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Irpef, come funziona? Chi la deve pagare e calcolo ed esempi importi in base scaglioni, aliquote e detrazioni 2024

Quali sono le regole e la normativa che disciplinano l'applicazione e il pagamento dell'Irpef: tutti i chiarimenti

Autore: Marianna Quatraro
pubblicato il
Irpef, come funziona? Chi la deve pagare

Che Cosa è l'IRPEF?

L'Imposta sul Reddito delle Persone Fisiche, meglio conosciuta come IRPEF, è la principale imposta diretta del sistema tributario italiano ed è progressiva, il che significa che la percentuale dell'imposta da versare aumenta all'aumentare del reddito.

L'IRPEF è disciplinata dal Testo Unico delle Imposte sui Redditi (TUIR) che specifica le regole per la determinazione del reddito imponibile e delle aliquote da applicare. Sono soggetti all'imposta le persone fisiche sia residenti (tassate su tutti i loro redditi a prescindere dal luogo dove sono prodotti) che non residenti in Italia (tassate solo sui redditi prodotti nel Paese).

I redditi su cui si paga l'IRPEF sono suddivisi in diverse categorie e sono in particolare:

  • i redditi fondiari, derivanti dal possesso di terreni e fabbricati;
  •  i redditi di capitale, derivanti dall'investimento di capitale;
  • i redditi di lavoro dipendente, provenienti da attività lavorative subordinate;
  • i redditi di lavoro autonomo, provenienti da attività lavorative autonome, compresi i redditi di impresa;
  • i redditi diversi, che non rientrano nelle categorie precedenti.

Il calcolo dell'IRPEF avviene applicando al reddito complessivo, al netto degli oneri deducibili, le aliquote stabilite per ciascuno scaglione di reddito e che sono progressivamente crescenti, per cui maggiore è il reddito e maggiore è la percentuale di imposta da pagare.

Le aliquote IRPEF per il 2024, a seguito della recente riforma fiscale, sono state ridotte a tre scaglioni:

  • 23% per i redditi fino a 28.000 euro.
  • 35% per i redditi superiori a 28.000 e fino a 50.000 euro.
  • 43% per i redditi superiori ai 50.000 euro.

È importante sottolineare che, oltre all'IRPEF, i contribuenti possono essere soggetti anche ad addizionali regionali e comunali, che variano a seconda della regione e del comune di residenza del contribuente.

Definizione, principali caratteristiche e normativa vigente

L'IRPEF è un'imposta obbligatoria diretta applicata ai redditi complessivi. La sua principale caratteristica è la natura progressiva: significa l'importo di tasse da pagare cresce proporzionalmente al reddito percepito. Più quest'ultimo aumenta, più sale l'aliquota di pagamento e più è elevato il pagamento da effettuare.

La normativa che regola l'IRPEF prevede diverse norme, come la definizione di residenza fiscale, la classificazione dei tipi di reddito, le deduzioni e le detrazioni applicabili, e le modalità di pagamento dell'imposta.

La residenza fiscale, ad esempio, è un elemento cruciale per determinare chi deve pagare l'IRPEF. Secondo l'articolo 2 del TUIR, una persona fisica è considerata residente in Italia se, per la maggior parte del periodo d'imposta, è iscritta nelle anagrafi della popolazione residente o ha in Italia il domicilio o la residenza ai sensi del Codice Civile.

Oltre agli scaglioni di reddito e alle aliquote, il TUIR prevede diverse detrazioni e deduzioni che possono ridurre l'imposta lorda, e che sono, per esempio, le detrazioni per carichi di famiglia, per spese mediche, o per gli interessi sui mutui per l'acquisto della casa principale.

Infine, l'IRPEF si paga con il modello F24, seguendo la modalità di pagamento specificate dall'Agenzia delle Entrate. Il versamento può avvenire in forma di acconti e saldo, con scadenze determinate per ciascun anno fiscale.

Novità Irpef 2024 introdotte dalla riforma fiscale. Cosa è cambiato, tutte le modifiche e differenze

Il 2024 ha portato una serie di rilevanti modifiche all'IRPEF grazie alla riforma fiscale introdotta dal D.Lgs. 30 dicembre 2023, n. 216. Il cambiamento più significativo riguarda la rimodulazione delle aliquote e degli scaglioni di reddito. Il sistema è stato ridotto da quattro a tre scaglioni. Le nuove aliquote 2024 sono ora fissate al:

  • 23% per i redditi fino a 28.000 euro;
  • 35% per i redditi superiori a 28.000 e fino a 50.000 euro;
  • 43% per i redditi superiori a 50.000 euro.

Oltre alla rimodulazione delle aliquote, sono state introdotte modifiche per la cosiddetta "no tax area", cioè la soglia reddituale entro la quale non si deve pagare alcuna tassa e che è stata portata per tutti, lavoratori dipendenti e pensionati, a 8.500 euro. 

Un'altra modifica riguarda le detrazioni per i redditi superiori a 50.000 euro. La riforma introduce una franchigia di 260 euro per le spese che danno diritto alle detrazioni, ad eccezione delle spese sanitarie.

Per maggiori dettagli relativi ai cambiamenti fiscali del 2024, è possibile consultare la Circolare n. 2 del 6 febbraio 2024 dell'Agenzia delle Entrate.

Rimodulazione delle aliquote e degli scaglioni 2024

La riforma fiscale del 2024 ha introdotto una significativa rimodulazione delle aliquote e degli scaglioni dell'IRPEF, riducendo il numero degli scaglioni da quattro a tre. 

Le nuove aliquote Irpef per quest'anno sono le seguenti:

  • al 23% per i redditi fino a 28.000 euro;
  • al 35% per i redditi superiori a 28.000 e fino a 50.000 euro;
  • al 43% per i redditi superiori a 50.000 euro.

Precedentemente, il sistema prevedeva quattro scaglioni con aliquote diverse, al 23% per i redditi fino a 15.000 euro, al 25% per i redditi tra 15.001 e 28.000 euro, al 35% per i redditi tra 28.001 e 50.000 euro e al 43% per i redditi superiori a 50.000 euro. La riforma ha eliminato l'aliquota intermedia del 25%, riducendo la complessità del calcolo e favorendo una maggiore semplicità amministrativa.

Questa rimodulazione comporta un risparmio fiscale per alcune fasce di reddito, specialmente per i contribuenti con redditi compresi tra 15.001 e 28.000 euro, che hanno visto ridursi l'aliquota dal 25% al 23%. Per esempio, un contribuente con un reddito di 20.000 euro paga un'imposta calcolata con la nuova aliquota del 23%, anziché la precedente del 25%, ottenendo un risparmio di 400 euro.

La rimodulazione delle aliquote e degli scaglioni reddituali non solo ha l'intento di facilitare il processo di calcolo dell'IRPEF, ma mira anche a creare un sistema fiscale più trasparente e comprensibile per i contribuenti. Queste modifiche sono state dettagliatamente descritte nella Circolare n. 2 del 6 febbraio 2024 dell'Agenzia delle Entrate, dove sono riportati esempi pratici per aiutare i contribuenti a comprendere meglio l'impatto della riforma sui loro redditi.

Detrazioni e deduzioni: cambiano nel 2024?

Le detrazioni e le deduzioni IRPEF rappresentano strumenti fiscali fondamentali per ridurre l'imposta lorda dovuta. Nel 2024, la riforma fiscale ha apportato alcune modifiche anche in questi casi.

Per quanto riguarda le detrazioni per i redditi da lavoro dipendente, la riforma ha innalzato la no tax area per coloro che non superano un reddito complessivo di 8.500 euro annui. Questo significa che i lavoratori dipendenti con un reddito inferiore a questa soglia non sono soggetti all'IRPEF.

Nel 2024, le detrazioni per i redditi compresi tra 15.001 e 28.000 euro si calcolano utilizzando la formula che tende a equilibrare il carico fiscale e a sostenere i contribuenti di fascia medio-bassa. Per i redditi superiori a 50.000 euro è, invece, prevista una riduzione di 260 euro dell’imposta lorda, esclusi i costi delle spese mediche e sanitarie. Questa misura è stata introdotta per evitare che le detrazioni riducano eccessivamente l’imposta a carico di coloro che percepiscono redditi più alti. 

In relazione alle spese deducibili, non ci sono cambiamenti sostanziali. Rimane invariata la possibilità di dedurre dal reddito complessivo spese come i contributi previdenziali e assistenziali, gli assegni al coniuge, ecc. Tuttavia, la riforma ha previsto l'introduzione di nuove regole per le detrazioni legate agli interessi passivi sui mutui per l’acquisto della prima casa, per promuovere il settore immobiliare e sostenere le giovani coppie.

Ulteriori modifiche riguardano le erogazioni liberali e i premi assicurativi. Le detrazioni per le donazioni a enti di ricerca, associazioni senza scopo di lucro e partiti politici sono limitate nel 2024, con plafonds più stretti per evitare abusi. Allo stesso modo, le detrazioni per i premi assicurativi, in particolare per le polizze sul rischio eventi calamitosi, sono state incrementate, riconoscendo l'importanza di tali strumenti nel garantire una maggiore sicurezza e prevenzione contro i disastri naturali.

Infine, la riforma del 2024 ha stabilito un ridimensionamento delle aliquote IRPEF per i lavoratori autonomi e i professionisti, che potranno beneficiare di una deduzione forfettaria più ampia. Questa misura mira a semplificare il calcolo dell'imposta e a supportare ulteriormente questa categoria di contribuenti.

Impatto delle modifiche IRPEF sui contribuenti

Le modifiche apportate all'IRPEF nel 2024 implicano diversi impatti sui contribuenti, a partire dalla riduzione delle tasse da pagare soprattutto per alcune categorie di contribuenti. 

I contribuenti con redditi fino a 28.000 euro pagano quest'anno, infatti, un'imposta con un'aliquota del 23% invece che del 25%. Questa modifica comporta chiaramente un risparmio fiscale per chi rientra in tale fascia reddituale, garantendo un alleggerimento del carico tributario e un aumento del reddito disponibile.

Per i contribuenti con redditi tra 28.000 e 50.000 euro, l'aliquota del 35% applicata alla parte di reddito eccedente i 28.000 euro ha introdotto una semplificazione, rispetto alla scala precedentemente più complessa. Anche se questa modifica non comporta un grande risparmio fiscale, certamente migliora la comprensibilità del sistema tassativo.

Per chi possiede redditi superiori a 50.000 euro non cambia la tassazione, la più elevata prevista, ma cambiano le detrazioni, limitate a 260 euro per alcune spese.

I lavoratori dipendenti con redditi fino a 8.500 euro rientrano ora nella no tax area e non pagano, dunque, alcuna imposta IRPEF.

Chi deve pagare l'Irpef? Chi è esente? E come funziona la tassazione per i diversi soggetti fiscali

Tutti i soggetti residenti in Italia che percepiscono un reddito devono pagare l'IRPEF, indipendentemente dalla fonte del reddito, che può includere lavoro dipendente, lavoro autonomo, redditi di capitale, redditi fondiari, redditi d'impresa e redditi diversi.

La tassazione si differenzia però a seconda del tipo di contribuente. I lavoratori dipendenti vedono l'IRPEF trattenuta direttamente dal datore di lavoro con funzione di sostituto d'imposta, quindi l'importo della tassa viene prelevato dalla busta paga e versato all'erario dallo stesso datore di lavoro. I lavoratori autonomi, invece, devono calcolare e versare autonomamente l'IRPEF attraverso il modello F24.

I pensionati sono soggetti a trattenuta IRPEF direttamente dagli enti pensionistici che erogano le pensioni e che funzionano anche in tal caso come sostituti d'imposta. 

Per quanto riguarda l'esenzione, come già accennato, chi ha redditi inferiori alla soglia della no tax area di 8.500 euro non paga le tasse e anche chi percepisce specifiche tipologie di redditi non versa l'Irpef. Vi rientrano, per esempio, i redditi derivanti da locazione di case in regime di cedolare secca, o i titolari di le Partite Iva in regime forfettario. Precisiamo, infine, che i soggetti non residenti in Italia sono tenuti a pagare l'IRPEF solo sui redditi che producono all'interno del territorio italiano. 

Irpef per i soggetti residenti e non residenti, tutte le differenze tassazione

La tassazione IRPEF presenta differenze sostanziali tra i soggetti residenti e i soggetti non residenti in Italia. Entrando più nel dettaglio, i primi sono tassati sulla totalità dei redditi, ovunque siano prodotti nel mondo, mentre i secondi sono tassati solo sui redditi prodotti sul territorio italiano.

Il soggetto residente è colui che, per la maggior parte del periodo d'imposta, è iscritto nelle anagrafi della popolazione residente o ha in Italia il domicilio o la residenza ai sensi del Codice Civile. Avere la residenza in Italia comporta, infatti, l'obbligo di dichiarare tutti i redditi percepiti, con la possibilità di usufruire anche di specifiche detrazioni e deduzioni previste dalla legge.

soggetti non residenti sono tassati solo sui redditi prodotti in Italia, come quelli derivanti da attività lavorative svolte nel Paese, o da proprietà immobiliari situate in Italia, ma il contribuente non residente potrebbe aver diritto a detrazioni solo su alcune spese specifiche e in misura ridotta rispetto ai residenti. 

Un'altra differenza riguarda la modalità di pagamento dell'imposta. Come precisato dall'Agenzia delle Entrate, i residenti pagano l'IRPEF attraverso i sistemi ordinari italiani, come il modello F24, mentre i non residenti possono utilizzare modalità di pagamento alternative, come il bonifico bancario o i servizi online dell'Agenzia delle Entrate.

In termini di adempimenti, i residenti devono presentare la dichiarazione dei redditi riportandovi tutti i redditi percepiti, mentre i non residenti presentano il modello specifico per i non residenti, limitato solo ai redditi prodotti in Italia. 

Irpef per le aziende

Sono soggette al pagamento dell'Irpef le imprese individuali, mentre le persone giuridiche, ad eccezione delle società di persone, sono assoggettate all'IRES, imposta sui redditi d'impresa.

Tuttavia, le aziende italiane, in quanto sostituti d'imposta, devono trattenere l'IRPEF dalle buste paga dei dipendenti ogni mese e versarla all'Agenzia delle Entrate utilizzando il modello F24. Questo implica una responsabilità importante per l'azienda, che deve assicurarsi di calcolare correttamente l'imposta dovuta, considerando anche le eventuali detrazioni e deduzioni spettanti ai dipendenti. Le aziende che non adempiono correttamente a questi obblighi possono incorrere in sanzioni.  

Dunque, nonostante le aziende non siano direttamente soggette all’IRPEF, il loro ruolo di sostituto d’imposta e la loro responsabilità nella gestione fiscale dei propri dipendenti e collaboratori rendono la tassa una componente cruciale della loro gestione fiscale e amministrativa.

Irpef per professionisti, partite ive e lavoratori autonomi

Per i professionisti, le partite IVA e i lavoratori autonomi, l'IRPEF rappresenta la principale tassa annuale da pagare, secondo regole e scadenze precise definite dalla normativa fiscale italiana.

I professionisti e i lavoratori autonomi, a differenza dei lavoratori dipendenti, non hanno un datore di lavoro che trattiene e versa l'IRPEF per loro. Questi devono quindi calcolare l'imposta dovuta sulla base del reddito professionale o autonomo prodotto nell'anno fiscale e determinato sottraendo dal fatturato lordo annuo tutte le spese deducibili sostenute per l'esercizio della professione o dell'attività autonoma.

Nel calcolo dell'Irpef da pagare bisogna considerare anche detrazioni e deduzioni, che, però, non valgono per chi ha la Partita Iva forfettaria. Sono, infatti, esclusi dal pagamento dell'Irpef ordinaria coloro che aderiscono il regime fiscale forfettario e pagano solo un'imposta al 15%.

I professionisti e i lavoratori autonomi sono, invece, soggetti alle aliquote progressive dell'IRPEF, applicabili sugli scaglioni di reddito previsti e che per l'anno fiscale 2024 sono del 23% fino a 28.000 euro, del 35% tra 28.000 e 50.000 euro e del 43% sopra i 50.000 euro. 

I professionisti e i lavoratori autonomi devono versare anche gli acconti IRPEF, sempre effettuando una corretta stima del reddito per evitare di pagare sanzioni in caso di acconti insufficiente o di dover versare importi troppo elevati in anticipo.

Irpef per i pensionati

Anche i pensionati pagano l’IRPEF. Pur terminando la loto carriera lavorativa, i pensionati continuano a percepire un reddito, che è quello da pensione, per cui continuano ad essere soggetti al pagamento delle tasse. 

Le pensioni sono, infatti, considerate redditi di lavoro dipendente ai fini IRPEF e pertanto sono soggette alle stesse aliquote progressive applicabili ai lavoratori attivi e in questo caso sono gli enti previdenziali, come l'INPS, a fungere da sostituti d'imposta, trattenendo l'imposta dovuta direttamente dall'importo della pensione mensile e versandola all'erario. 

Anche ai redditi dei pensionati si applicano le tre nuove aliquote 2024 previste per i lavoratori dipendenti. I pensionati non residenti in Italia, ma che ricevono una pensione italiana, sono tassati solo sui redditi prodotti in Italia. Tuttavia, per evitare la doppia imposizione, l’Italia ha stipulato accordi bilaterali con diversi paesi che prevedono che la tassazione sulla pensione possa avvenire solo nello stato di residenza fiscale o essere suddivisa tra i due stati secondo criteri specifici. 

Irpef per i dipendenti

Per i lavoratori dipendenti, l'IRPEF viene trattenuta direttamente dal datore di lavoro, che agisce come sostituto d'imposta, e versa ogni mese l'importo all'erario attraverso il modello F24.

Il calcolo della tassa da versare si basa su diversi fattori, tra cui il reddito del dipendente, le addizionali regionali e comunali, e le eventuali detrazioni spettanti che riducono l'imposta lorda, da cui risulta l'IRPEF netta da trattenere.

Tra le principali detrazioni da considerare ai fini del calcolo Irpef per i dipendenti ci sono le detrazioni per lavoro dipendente, che variano in base al reddito complessivo del dipendente. Per i redditi più bassi, la detrazione può coprire interamente l'IRPEF dovuta, mentre per i redditi più alti, la detrazione diminuisce progressivamente fino ad azzerarsi.

Un'altra detrazione importante è quella per familiari a carico, che possono essere per coniuge, figli e altri familiari a carico, e variano a seconda del numero di familiari e della loro condizione. Oltre alle detrazioni, i dipendenti possono beneficiare di deduzioni che riducono il reddito imponibile. Tra queste, le più comuni sono le deduzioni per contributi previdenziali e assistenziali obbligatori.

Questi contributi vengono dedotti dal reddito complessivo prima di applicare le aliquote IRPEF, riducendo così l'imposta dovuta. E' sempre necessario che i dipendenti tengano traccia delle proprie detrazioni e deduzioni, conservando la documentazione adeguata nel caso di eventuali controlli fiscali. 

Irpef per persone fisiche

L'IRPEF per le persone fisiche comprende una vasta gamma di contribuenti, come i lavoratori dipendenti, gli autonomi, i liberi professionisti, i pensionati e i percettori di diversi tipi di redditi. La normativa fiscale italiana prevede che ogni persona fisica residente in Italia paghi l'IRPEF sui redditi prodotti, sia in Italia che all'estero, mentre i non residenti sono tassati solo sui redditi prodotti in Italia.

Per calcolare l'IRPEF, è necessario determinare il reddito complessivo della persona fisica, che si ottiene sommando i redditi assoggettabili. Dopodicchè si devono sottrarre gli oneri deducibili, come i contributi previdenziali o assistenziali, ecc, che riducono l'importo del reddito su cui viene calcolata l'imposta. 

Una volta ottenuto il reddito imponibile, si applicano le aliquote IRPEF vigenti e dall'importo ottenuto si sottraggono le eventuali detrazioni fiscali, che diminuiscono l'imposta dovuta e includono, tra l'altro, le spese sanitarie, gli interessi passivi sui mutui per l'acquisto della prima casa, le spese di istruzione, le spese per attività sportive dei figli, le polizze assicurative e le erogazioni liberali.

Le persone fisiche che non sono dipendenti o pensionati devono adempiere ai propri obblighi fiscali presentando la dichiarazione dei redditi con il modello Redditi PF. Sia quest'ultimo che il modello 730 permettono di dichiarare tutti i redditi percepiti, di calcolare l'imposta dovuta e di applicare le detrazioni spettanti.

Come si applica l'Irpef

L'applicazione dell'IRPEF si basa su un sistema di aliquote progressive e scaglioni di reddito che determinano l'importo dell'imposta da pagare. Questo sistema mira a garantire una distribuzione equa del carico fiscale, colpendo con aliquote maggiori i redditi più alti.

In primis, per l'applicazione dell'Irpef, è necessario calcolare il reddito complessivo del contribuente, che si ottiene sommando i redditi provenienti dalle diverse categorie, come fondiari, di capitale, di lavoro dipendente, di lavoro autonomo e d’impresa, e redditi diversi. Per ridurre il reddito imponibile, quando possibile, si applicano gli oneri deducibili, come i contributi previdenziali e assistenziali.

Una volta determinato il reddito imponibile, si applicano le aliquote Irpef attualmente vigenti del

  • 23% per la parte di reddito fino a 28.000 euro.
  • 35% per la parte di reddito compresa tra 28.001 e 50.000 euro.
  • 43% per la parte di reddito superiore a 50.000 euro.

Dal risultato dell'IRPEF lorda si sottraggono poi le detrazioni spettanti, che possono ridurre l'imposta fino ad azzerarla. L'importo rimanente, sè l'IRPEF netta da pagare. 

Scaglioni e aliquote Irpef in base a cui si definisce la tassazione

La tassazione IRPEF si basa su un sistema progressivo che varia in base ai redditi percepiti. Il principio è che più si guadagna, più si deve pagar di tasse. 

Per l'anno 2024, la riforma fiscale ha ridefinito gli scaglioni e le aliquote IRPEF nel seguente modo:

  • al 23% per i redditi fino a 28.000 euro;
  • al 35% per i redditi tra 28.001 e 50.000 euro;
  • al 43% per i redditi superiori a 50.000 euro.

Ad esempio, per un contribuente con un reddito imponibile di 45.000 euro, l'IRPEF lorda si calcola nel seguente modo:

  • 23% sui primi 28.000 euro, che ammonta a 6.440 euro;
  • 35% sulla parte di reddito compresa tra 28.001 e 45.000 euro, ossia su 17.000 euro, che ammonta a 5.950 euro;

In totale, l'IRPEF lorda sarà di 6.440 + 5.950 euro, per un totale di 12.390 euro.

Se il reddito imponibile fosse di 60.000 euro, si avrebbe:

  • 23% sui primi 28.000 euro, che equivale a 6.440 euro;
  • 35% sui successivi 22.000 euro (la parte di reddito tra 28.001 e 50.000 euro), che equivale a 7.700 euro;
  • 43% sui rimanenti 10.000 euro (quindi sulla parte di reddito superiore a 50.000 euro), che ammonta a 4.300 euro.

In questo caso, l'IRPEF lorda complessiva sarà di 6.440 + 7.700 + 4.300 euro, per un totale di 18.440 euro.

È importante notare che si devono considerare le detrazioni fiscali che possono ridurre significativamente l'IRPEF lorda, diminuendo così l'imposta netta da pagare. 

Che cos'è la no tax area e fino a che importo arriva

La no tax area rappresenta una soglia di reddito al di sotto della quale il contribuente non è soggetto al pagamento dell'IRPEF. Questo meccanismo fiscale è pensato per garantire che i contribuenti con redditi più bassi non debbano versare imposte sul reddito, assicurando loro una maggiore disponibilità economica.

Nel 2024, la riforma fiscale ha aggiornato la no tax area, stabilendo soglie differenti per diverse categorie di contribuenti che sono in particolare le seguenti:

  • per i lavoratori dipendenti e i pensionati, la no tax area è stata uniformata a 8.500 euro;
  • per i lavoratori autonomi, invece, la no tax area è fissata a 5.500 euro.

In conclusione, la no tax area rappresenta un importante strumento di politica fiscale volto a proteggere i redditi più bassi dall'onere dell'IRPEF, mantenendo intatti i principi di progressività ed equità nel sistema fiscale italiano.

Quali redditi sono soggetti ad Irpef? E quali redditi non pagano le tasse in base all'Irpef

L'IRPEF si applica a una vasta gamma di redditi, classificati in diverse categorie, ognuna regolata da specifiche normative. Ecco un elenco delle principali tipologie di reddito soggette all'IRPEF:

  • redditi di lavoro dipendente, che includono stipendi, salari e altre forme di compenso per lavoro subordinato;
  • redditi di lavoro autonomo, che derivano dall'esercizio di arti e professioni e includono i compensi percepiti da professionisti e lavoratori autonomi;
  • redditi di capitale, che comprendono interessi, dividendi e altri proventi derivanti da investimenti finanziari;
  • redditi di impresa generati da attività commerciali, industriali, artigianali e agricole;
  • redditi fondiari, che includono i redditi derivanti dalla proprietà di terreni e fabbricati, come canoni di locazione;
  • redditi diversi, che comprendono varie altre forme di reddito, non classificate nelle categorie precedenti, come i redditi da lavoro occasionale.

Non tutti i redditi, però, sono soggetti all'IRPEF. Esistono, infatti, alcune tipologie esenti o che non concorrono alla formazione del reddito imponibile, come:

  • i redditi esenti, che includono pensioni di guerra, rendite vitalizie a titolo di risarcimento danni, sussidi per la disoccupazione e assegni familiari;
  • i redditi soggetti a tassazione separata, come il TFR (Trattamento di Fine Rapporto), che è tassato separatamente rispetto agli altri redditi con aliquote diverse;
  • i redditi soggetti a imposta sostitutiva, come i redditi derivanti da alcuni investimenti finanziari, i redditi da locazioni brevi e quelli prodotti da aderenti al regime forfettario per le partite IVA che sono tassati con aliquote fisse (come il 15% o 5%) che sostituiscono completamente l'IRPEF ordinaria;
  • le borse di studio e premi entro determinati limiti;
  • i contributi e ke sovvenzioni ricevute da enti pubblici per specifiche finalità, come contributi agricoli o sovvenzioni per l'innovazione tecnologica;
  • i redditi da attività di volontariato, come rimborsi spese percepiti dai volontari, purché documentati e non eccedenti i limiti fissati dalla legge.

Su quale periodo di imposta si paga l'Irpef?

L'IRPEF si paga su base annua e segue il periodo di imposta corrispondente all'anno solare, che va dal primo gennaio al 31 dicembre. Questo significa che il reddito prodotto in un determinato anno viene tassato nel medesimo anno fiscale, ma con modalità di versamento che possono protrarsi nell'anno successivo.

Per determinare l'IRPEF dovuta, i contribuenti calcolano la dichiarazione dei redditi relativa all'intero anno solare. I redditi percepiti durante questo periodo sono sommati, si sottraggono gli oneri deducibili e si applicano le detrazioni spettanti per ottenere l'imposta netta.

Il versamento dell'Irpef avviene in due modalità, di acconto e di saldo. Il primo si paga anticipatamente rispetto al saldo finale, basandosi sull’importo dell’imposta dovuta per l’anno precedente, mentre il saldo viene calcolato alla fine del periodo di imposta e deve essere versato entro il 30 giugno dell'anno successivo, insieme alla prima rata di acconto per l'anno corrente.

Per i contribuenti che presentano il modello 730, i dovuti pagamenti sono trattenuti direttamente dal sostituto d'imposta, che può essere il datore di lavoro o l'ente pensionistico. 

Per i lavoratori autonomi e gli altri contribuenti che utilizzano il modello Redditi PF, è necessario utilizzare il modello F24 per effettuare i pagamenti.

Esempi pratici di calcolo IRPEF per diversi redditi e soggetti

Per comprendere meglio il funzionamento dell'IRPEF, potrebbe essere utile fare alcuni esempi pratici di calcolo per diversi livelli di reddito e soggetti fiscali. Consideriamo tre casi distinti: un lavoratore dipendente, un lavoratore autonomo e un pensionato.

Esempio 1: Lavoratore dipendente con reddito di 30.000 euro annui

  • Reddito imponibile: 30.000 euro
  • Calcolo IRPEF lorda:
    • 23% su 28.000 euro: 6.440 euro
    • 35% sui rimanenti 2.000 euro: 700 euro
    • Totale IRPEF lorda: 7.140 euro
  • Detrazioni per lavoro dipendente: circa 1.880 euro
  • IRPEF netta: 7.140 - 1.880 = 5.260 euro

Esempio 2: Lavoratore autonomo con reddito di 50.000 euro annui

  • Reddito imponibile: 50.000 euro
  • Calcolo IRPEF lorda:
    • 23% su 28.000 euro: 6.440 euro
    • 35% sui rimanenti 22.000 euro: 7.700 euro
    • Totale IRPEF lorda: 14.140 euro
  • Oneri deducibili (contributi previdenziali): 2.500 euro
  • Reddito imponibile netto: 50.000 - 2.500 = 47.500 euro
  • IRPEF netta (applicando le detrazioni): circa 11.640 euro

Esempio 3: Pensionato con reddito di 15.000 euro annui

  • Reddito imponibile: 15.000 euro
  • Calcolo IRPEF lorda:
    • 23% su 15.000 euro: 3.450 euro
  • Detrazioni per redditi da pensione: 1.990 euro
  • IRPEF netta: 3.450 - 1.990 = 1.460 euro

Simulazioni con scaglioni e aliquote 2024

Con la riforma fiscale del 2024, gli scaglioni e le aliquote IRPEF sono stati ridefiniti in tre fasce: 23% per redditi fino a 28.000 euro, 35% per redditi tra 28.000 e 50.000 euro, e 43% per redditi superiori a 50.000 euro. Ecco alcune simulazioni pratiche basate su queste nuove aliquote per aiutarti a comprendere il funzionamento del calcolo dell'IRPEF.

Simulazione 1: Reddito imponibile di 35.000 euro

  • Reddito imponibile: 35.000 euro
  • Calcolo IRPEF lorda:
    • 23% sui primi 28.000 euro: 6.440 euro
    • 35% sui successivi 7.000 euro (parte di reddito eccedente i 28.000 euro): 2.450 euro
  • Totale IRPEF lorda: 6.440 + 2.450 = 8.890 euro

Simulazione 2: Reddito imponibile di 60.000 euro

  • Reddito imponibile: 60.000 euro
  • Calcolo IRPEF lorda:
    • 23% sui primi 28.000 euro: 6.440 euro
    • 35% sui successivi 22.000 euro (parte di reddito tra 28.000 e 50.000 euro): 7.700 euro
    • 43% sui successivi 10.000 euro (parte di reddito sopra i 50.000 euro): 4.300 euro
  • Totale IRPEF lorda: 6.440 + 7.700 + 4.300 = 18.440 euro

Simulazione 3: Reddito imponibile di 25.000 euro

  • Reddito imponibile: 25.000 euro
  • Calcolo IRPEF lorda:
    • 23% su tutto il reddito (poiché non eccede i 28.000 euro): 5.750 euro
  • Totale IRPEF lorda: 5.750 euro

Queste simulazioni mostrano come le aliquote progressive e gli scaglioni di reddito determinano l'imposta lorda complessiva. È importante considerare che all'IRPEF lorda vanno poi sottratte le eventuali detrazioni spettanti, che possono ridurre l'importo dell'imposta netta da versare.

Che cos'è aliquota marginale?

L'aliquota marginale è la percentuale di imposta applicata alla quota di reddito rientrante nell'ultimo scaglione su cui viene misurato l'imponibile per il pagamento dell'Irpef e cresce con l'aumentare del reddito, riflettendo la progressività della tassa.

Nella pratica, l'aliquota marginale rappresenta lo scaglione più alto di tassazione in cui rientra il reddito aggiuntivo. Ad esempio, se un contribuente ha un reddito annuale di 55.000 euro, l'aliquota marginale sarà quella applicata al reddito che eccede i 50.000 euro. Con le aliquote IRPEF del 2024, questo significa che l'aliquota marginale sarà del 43% sulla parte di reddito che supera questa soglia.

Un'altra situazione da considerare è quella dei lavoratori autonomi o dei professionisti. Prendiamo un esempio pratico: un lavoratore autonomo con un reddito di 48.000 euro. In questo caso, l'aliquota marginale è del 35%, applicata ai redditi compresi tra 28.000 e 50.000 euro. Se il lavoratore autonomo riceve un incarico aggiuntivo che aumenta il suo reddito di 3.000 euro, quei 3.000 euro saranno tassati al 35% finché il reddito totale rimane sotto i 50.000 euro. Sopra questa soglia, l'aliquota marginale diventa 43% per il reddito aggiuntivo.

Che cos'è aliquota media?

Se l'aliquota marginale è il risultato del rapporto tra l'incremento dell'imposta e l'aumento della base imponibile, l’aliquota media esprime il rapporto tra imposta pagata e base imponibile.

Per calcolare l'aliquota media, si sommando l'IRPEF netta dopo aver applicato tutte le detrazioni e deduzioni previste, si divide poi il risultato per il reddito imponibile e si moltiplica per 100 per ottenere la percentuale.

Facciamo un esempio pratico per chiarire il concetto, prendendo il caso di un contribuente con reddito imponibile di 45.000 euro.

  • Reddito imponibile: 45.000 euro
  • Calcolo IRPEF lorda:
    • 23% su 28.000 euro: 6.440 euro
    • 35% sui successivi 17.000 euro: 5.950 euro
    • Totale IRPEF lorda: 12.390 euro

Supponiamo che il contribuente abbia diritto a detrazioni per un totale di 2.390 euro, l'IRPEF netta sarà: 12.390 - 2.390 = 10.000 euro

Calcolo dell'aliquota media:

  • (IRPEF netta / Reddito imponibile) x 100 = (10.000 / 45.000) x 100 = 22,22%

In questo esempio, l'aliquota media è del 22,22%. Sebbene l'aliquota marginale sia del 35% per la parte di reddito eccedente i 28.000 euro, l'aliquota media riflette il tasso effettivo applicato sull'intero reddito imponibile.

Che cosa sono le detrazioni Irpef e quali sono

Le detrazioni IRPEF sono importi che il contribuente può sottrarre dalla propria imposta lorda per ridurla o annullarla. Si differenziano dalle deduzioni, che invece riducono il reddito imponibile. 

Tra le principali detrazioni IRPEF troviamo:

1. Detrazioni per lavoro dipendente

Queste detrazioni spettano a chi percepisce redditi da lavoro dipendente e assimilati. L’importo varia in base al reddito complessivo e permette di ridurre l'importo dell'imposta dovuta.

2. Detrazioni per pensionati

I pensionati hanno diritto a specifiche detrazioni, volte a ridurre l'IRPEF sui redditi da pensione. Anche queste variano in funzione del reddito complessivo e dell’età del pensionato.

3. Detrazioni per familiari a carico

Questa categoria include le detrazioni per il coniuge a carico, i figli e altri familiari a carico. Gli importi variano in base al numero di familiari e alla loro condizione. Ad esempio, le detrazioni per figli a carico sono di importo maggiore se i figli sono minori di 21 anni o disabili.

4. Detrazioni per spese sanitarie

Le spese mediche e sanitarie possono essere detratte nella misura del 19% dell’importo eccedente la franchigia di 129,11 euro. Questa detrazione copre una vasta gamma di spese, inclusi medicinali, visite mediche, interventi chirurgici e protesi.

5. Detrazioni per interessi passivi su mutui

Chi ha contratto un mutuo per l’acquisto dell’abitazione principale può detrarre il 19% degli interessi passivi e degli oneri accessori fino a un massimo di 4.000 euro annui.

6. Detrazioni per spese di istruzione

Le spese sostenute per la frequenza di scuole dell'infanzia, del primo ciclo di istruzione, della scuola secondaria di secondo grado e per corsi universitari sono detraibili nella misura del 19%, con limiti annui specifici.

7. Detrazioni per attività sportive dei figli

È possibile detrarre il 19% delle spese sostenute per l’attività sportiva dei ragazzi di età compresa tra 5 e 18 anni, fino ad un massimo di 210 euro per ciascun figlio.

8. Detrazioni per premi assicurativi

I premi pagati per assicurazioni sulla vita, contro gli infortuni, per polizze a tutela delle persone con disabilità grave e per il rischio di eventi calamitosi sono detraibili nella misura del 19%, entro limiti specifici.

9. Detrazioni per ristrutturazioni edilizie e risparmio energetico

Sono previste detrazioni per gli interventi di ristrutturazione edilizia e di riqualificazione energetica degli edifici. Queste possono arrivare fino al 50% o 65% delle spese sostenute a seconda dell'intervento, con limiti di spesa ben definiti.

Per ottenere queste detrazioni, i contribuenti devono conservare tutta la documentazione che dimostri le spese effettuate. È fondamentale che le ricevute, le fatture e gli scontrini siano conservati in modo ordinato e presentati al momento della dichiarazione dei redditi. Nella maggior parte dei casi, le spese devono essere indicate nel modello 730 o nel modello Redditi PF.

Le detrazioni IRPEF permettono di ridurre il carico fiscale sostenuto dai contribuenti, riconoscendo le spese e gli oneri legati alla vita familiare, alla salute, all'istruzione e alla casa. Sfruttarle appieno può portare a un significativo risparmio fiscale. È sempre consigliabile consultare le guide fiscali ufficiali o rivolgersi a un consulente fiscale per ottenere informazioni aggiornate e specifiche relative alle proprie circostanze personali, in modo da garantire il massimo beneficio dalle detrazioni disponibili.

Chi ha diritto alle detrazioni Irpef e chi è escluso

Le detrazioni IRPEF spettano a tutti i soggetti residenti che producono redditi tassabili ai fini IRPEF, sia che si tratti di lavoratori dipendenti, sia che si tratti di autonomi, o pensionati o di precettori di altre categorie di reddito.

Tra coloro che hanno diritto alle detrazioni IRPEF troviamo:

  • i lavoratori dipendenti;
  • i lavoratori autonomi e professionisti;
  • i pensionati, per cui le detrazioni sono state modificate nel 2024;
  • i soggetti con redditi diversi, cioè coloro che percepiscono redditi derivanti da locazioni, investimenti finanziari o da altre attività;
  • familiari a carico, le detrazioni per familiari a carico sono applicabili se il familiare ha un reddito complessivo non superiore a 2.840,51 euro nel corso dell'anno fiscale (aumentato a 4.000 euro per i figli fino a 24 anni).

Esistono però alcune esclusioni e limitazioni che riguardano, in particolare:

  • i soggetti non residenti, che non hanno diritto alle detrazioni IRPEF, ad eccezione di alcune detrazioni specifiche se previsto da accordi internazionali o convenzioni contro la doppia imposizione;
  • i soggetti con reddito complessivo molto basso;
  • i titolari di redditi esentasse, perchè per alcune borse di studio o pensioni di guerra non è possibile usufruire delle detrazioni poiché non generano un’imposta lorda da cui sottrarle.

Come si calcolano le detrazioni Irpef? Simulazioni ed esempi concreti su come incidono nel conteggio finale tassazione

Il calcolo delle detrazioni IRPEF avviene sottraendo questi importi direttamente dall'imposta lorda, determinando così l'IRPEF netta da pagare. Vediamo alcune simulazioni concrete per capire come funzionano.

Simulazione 1: Lavoratore dipendente con reddito di 30.000 euro e spese mediche

  • Reddito imponibile: 30.000 euro
  • IRPEF lorda: 7.140 euro (23% su 28.000 euro = 6.440 euro + 35% sui rimanenti 2.000 euro = 700 euro)
  • Spese mediche sostenute: 1.200 euro
  • Detrazione spese mediche (a partire da 129,11 euro): 1.200 - 129,11 = 1.070,89 euro
  • Importo detraibile: 1.070,89 x 19% = 203,47 euro
  • IRPEF netta: 7.140 - 203,47 = 6.936,53 euro

In questo esempio, il contribuente risparmia 203,47 euro grazie alla detrazione delle spese mediche.

Simulazione 2: Pensionato con reddito di 20.000 euro e interessi passivi su mutuo

  • Reddito imponibile: 20.000 euro
  • IRPEF lorda: 4.600 euro (23% su 20.000 euro)
  • Interessi passivi su mutuo: 2.500 euro
  • Importo detraibile: 2.500 x 19% = 475 euro
  • IRPEF netta: 4.600 - 475 = 4.125 euro

In questo esempio, il pensionato risparmia 475 euro grazie alla detrazione degli interessi passivi sul mutuo.

Simulazione 3: Lavoratore autonomo con reddito di 50.000 euro e spese di istruzione

  • Reddito imponibile: 50.000 euro
  • IRPEF lorda: 14.140 euro (23% su 28.000 euro = 6.440 euro + 35% sui successivi 22.000 euro = 7.700 euro)
  • Spese di istruzione: 1.500 euro
  • Importo detraibile: 1.500 x 19% = 285 euro
  • IRPEF netta: 14.140 - 285 = 13.855 euro

In questo ultimo caso, il lavoratore autonomo risparmia 285 euro grazie alla detrazione delle spese di istruzione.

Queste simulazioni mostrano chiaramente come le detrazioni incidano sul calcolo dell'IRPEF netta, riducendo l'importo finale da pagare.

Quanto si paga di Irpef su 25mila euro di reddito? Simulazione

Per comprendere quanto si paga di IRPEF su un reddito imponibile di 25.000 euro nel 2024, è necessario eseguire una simulazione tenendo conto delle aliquote IRPEF e delle eventuali detrazioni. Vediamo passo per passo come si calcola l'imposta dovuta.

Calcolo IRPEF lorda:

  • Reddito imponibile: 25.000 euro
  • Aliquota del 23% fino a 28.000 euro
  • 23% su 25.000 euro: 25.000 x 23% = 5.750 euro

Quindi, l'IRPEF lorda su un reddito di 25.000 euro è di 5.750 euro. Ora consideriamo le detrazioni che spettano al contribuente per ridurre l'importo dell'IRPEF lorda.

Detrazioni per lavoro dipendente:

  • Supponiamo che il contribuente sia un lavoratore dipendente con diritto a detrazioni per lavoro dipendente pari a 1.910 euro. Questo importo varia in base al reddito complessivo e ad altri fattori secondo quanto stabilito dalla normativa fiscale.
  • Detrazione lavoro dipendente: 1.910 euro

Calcolo IRPEF netta:

  • IRPEF lorda: 5.750 euro
  • Detrazioni per lavoro dipendente: 1.910 euro
  • IRPEF netta: 5.750 - 1.910 = 3.840 euro

Quindi, nel caso di un lavoratore dipendente con un reddito imponibile di 25.000 euro e detrazioni per lavoro dipendente di 1.910 euro, l'IRPEF netta da pagare risulta di 3.840 euro.

Questa simulazione fornisce un quadro di base per comprendere l'impatto delle aliquote IRPEF e delle detrazioni su un reddito di 25.000 euro, ma ogni situazione fiscale può presentare delle variabili specifiche che influenzeranno l'importo finale dell'imposta.

Calcolo ed esempi di quanto si versa di Irpef con reddito di 65mila euro

Per calcolare quanto si versa di IRPEF su un reddito imponibile di 65.000 euro nel 2024, bisogna innanzitutto considerare gli scaglioni e le aliquote IRPEF in vigore e applicare le eventuali detrazioni spettanti. Ecco una simulazione dettagliata.

Calcolo IRPEF lorda:

  • Reddito imponibile: 65.000 euro
  • Aliquote IRPEF:
  • 23% sui primi 28.000 euro: 28.000 x 23% = 6.440 euro
  • 35% sui successivi 22.000 euro (da 28.001 a 50.000): 22.000 x 35% = 7.700 euro
  • 43% sui rimanenti 15.000 euro (da 50.001 a 65.000): 15.000 x 43% = 6.450 euro
  • Totale IRPEF lorda: 6.440 + 7.700 + 6.450 = 20.590 euro

Quindi, l'IRPEF lorda su un reddito di 65.000 euro è di 20.590 euro.

Detrazioni:

Supponiamo che il contribuente sia un lavoratore dipendente con diritto a detrazioni per lavoro dipendente pari a 1.338 euro, in base al reddito complessivo. Inoltre, consideriamo che il contribuente abbia spese detraibili quali interessi passivi su mutuo per un importo di 2.000 euro annui, con una detrazione del 19% che ammonta a 380 euro.

  • Detrazioni per lavoro dipendente: 1.338 euro
  • Detrazioni per interessi passivi su mutuo: 380 euro
  • Totale detrazioni: 1.338 + 380 = 1.718 euro

Calcolo IRPEF netta:

  • IRPEF lorda: 20.590 euro
  • Totale detrazioni: 1.718 euro
  • IRPEF netta: 20.590 - 1.718 = 18.872 euro

In questo esempio, un lavoratore dipendente con un reddito imponibile di 65.000 euro, che beneficia di detrazioni per lavoro dipendente e per interessi passivi su mutuo, paga un'IRPEF netta pari a 18.872 euro.

Simulazione di quanto si paga si paga di Irpef con un reddito da 44mila euro

Per calcolare quanto si paga di IRPEF su un reddito imponibile di 44.000 euro nel 2024, dobbiamo seguire gli stessi passaggi precedenti. Vediamo la simulazione nel dettaglio.

Calcolo IRPEF lorda:

  • Reddito imponibile: 44.000 euro
  • Aliquote IRPEF:
  • 23% sui primi 28.000 euro: 28.000 x 23% = 6.440 euro
  • 35% sui successivi 16.000 euro (la parte di reddito eccedente i 28.000 euro): 16.000 x 35% = 5.600 euro
  • Totale IRPEF lorda: 6.440 + 5.600 = 12.040 euro

Quindi, l'IRPEF lorda su un reddito di 44.000 euro è di 12.040 euro.

Detrazioni:

Consideriamo un contribuente che ha diritto a detrazioni per lavoro dipendente, ipotizzando un importo di 1.600 euro. Inoltre, supponiamo che abbia sostenuto spese mediche per 1.000 euro e che possa detrarne il 19% (con franchigia di 129,11 euro), ossia 165,47 euro.

  • Detrazioni per lavoro dipendente: 1.600 euro
  • Detrazioni per spese mediche: 165,47 euro
  • Totale detrazioni: 1.600 + 165,47 = 1.765,47 euro

Calcolo IRPEF netta:

  • IRPEF lorda: 12.040 euro
  • Totale detrazioni: 1.765,47 euro
  • IRPEF netta: 12.040 - 1.765,47 = 10.274,53 euro

In questo esempio, un lavoratore dipendente con un reddito imponibile di 44.000 euro, che usufruisce di detrazioni per lavoro dipendente e spese mediche, versa un'IRPEF netta pari a 10.274,53 euro.

Come si paga l'Irpef, i modi e le tempistiche

L'IRPEF si paga con il modello F24 presso banche, poste o servizi telematici dell'Agenzia delle Entrate. Ai lavoratori dipendenti e ai pensionati l'IRPEF viene direttamente trattenuta in busta paga o dalla pensione tramite il sostituto d'imposta (cioè datore di lavoro o Inps). I lavoratori autonomi e gli altri contribuenti devono versare l'acconto e il saldo.

L’acconto Irpef è dovuto se l’imposta dichiarata in quell’anno (riferita, quindi, all’anno precedente), al netto delle detrazioni, dei crediti d’imposta, delle ritenute e delle eccedenze, è superiore a 51,65 euro. L’acconto è pari al 100% dell’imposta dichiarata nell’anno e deve essere versato in una o due rate, a seconda dell’importo:

  • con unico versamento, entro il 30 novembre dell’anno successivo a quello d’imposta, se l’acconto è inferiore a 257,52 euro
  • in due rate, se l’acconto è pari o superiore a 257,52 euro, con la prima pari al 40% entro il 30 giugno dell’anno successivo a quello d’imposta (insieme al saldo), e la seconda, il restante 60%, entro il 30 novembre dell’anno successivo a quello d’imposta.

Calendario Irpef 2024, tutte le date di quando si paga tra acconti e saldo finale

Il calendario IRPEF 2024 stabilisce le scadenze per il pagamento degli acconti e del saldo dell'imposta sul reddito delle persone fisiche. Ecco tutte le date chiave da tenere a mente per rispettare gli obblighi fiscali.

Acconto IRPEF

  • 30 giugno 2024, termine di scadenza per il versamento della prima rata di acconto, pari al 40% dell'importo totale dovuto per l'anno in corso. Questa data coincide con la scadenza per il versamento del saldo relativo all'anno precedente.
  • 30 novembre 2024, termine di cadenza per la seconda rata di acconto, pari al restante 60% dell'importo totale dovuto per l'anno in corso.

Saldo IRPEF

  • 30 giugno 2024, termine ultimo per il pagamento del saldo IRPEF relativo all'anno precedente. In questa data, i contribuenti devono versare l'importo dell'imposta residua risultante dalla dichiarazione dei redditi.

Modelli e modalità di pagamento

  • I lavoratori dipendenti e i pensionati vedono trattenute le somme direttamente in busta paga o sulla pensione dal sostituto d'imposta, sollevandoli dall'obbligo di effettuare il versamento personale.
  • I lavoratori autonomi, i liberi professionisti e gli altri contribuenti devono invece utilizzare il modello F24 per effettuare i pagamenti, sia per gli acconti che per il saldo.
  • Per quelli che presentano il modello 730, le operazioni di conguaglio vengono effettuate direttamente dal sostituto d'imposta a partire dal mese di luglio 2024.

È fondamentale rispettare queste scadenze per evitare sanzioni e interessi di mora. I mancati pagamenti o il ritardo nei versamenti comportano, infatti, costi aggiuntivi significativi. 

In quante rate si può versare l'Irpef al minimo e al massimo

L'IRPEF può essere versata sia in un'unica soluzione che in più rate, a seconda dell'importo dovuto. Le modalità variano in base alla tipologia del contribuente e all'ammontare dell'imposta. Ecco come funziona il versamento rateale.

Versamento in un'unica soluzione

  • Se l'importo complessivo da versare, sommando saldo e primo acconto, è inferiore a 257,52 euro, il pagamento può essere effettuato in un'unica soluzione entro il 30 giugno dell'anno di riferimento.

Versamento in due rate

  • Se l'importo supera i 257,52 euro, il contribuente deve versare il 40% entro il 30 giugno e il restante 60% entro il 30 novembre.

Versamento rateale

  • Per i lavoratori dipendenti e pensionati che presentano il modello 730, il pagamento può essere rateizzato tramite il sostituto d’imposta, con le rate che vengono trattenute direttamente dalla busta paga o dalla pensione. In tal caso, il numero massimo di rate può arrivare fino a 5, a partire dal mese di luglio e fino a novembre.
  • Per i contribuenti che presentano il modello Redditi Persone Fisiche (Redditi PF), le rate mensili devono comunque concludersi entro novembre dell’anno di riferimento e possono prevedere un massimo di 6 rate a partire dal mese di giugno.

In tutti i casi di rateizzazione, gli importi delle rate successive alla prima devono essere maggiorati degli interessi calcolati al tasso annuo previsto dalla normativa fiscale.

Chi, come e con quali requisiti può pagare meno di acconto Irpef per l'anno successivo

Il pagamento dell'acconto IRPEF per l'anno successivo può essere ridotto sotto certe condizioni e requisiti specifici. In primo luogo, il presupposto principale per poter pagare un acconto inferiore è la previsione di un’imposta dovuta per l’anno successivo inferiore a quella dell'anno precedente. Ciò può derivare da vari fattori come una riduzione del reddito, un cambiamento significativo nella situazione personale o familiare, o l'applicazione di nuove detrazioni.

Possono, in particolare, richiedere la riduzione le seguenti categorie di soggetti:

  • i contribuenti che prevedono un calo del reddito per l'anno successivo;
  • le persone che cesseranno un'attività lavorativa o che prevedono un cambiamento significativo nella loro situazione lavorativa o economica;
  • i contribuenti che usufruiranno di detrazioni o agevolazioni fiscali non applicabili nell'anno precedente.

Per richiedere la riduzione bisogna seguire l'apposita procedura:

  • i contribuenti devono compilare il modello F24 indicando il nuovo importo dell'acconto calcolato sulla base della previsione di imposta dovuta ed è essenziale che la previsione sia corretta per evitare sanzioni;
  • nel modello F24 deve essere utilizzato il codice tributo appropriato per gli acconti IRPEF, indicando chiaramente l'importo ridotto dell'acconto;
  • in casi di riduzione significativa dell'acconto, è consigliabile accompagnare il versamento con una comunicazione all'Agenzia delle Entrate, specificando le ragioni della riduzione e le basi della nuova stima di imposta.

Per ottenere la riduzione il contribuente deve essere in grado di giustificare la previsione di un'imposta inferiore per l'anno successivo e la relativa documentazione, insieme ai dati previsionali, devono essere conservati per eventuali verifiche fiscali.

Se si sbaglia a versare Irpef o lo si fa in ritardo dopo scadenza, come si deve fare?

Nel caso in cui un contribuente commetta errori nel versamento dell'IRPEF o effettui il pagamento in ritardo rispetto alle scadenze previste, è possibile procedere con il ravvedimento operoso, che consente di regolarizzare la propria posizione fiscale, riducendo le sanzioni e gli interessi dovuti.

Il ravvedimento operoso permette ai contribuenti di correggere errori e omissioni nei versamenti IRPEF, beneficiando di una riduzione delle sanzioni in funzione del periodo di ritardo. Esistono diverse tipologie di ravvedimento che sono:

  • ravvedimento sprint, entro 14 giorni dalla scadenza, con sanzione dello 0,1% per ogni giorno di ritardo.
  • ravvedimento breve, dal 15° al 30° giorno, con sanzione fissa dell'1,5% (1/10 della sanzione ordinaria del 15%).
  • ravvedimento medio, dal 31° al 90° giorno, con sanzione fissa dell'1,67% (1/9 della sanzione ordinaria del 15%).
  • ravvedimento lungo, entro un anno, con sanzione fissa del 3,75% (1/8 della sanzione ordinaria del 30%).
  • ravvedimento lunghissimo, oltre un anno e fino a due anni, con sanzione fissa del 4,29% (1/7 della sanzione ordinaria del 30%).

Oltre la sanzione, il contribuente è tenuto a pagare anche gli interessi legali calcolati su base annua, con decorrenza dal giorno successivo alla scadenza originaria fino al giorno del pagamento.

Se non si paga l'Irpef, cosa si rischia? Multe e sanzioni

Il mancato pagamento dell'IRPEF comporta una serie di conseguenze legali e finanziarie per i contribuenti. L'Agenzia delle Entrate prevede sanzioni pecuniarie e l'applicazione di interessi di mora, oltre a possibili azioni esecutive per il recupero delle somme dovute. Sono, infatti, previste:

  • sanzioni pecuniarie per omesso versamento, quella base è del 30% dell'importo non versato che può essere ridotta attraverso il ravvedimento operoso, a seconda della tempestività del ravvedimento stesso;
  • interessi di mora, calcolati su base giornaliera. Il tasso di interesse è stabilito annualmente dall'Agenzia delle Entrate e decorre dal giorno successivo alla scadenza del pagamento fino a quello dell'effettivo versamento;
  • eventuali azioni esecutive, se il contribuente non regolarizza la sua posizione, l'Agenzia delle Entrate può procedere con azioni esecutive per il recupero delle somme dovute, per esempio il pignoramento dei beni, il sequestro delle somme depositate in conto corrente o il fermo amministrativo dei veicoli:
  • iscrizione a ruolo, per cui in caso di mancato pagamento, l'importo dovuto può essere iscritto a ruolo e affidato all'Agenzia delle Entrate-Riscossione per il recupero forzoso, con i relativi aggravi economici previsti per il contribuente, comprese le maggiorazioni di interessi e le spese di riscossione.

Per evitare queste conseguenze, è essenziale rispettare le scadenze di pagamento dell'IRPEF o, in caso di difficoltà, ricorrere tempestivamente al ravvedimento operoso. 

Dopo quanti anni va in prescrizione il pagamento Irpef

Il pagamento dell'IRPEF rientra tra quelli di alcune tasse che vanno in prescrizione dopo un determinato lasso di tempo, trascorso il quale l'Amministrazione finanziaria non può più esigere il pagamento dell'imposta. Secondo la normativa italiana, il termine ordinario di prescrizione dell'imposta di cinque anni.

La prescrizione inizia a decorrere dal primo gennaio dell'anno successivo a quello in cui l'imposta sarebbe dovuta essere versata. Ad esempio, per l'IRPEF del 2023, la prescrizione inizia il primo gennaio 2024 e si prescrive il 31 dicembre 2028.

Esistono, però, cause che possono sospendere o interrompere il termine di prescrizione, che includono notifiche di atti da parte dell'Agenzia delle Entrate o dell'Agenzia delle Entrate-Riscossione.

Dopo l’interruzione, il termine di cinque anni ricomincia a decorrere dalla data di notifica dell’atto.

Chi e quando ha diritto al rimborso Irpef, come viene pagato ed entro quanto tempo mediamente

Il rimborso IRPEF prevede la restituzione di somme versate in eccedenza rispetto all'imposta dovuta, a causa di errori nel calcolo o di detrazioni non considerate al momento del versamento. Ecco una guida dettagliata su chi ha diritto al rimborso, come viene pagato ed entro quanto tempo mediamente.

Hanno diritto ad ottenere i rimborsi:

  • i lavoratori dipendenti, se hanno subito ritenute d'acconto eccessive durante l'anno, ad esempio, se il loro reddito complessivo è inferiore a quanto previsto, o se hanno diritto a detrazioni che non sono state applicate correttamente dal datore di lavoro;
  • i pensionati, se le ritenute operate dall'ente pensionistico sono risultate superiori all'imposta effettivamente dovuta;
  • i lavoratori autonomi e i professionisti, se hanno versato acconti IRPEF superiori a quelli dovuti in base al reddito effettivo dell’anno;
  • i contribuenti con oneri deducibili o detraibili, che non hanno potuto beneficiare di queste detrazioni durante l'anno.

Per richiesta del rimborso IRPEF,  i lavoratori dipendenti e i pensionati che presentano il modello 730 possono indicare nella dichiarazione dei redditi le somme pagate in eccesso e il rimborso viene accreditato direttamente nella busta paga o sulla pensione a partire dal mese di luglio dell'anno di presentazione della dichiarazione.

I lavoratori autonomi, i professionisti e gli altri contribuenti che utilizzano il modello Redditi PF devono indicare l'importo del rimborso richiesto nella dichiarazione dei redditi e spetta in tal caso all'Agenzia delle Entrate riconoscere il pagamento direttamente sul conto corrente bancario o postale indicato dal contribuente o tramite assegno.

Se il rimborso non è stato riconosciuto automaticamente, il contribuente può presentare una domanda di rimborso all'Agenzia delle Entrate, allegando la documentazione giustificativa necessaria. 

Per quanto riguarda i tempi di pagamento dei rimborsi, ai lavoratori che utilizzano il modello 730, il rimborso viene generalmente accreditato a partire dal mese di luglio dell'anno di presentazione della dichiarazione dei redditi, mentre ai pensionati viene riconosciuto a partire dal secondo mese successivo a quello di presentazione della dichiarazione.

Si allungano, invece, i tempi di rimborso per i contribuenti che utilizzano il modello Redditi PF e possono essere effettuati entro 6-12 mesi dalla presentazione della dichiarazione, soprattutto in caso di controlli o verifiche da parte dell'Agenzia delle Entrate.

Nel caso di rimborsi particolarmente elevati o di situazioni complesse, l'Agenzia delle Entrate può, infatti, avviare i controlli preventivi per accertare la correttezza della richiesta di rimborso. In questi casi, i tempi di pagamento possono estendersi ulteriormente.

Da ricordare anche i casi in cui i contribuenti non hanno capienza fiscale. Sono indicati come incapienti fiscali coloro hanno un reddito imponibile lordo molto basso, esente da tassazione, che rientrano, dunque, nella no tax area, o che non possono beneficiare delle detrazioni, perché non hanno un'imposta lorda su cui applicarle.

Tuttavia, ci sono alcuni casi di incapienti che potrebbero aver diritto ai rimborsi Irpef facendo la dichiarazione dei redditi, e si tratta di coloro che applicano la ritenuta d'acconto. 

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