesi per i dipendenti privati. 

Questi aumenti hanno reso le pensioni anticipate meno convenienti, motivo per il quale pochi lavoratori ne hanno usufruito nell'ultimo anno. 

I tagli già applicati sulle pensioni 

I tagli sulle pensioni ci sono, sia evidenti che nascosti, a partire dai calcoli degli assegni per le uscite anticipate.

Per esempio, risultano per la quota 103, il cui calcolo per l'uscita è diventato nel 2025 esclusivamente contributivo, per cui riduce gli importi; per l'opzione donna, vale lo stesso discorso con tagli stimati sulle pensioni finale fino a circa il 30% rispetto a quanto una lavoratrice percepirebbe andando in pensione di vecchiaia a 67 anni di età.

Si riducono poi gli importi dei trattamenti finali per effetto della rivalutazione annua. In realtà, è bene precisare che la rivalutazione si calcola sempre, ogni anno sulle pensioni, ma se lo scorso anno è stata addirittura dell’8,1%, quest’anno si è fermata ad appena lo 0,8%, per aumenti davvero irrisori e fortemente tagliati rispetto agli anni precedenti quando l’inflazione, però, galoppava, raggiungendo livelli stellari. 


 

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