Investimenti: De Casa svela tutti i segreti per investire sull'oro, il prezioso per eccellenza
Perchè e quando conviene investire nell'oro e quali sono eventuali altri investimenti possibili, stando molto attenti sempre.
In questo momento di magra negli investimenti tradizionali si cercano delle alternative e si ritorna su cari e vecchi strumenti come l'oro o i diamenti. Ma occorre sempre fare attenzione.
Ha ancora senso investire nell'oro? Come e perché farlo? Chi detiene l'oro detiene il potere anche ai giorni d'oggi o la vera ricchezza è ormai altrove? E come si lega con i nuovi ed emergenti strumenti del trading? Vale insomma la pena detenere una parte dei propri capitali in oro? A cercare di rispondere a questa ed altre domande ci ha pensato Carlo Alberto De Casa, capo analista di ActivTrades a Londra.
Nel suo nuovo libro rivela tutti gli strumenti per operare con successo sul metallo giallo, il bene rifugio per eccellenza. Anche per gli italiani. Come spiega l'autore, l'oro è in grado di smentire le previsioni e contro la generalità delle aspettative sperimenta una nuova giovinezza nel mondo della speculazione finanziaria.
La regola generale è nota a tutti: il prezzo dell'oro sale con l'instabilità economica, ma scende quando il dollaro è forte Si tratta naturalmente di una semplificazione, ma le coordinate più solide sono proprio queste. Ed è proprio in questa epoca di flessibilità che si aprono nuove prospettive per tutti, dai risparmiatori agli speculatori, che trovano nell'oro un bene rifugio. Nel libro non mancano alcune piccole rivelazione, come quelle relative all'oro custodito nei forzieri della Banca d'Italia.
La vicenda dei diamanti con il coinvolgimento delle banche arriva adesso a un giro di boa. Federconsumatori ha infatti deciso di farsi capofila di una class action con l'obiettivo di ottenere dalle banche il rimborso di quanto investito. Il numero dei coinvolti è ancora incerto, ma alla luce delle tante segnalazioni che arrivano da molte città italiane, come Modena, Forlì, Lodi e Bergamo, sono in tanti ad aver riposto fiducia nella propria banca. Anzi, stando ai 650 clienti nella sola provincia di Modena, senza includere le persone in lista d'attesa, le cifre potrebbero diventare ben maggiori rispetto a quelle inizialmente immaginate.
Fa riflettere scoprire come sette investitori su dieci siano anziani i risparmi complessivamente investiti in pietre preziose ammontano a circa 21,2 milioni di euro. I fatti sono noti e risalgono fino al 2014, al termine di un periodo di 5-6 anni in cui alcuni istituti di credito a rischio di fallimento avevano convinto molti risparmiatori a scommettere nei diamanti come bene rifugio. E in questa operazione un ruolo chiave sarebbe stato svolto dagli specialisti esterni che, insieme ai consulenti della propria banca, avrebbero assicurato un investimento sicuro. Peccato però che le cose non siano andare proprio così con i risparmiatori che hanno perso in media tra il 60% e il 70% della cifra.
Non resta allora che attendere per scoprire dove porterà la class action, come ennesimo capitolo di una vicenda che ha visto banche e broker multati dall'Antitrust. Più esattamente, l'Autorità garante della concorrenza e del mercato aveva sanzionato per oltre 13 milioni di euro Banco Bpm, Intesa San Paolo, Monte dei Paschi di Siena, Unicredit e i broker Diamond Private Investment e Intermarket Diamond Business. Ma dal punto di vista dei risparmiatori si è trattato di un provvedimento fine a se stesso perché fino a questo momento non hanno visto un solo euro rimborsato. In media hanno investito somme tra 5.000 e 10.000 euro con l'evidente difficoltà a rientrare nell'investimento.
Vale la pena fare presenza che, stando a quanto riferito da Federconsumatori, Intesa San Paolo e Unicredit avrebbero accettato di rimborsare i risparmiatori, seppur con condizioni da verificare, mentre Monte dei Paschi e Banco Bpm a Milano si stanno trincerando dietro al silenzio. Ma la battaglia è appena agli inizi perché il sodalizio ha annunciato di presentare in blocco richieste individuali affinché le banche sappiano che si tratti una richiesta organizzata di più risparmiatori. Il passo successivo è appunto una class action ovvero la soluzione giudiziarie per ottenere il rimborso di quanto investito.
I conti deposito continuano ad essere ancora l’investimento privilegiato dagli italiani che vogliono 'mettere al sicuro' il proprio denaro: stando a quanto riportano le ultime notizie, ben il 60% degli italiani avrebbe dichiarato di avere risparmi investiti in conti deposito e il 30% di avere investito in immobili diversi dalla prima casa. I conti deposito vengono privilegiati soprattutto perchè considerati prodotti sicuri rispetto ad altri tipi di investimento visto che sono protetti dal Fondo di tutela interbancaria che copre somme fino a 100 mila euro. Inoltre, i conti deposito, sia vincolati che libero, garantiscono buoni rendimenti. Esistono, infatti, due tipologie di conti deposito:
Proprio considerando che sono tantissimi gli italiani che scelgono questo prodotto di investimento, sono sempre diverse le proposte di conti deposito che le banche mettono a punto per cercare di soddisfare le esigenze disparate dei diversi clienti. V
Stando alle ultime notizie, tra le migliori offerte di conti deposito attualmente disponibili vi sono quelle proposte da:
Mediolanum propone il conto deposito vincolato InMediolanum con tasso annuo lordo dello 0,80% per i depositi a 12 mesi se il vincolo è per una somma minore di 5 mila euro. I vincoli di questo conto possono essere a tre mesi, sei mesi o 12 mesi con tassi di interessi anticipati su base trimestrale. Non sono previste commissioni per l’apertura del conto, che si può effettuare anche direttamente online; per la gestione del conto deposito; e per le operazioni eseguite. Questa tipologia di conto permette di svincolare le somme vincolate senza la necessità di pagamento di alcuna penali, prevede il pagamento di un’imposta di bollo del 0,20% sul deposito vincolato; e il pagamento delle tasse sulle rendite finanziarie del 26%.
Conto deposito Banca Dinamica che per un vincolo di 12 mesi di 10.000 euro prevede un tasso effettivo dell'1,12%, un tasso lordo del 2% e interessi netti pari a 111,21 euro. Banca Dinamica offre, in generale, tassi interessanti sia sul conto deposito vincolato, con un tasso al 1,80% sul denaro vincolato, sia sul conto deposito libero, con un tasso di interesse dell’1,00%. Banca Ifis propone invece il Conto Rendimax, conto deposito che può essere aperto direttamente online, non prevede alcuna spesa di gestione, il pagamento dell'imposta di bollo è a carico della banca e prevede rendimenti per investimenti vincolati a tre mesi dello 0,8%, per vincoli a 6 mesi dello 0,9%, per vincoli a 12 mesi del'1,3%, per vincoli a 24 mesi dell'1,7%, per vincoli a 48 mesi del 2%.
La Banca Popolare di Bari propone anche per questo mese di gennaio 2018 il Time Deposit Web ari conto deposito online a costo zero che garantisce un tasso d’interesse annuo lordo dell’1,30% per 12 mesi di vincolo e che può arrivare anche all’1’90% per vincoli di durata superiore ai 12 mesi. Il conto deposito Time Deposit Web ari è svincolabile, la liquidazione degli interessi trimestrale e prevede il pagamento dell’impasta di bollo di 60 euro.
I call center sono ancora al centro dei mirino e delle polemiche per diversi motivi, tra cui uno è quelle delle truffe, ora addirittura per guadagnare soldi, spesso con le criptovalute, ma non solo, anche con il forex. occorre fare delle precisazioni, ma le truffe sono davvero molte e le autorità sono molto attente.
Per qualcuno si tratta delle nuove frontiere della truffa dei call center, quella che riguarda il trading online. Ma con tre importanti precisazioni. La prima è che non tutti i call center si comportano in maniera scorretta. La seconda è che fare trading online è un'operazione perfettamente legale, anche se con diverse gradazioni di rischio.
La terza è che l'abbinamento tra call center e trading online è oggetto di approfondimenti e richiede molta ma molta cautela, ma non necessariamente è da condannare a tutti i costi.
Ebbene succede adesso che stanno aumentando le telefonate da parte di numeri sconosciuti con proposte che promettono un guadagno proprio giocando con l'online. E già con queste facili promesse occorre alzare il livello di attenzione perché, come è noto, non esistono possibilità di guadagno facile.
Succede allora che con queste telefonate di massa vengono proposti improvvisati broker pronti a scommettere che poche migliaia di euro di investimento nel forex si trasformeranno in lauti guadagni.
Ma evidentemente le cose non funzionano proprio così perché l'attività del trading online è regolamentata dalla Commissione nazionale per le società e la borsa a tutela degli stessi investitori, piccoli e grandi che siano. Il suggerimento è di adottare la necessaria prudenza senza lasciarsi sedurre dalle lusinghe degli operatori di call center associate al trading online.
La fregatura può essere realmente dietro l'angolo e quasi mai è possibile tornare indietro.
Una ennesima truffa sta dilagando attraverso le chiamate telefoniche, riuscendo a carpire un sì in diverse maniere e fare accettare contratti di luce e gas e di altri servizi. Non è la prima volta, ma sta di nuovo tornando in maniera molto forte, così come ulteriori frodi sempre per via telefono. Vediamo quali e alcune soluzioni.
E' stata ribattezzata la truffa del sì: basta che al telefono qualsiasi utente contattato pronunci la magica parolina del 'sì' per far scattare una nuova truffa telefonica per cui si stanno ricevendo tantissime segnalazioni da parte di italiani truffati per bollette di energia e gas. L’allarme del dilagare di questa nuova truffa cosiddetta del Pod è stato lanciato dalla polizia di Stato tramite la propria pagina Facebook, che ha informato i cittadini di come scopo della telefonata che si riceve sia quella di farsi fornire i numeri dei codici pod e pdr, necessari per l’eventuale passaggio da un gestore ad un altro per quanto riguarda le utente di luce gas.
Il meccanismo di questa ‘nuova’ truffa è decisamente semplice: si viene contattati telefonicamente da un numero con prefisso 02 o 06, basta semplicemente rispondere al telefono e dire sì alla domanda di identificazione da parte dell’operatore quando ci chiede nome e cognome e il gioco è fatto.
Attraverso un abile sistema di montaggio audio, il sì pronunciato dall’utente al momento della richiesta di conferma di nome e cognome viene inserito in un altro contesto di conversazione e domande che, in realtà, non sono mai state fatte all’utente stesso. E il sì detto per confermare di essere il signor o la signora… diventerà un sì alla sottoscrizione di un nuovo contratto elettrico. Nulla di più semplice, dunque. Meccanismo che sta mettendo in grande difficoltà tantissimi italiani che ignari del sistema di questa truffa appena alzano la cornetta telefonica con naturalezza e prontezza rispondono ‘sì’ alla domanda di conferma del proprio nome e cognome.
Secondo quanto spiegato dalla Polizia di Stato, per tutelarsi, il consumatore deve chiedere alla società di identificarsi esplicitamente e chiaramente per avere la certezza di parlare con il proprio gestore e non deve mai fornire i codici Pod e Pdr. Codice Pod e Pdr sono numeri identificativi dell'utente di luce e gas, che solitamente sono riportati sulla parte superiore della bolletta. Per difendersi da questa truffa, bisognerebbe:
Se, invece, giovani finti operatori della stessa fantomatica azienda che propone nuove offerte per le bollette di luce e gas si presentano direttamente davanti alla nostra porta, pur mostrando il cartellino di riconoscimento, proprio per rendere ancor più veritiera la truffa, sarebbe bene non aprire e impedire pertanto l’avvio di qualsiasi conversazione.
Nel caso in cui si apra, è bene sapere che questi finti operatori chiedono di vedere le ultime bollette ricevute dall’utente, cercando di convincerlo che gli importi riportati sono troppo elevati e che le soluzioni da loro proposte sono decisamente migliori e più convenienti. Nel frattempo, però gli stessi truffatori controllano dati e codici su cui poi potrebbero ‘lavorare’. Il consiglio, dunque, è quello di non fornire alcun dato e alcuna bolletta a chiunque bussi alla propria porta e non sia della società con la quale si hanno contratti di energia e gas. Vietato, poi, assolutamente, firmare qualsiasi genere di documento o foglio che terze persone sottopongano.
Grazie al costo minimo per minuto appena introdotto dal Governo le telefonate aggressive dei call center dovrebbero diminuire, in quanto non sarà più il numero di contratti chiusi ad incidere sullo stipendio ma solamente il tempo speso al telefono. Vediamo come funziona questa nuova legge che dovrebbe rivoluzione il settore, garantendo anche più diritti agli addetti ai call center.
Approvato il decreto che tenta di limitare le telefonate aggressive andando a incidere sui costi minimi per minuto, ovvero quanto un dipendente di un call center deve guadagnare come minimo. Si parte da 33 centisimi fino a 50 in base al livello, in media 42 centesimi.
Questo metodo di imporre in pratica una salario minimo garantito eviterà le aste al ribasso che non potranno quindi scendere sotto le tariffe indicate dalla legge, nei fatti, si spera, che ponga finda all'esigenza forsennata di chi vince un'asta al ribasso di dover poter contare a fine giornata il maggior numero di contratti stipulati e pertanto dovrebbero calmierarsi anche il numero di telefonate aggressive che ricevono quasi quotidianamente milioni di italiani.
Il nuovo testo (Nuove disposizioni in materia di iscrizione e funzionamento del registro delle opposizioni e istituzione di un prefisso unico nazionale per le chiamate telefoniche a scopo promozionale e di ricerche di mercato), nel caso di ottenimento del via libera finale, prevede un deciso allentamento delle disposizioni adesso in vigore. Più precisamente, nel caso di cambiamento di operatore telefonico, il gestore di partenza può ricontattare l'utente proponendogli una controfferta, anche se non dovrebbe più poter utilizzare il suo numero. Sparisce dunque il prefisso unico e, al contrario, ne spuntano più di uno: c'è il prefisso per le chiamate commerciali e c'è quello per le indagini di mercato e c'è quello semplicemente visibile e richiamabile. In buona sostanza significa che l'utente, richiamando, si troverebbe nella condizione di entrare in contatto con il call center ma a proprie spese.
In particolare, il comma 5 stabilisce che con l'iscrizione al registro si intendono revocati tutti i consensi precedentemente espressi, con qualsiasi forma o mezzo e a qualsiasi soggetto, che autorizzano il trattamento delle proprie numerazioni telefoniche fisse o mobili per fini di pubblicità o di vendita o per il compimento di ricerche di mercato. Ed è precluso l'uso delle numerazioni telefoniche cedute a terzi dal titolare del trattamento sulla base di consensi già rilasciati. Con una modifica introdotta dalle Commissioni di merito, sono stati mantenuti i consensi prestati nell'ambito di specifici rapporti contrattuali in essere, ovvero cessati da non più di trenta giorni, per la fornitura di beni e servizi
E gli iscritti al registro delle opposizioni che hanno seguito tutte le procedure per evitare di essere contattati? Come messo nero su bianco dall'emendamento, non cancella i consensi prestato ma solo quelli prestati nell'ambito di specifici rapporti contrattuali. Il testo originario, prima della modifiche proposte, prevede che tutti gli operatori che svolgono attività di call center rivolte a numerazioni nazionali fisse o mobili devono garantire la piena attuazione dell'obbligo di presentazione dell'identificazione della linea chiamante. All'Autorità per le garanzie nelle comunicazioni è assegnato il compito di individuare un codice o prefisso specifico per identificare in modo univoco le chiamate telefoniche finalizzate al compimento di ricerche di mercato e alle attività di pubblicità, di vendita o di comunicazione commerciale.
Gli operatori di call center devono provvedere ad adeguare tutte le numerazioni telefoniche utilizzate per i servizi di call center, anche delocalizzati, facendo richiesta di assegnazione delle relative numerazioni. La stessa Autorità è quindi chiamata a vigilare sul rispetto delle disposizioni.
Spariti 17 milioni di Nano monete per un valore di circa 159 milioni di dollari, dalla piattaforma italiana Bitgrail. La vicenda è di per sé oggetto di preoccupazione e di interesse mediatico perché Nano è una delle tante criptovalute, al pari delle più note Bitcoin ed Ethereum, che fanno discutere e sono oggetto di attenzione e discussione sia in ambienti domestici e sia finanziari. Il punto è che a essere coinvolta è una piattaforma italiana di scambio di criptovalute, Bitgrail, che ha sede a Firenze. A presentare denuncia è stato lo stesso fondatore e proprietario della piattaforma, Francesco Firano, negli uffici della polizia postale.
I fatti sono allora noti e la stessa Bitgrail ha voluto fare alcune precisazioni pubbliche in favore di chi opera con la sua piattaforma. Nano a parte, di cui rimane solo il 20%, le altre criptovalute trattate sul sito di exchange vengono considerate al sicuro. Al di là delle rassicurazioni a utenti e investitori, il punto è un altro: per quali ragioni si è materializzato questo furto? O più semplicemente, come è stato possibile? La situazione è piuttosto delicata perché si assiste a un scambio di accuse a suon di comunicati stampa. Nano punta l'indice contro Francesco Firano, il trentunenne amministratore di Bitgrail, ritenendolo responsabile di aver nascosto la non solvibilità di Bitgrail. E a sostegno delle proprie tesi mette a disposizione una serie di screenshot di una conversazione con lo stesso Firano.
Quest'ultimo rigetta le accuse al mittente a ricorda di aver "proposto un fork come ipotetica soluzione al fine di restituire ai legittimi proprietari la coin rubate. La reazione dei due Dev di Nano è stata inaspettatamente di chiusura totale al dialogo". In pratica si sarebbe trattato di un furto non imputabile al loro software.
Resta da comprendere l'impatto di questa violazione considerando che sono 220.000 gli iscritti a questa piattaforma italiana di exchange per fare trading con monete virtuali. Bitgrail ha messo nero su bianco di aver predisposto un piano di recupero "che comunicheremo appena sicuri della sua fattibilità a livello legale e contabile". La totalità degli investitori sarà regolarmente rimborsata della somma sottratta, considerando che alla piattaforma di trading sarebbero rimasti 4 milioni di Nano? In ogni caso è stato inevitabile per la procura di Firenze aprire un fa.