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Possono ancora cambiare le nuove norme negative per le pensioni del maxi emendamento Governo?

di Marianna Quatraro pubblicato il
Possono ancora cambiare nuove norme nega

Le misure peggiorative per le pensioni possono ancora cambiare nelle discussioni finali sulla Manovra 2026 anche se appare molto difficile: pronto subemendamento dalla Lega per modifiche

La Manovra finanziaria 2026 introduce un ampio pacchetto di modifiche al sistema previdenziale italiano, suscitando accesi confronti istituzionali e sociali. Questi interventi si collocano in un quadro di correzione agli equilibri della spesa pubblica, con l’obiettivo di rispondere alle pressioni europee in materia fiscale e garantire la sostenibilità a lungo termine del bilancio statale.

Al centro del dibattito figurano proposte di inasprimento dei requisiti per andare in pensione, che stanno generando reazioni contrapposte tra forze politiche e sindacati, soprattutto per l’impatto sui lavoratori più giovani e coloro che hanno investito nella propria formazione accademica.

Le modifiche negative previste: dal 2027 età pensionabile più alta e penalizzazioni sul riscatto della laurea

L’attuale pacchetto di misure previdenziali contenuto nel maxi-emendamento della Manovra Finanziaria 2026, prevede due principali limitazioni: un progressivo innalzamento dell’età effettiva di pensionamento e una restrizione sostanziale nell’utilizzo del riscatto della laurea per anticipare l’accesso alla pensione.

  • Dal 2027: il requisito per accedere alla pensione di vecchiaia sale di un mese nell’anno 2027, con ulteriori aumenti programmati negli anni successivi.
  • Penalizzazione del riscatto della laurea: mentre prima era possibile "scontare" integralmente gli anni di studio riscattati, dal 2031 questi periodi vedranno una progressiva decurtazione del valore utile ai fini pensionistici. Per chi maturerà il diritto alla pensione anticipata dopo il 1° gennaio 2031, i mesi di riscatto conteggiati si ridurranno gradualmente: da 6 mesi in meno nel 2031 fino a 30 mesi nel 2035.
Queste disposizioni sono state motivate dall’esigenza di compensare gli oneri derivanti dal maggiore ricorso al pensionamento anticipato, in coerenza con le regole fiscali comunitarie che prevedono previsioni di spesa su un orizzonte temporale decennale. Il risultato, però, è un aumento concreto dell’età di uscita dal lavoro e una marcata penalizzazione per chi ha investito nella formazione universitaria, colpendo in particolare lavoratori del pubblico impiego e giovani professionisti.

L’impatto risulta ancor più sentito se si considera l’effetto cumulativo sui lavoratori che non riescono a totalizzare pienamente gli anni di contribuzione a causa di retribuzioni e carriere discontinue.

Le organizzazioni sindacali, come la CGIL, evidenziano che questa stretta comporterà "un ulteriore allontanamento della soglia pensionistica, con effetti negativi anche sugli importi e sulle prospettive di pensione dei giovani adulti". Le associazioni di categoria dei lavoratori del comparto pubblico, come i docenti, hanno espresso preoccupazione per l’ulteriore irrigidimento dei requisiti di uscita, ritenendo che penalizzi chi ha più difficoltà a raggiungere la piena copertura contributiva.

L'allungamento delle finestre di pensionamento anticipato: cosa cambia dal 2032

A partire dal 2032, l’accesso alla pensione anticipata sarà reso più difficile attraverso un progressivo aumento della cosiddetta "finestra mobile". Attualmente, dopo aver maturato i requisiti contributivi (42 anni e 10 mesi per gli uomini, 41 e 10 mesi per le donne), vi è un’attesa di tre mesi prima di ricevere l’assegno previdenziale. Le nuove disposizioni sulle finestre mobili stabiliscono invece:

  • Quattro mesi di attesa nel 2032
  • Cinque mesi dal 2033
  • Sei mesi a partire dal 2034
Questa misura si inserisce nel solco di una politica di contenimento della spesa pensionistica, incrementando la permanenza obbligata nel mondo del lavoro anche per coloro che hanno già maturato tutti i requisiti per uscire.

Tra i principali effetti:

  • Differimento nel tempo dell’accesso al trattamento previdenziale, determinando sia un ritardo nella percezione della pensione sia un prolungamento degli anni di permanenza lavorativa reale.
  • Penalizzazione particolare per i lavoratori che avevano programmato l’uscita in base alle normative attuali, in particolare chi aveva già riscattato la laurea o programmato il prepensionamento.
Il governo giustifica questa decisione affermando che occorre adeguare gradualmente il sistema alle proiezioni demografiche e di sostenibilità finanziaria. 

Le penalizzazioni sul riscatto della laurea e le novità per i giovani lavoratori

L’introduzione di una decurtazione sul periodo di studi riscattato rappresenta una forte discontinuità rispetto al passato. Se finora l’intero periodo di laurea riscattato era computabile ai fini dell’uscita anticipata, dal 2031 solo una parte variabile potrà essere conteggiata:

Anno di maturazione quota Mesi non utilizzabili
2031 6
2032 12
2033 18
2034 24
2035 30

Il valore dei mesi sottratti aumenta quindi progressivamente, con un impatto diretto su chi sta pianificando di utilizzare i riscatti per anticipare la pensione dopo il 2030.

Altro elemento significativo per le nuove generazioni di lavoratori riguarda l’adesione automatica alla previdenza complementare prevista per i neoassunti dal 2026, con una finestra di 60 giorni per esercitare il diritto di recesso. In mancanza di rinuncia espressa da parte del lavoratore, il Trattamento di Fine Rapporto (TFR) sarà destinato a fondi di previdenza complementare, rafforzando il secondo pilastro previdenziale. Previsto anche:

  • Allargamento della platea dei lavoratori obbligati al versamento del TFR all’Inps, includendo le aziende che superano la soglia dei 50 dipendenti dopo l’avvio dell’attività.
La ratio di questa iniziativa, nelle intenzioni del governo, è di incoraggiare modelli pensionistici integrativi e alleggerire la pressione sul sistema pubblico. 

Il dibattito parlamentare: la posizione della Lega e le possibilità di modifica delle norme

Il confronto politico sul tema previdenziale è stato particolarmente acceso nelle sedi parlamentari. E l'auspicio è che qualcosa possa ancora cambiare fino all'approvazione finale della Manovra, con nuovi interventi positivi sulle pensioni.

La Lega si è espressa apertamente contro le nuove norme, proponendo un subemendamento di contrarietà all’allungamento dei tempi di uscita e alla riduzione della portata del riscatto della laurea, sia per i lavoratori in servizio sia per i futuri pensionandi. In particolare:

  • Secondo il senatore Claudio Borghi, relatore della Manovra, il partito ha già depositato un subemendamento volto a sopprimere le misure penalizzanti, proponendo coperture finanziarie alternative tramite IRAP sulle banche come opzione di salvaguardia finanziaria.
  • La posizione della Lega è che nessun provvedimento possa "alzare i parametri dell’età pensionabile" o "sottrarre il riscatto della laurea" senza un pronunciamento esplicito delle Camere. Secondo Armando Siri, coordinatore per le politiche economiche, "deve essere il Parlamento a decidere" e ogni scelta deve essere "comprensibile e trasparente" agli occhi dell’opinione pubblica.
L’azione della Lega si inserisce in un clima di divisione interna tra le componenti di maggioranza e di crescente pressione da parte delle opposizioni, che sottolineano come il governo abbia ripetutamente modificato la propria posizione («tornano indietro») e come vi sia talvolta un disallineamento tra i tecnici del Ministero e gli orientamenti politici parlamentari.

Sul piano procedurale, la presentazione di un subemendamento può, in teoria, determinare la modifica o la cancellazione delle misure più contestate, ma ciò dipenderà direttamente dagli equilibri di maggioranza in Parlamento. Allo stato attuale, l’iter prevede che la legge di Bilancio sia discussa e votata dall’Aula del Senato e, successivamente, trasmessa blindata alla Camera per l’approvazione definitiva prima di fine anno.

Le prospettive di cambiamento prima dell’approvazione definitiva: margini e difficoltà

In questa fase avanzata dell’iter parlamentare, i margini di modificabilità della legge di Bilancio risultano, secondo molti osservatori qualificati, ridotti. La maggioranza che ha promosso le strette sulle pensioni appare infatti intenzionata a mantenere il pacchetto di norme, nonostante il dissenso espresso da alcuni suoi esponenti.

I principali ostacoli alle variazioni delle nuove disposizioni sono:

  • Vincoli di copertura finanziaria: ogni intervento che elimini tagli alla spesa previdenziale richiede coperture immediate e certe, sulle quali il Ministero dell’Economia mantiene un’attenzione rigorosa.
  • Dinamiche interne alla maggioranza: la presenza di visioni divergenti rallenta la possibilità di emendamenti sostanziali, creando un contesto di "attendismo" fino alle ultime ore utili prima del voto finale.
  • Dibattito pubblico: la pressione esercitata da sindacati, categorie professionali e associazioni studentesche mette in luce come la riforma delle pensioni abbia un’importanza sociale strategica, aumentando il rischio di tensioni politiche e proteste organizzate.


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