Proroga di Opzione Donna e Quota 103, Tfr per anticipare l'uscita dal lavoro e non solo: cosa prevedono gli emendamenti presentati alla Manovra Finanziaria 2026 per le pensioni
L’arrivo della Manovra Finanziaria 2026 accende i riflettori sulle politiche previdenziali italiane, in un clima caratterizzato da ampio dibattito politico e sociale. Il percorso parlamentare del provvedimento innesca la consueta fase di confronti serrati tra maggioranza e opposizione, con un forte interesse su tutte le proposte riguardanti flessibilità pensionistica, età di uscita e importi degli assegni. La pressione esercitata da categorie di lavoratori, sindacati e partiti politici spinge il legislatore ad accordare particolare attenzione alle richieste di modifica presentate attraverso centinaia di emendamenti.
L’attuale sessione di discussione in Parlamento è stata segnata dalla presentazione di oltre 5.700 emendamenti alla Manovra finanziaria: di questi, numerosi riguardano specificamente il settore previdenziale.
Tuttavia, soltanto una minima percentuale delle proposte troverà spazio nell’impianto definitivo: la scrematura avviene attraverso criteri rigorosi, con particolare attenzione alla coerenza con i saldi di bilancio e alle reali coperture finanziarie. I principali emendamenti che si attestano sui 414, suddivisi tra maggioranza e opposizione sono i seguenti:
Diversi gruppi parlamentari, in particolare dalla Lega fino a segmenti delle opposizioni, hanno presentato emendamenti alla Manovra per sospendere o limitare questo incremento per alcune categorie di lavoratori. In particolare, le proposte chiedono:
Nel panorama degli emendamenti, particolare rilievo assumono quelli che puntano al prolungamento delle modalità flessibili di uscita dal lavoro, oggi rappresentate da Quota 103 e Opzione Donna. La disciplina ordinaria prevista dalla legge Fornero ha sempre incontrato forti resistenze politiche e sociali e, negli ultimi anni, sono state introdotte varie misure sperimentali per consentire un accesso anticipato alla pensione.
Sul fronte di Quota 103, Lega e Forza Italia hanno depositato richieste di proroga anche per il 2026. Tali proposte prevedono di mantenere il requisito combinato di età e contributi (62 anni di età e 41 di contributi), pur confermando i meccanismi di penalizzazione introdotti nelle ultime versioni della misura: soglia massima dell’assegno di cinque volte il trattamento minimo INPS, ricalcolo interamente contributivo per l’importo della pensione, finestra mobile di 7-9 mesi a seconda del settore di appartenenza. La copertura finanziaria stimata si basa sul Fondo sociale per occupazione e formazione.
Per quanto riguarda Opzione Donna, gli emendamenti presentati puntano a ripristinare per un altro anno il diritto al pensionamento anticipato per le lavoratrici che, entro il termine stabilito, abbiano maturato almeno 35 anni di contribuzione e 61 anni di età (con riduzione di un anno per ogni figlio, fino a un massimo di due). Sono confermate le restrizioni alle sole categorie di lavoratrici definite “protette”: caregiver, invalide dal 74% e dipendenti di aziende in crisi.
Gli effetti di un’eventuale proroga delle due misure sarebbero molteplici:
Questa opzione mirerebbe a:
Forza Italia, pur muovendosi nella direzione della continuità, concentra le proprie richieste sulle proroghe di Opzione Donna e Quota 103 e sull’adozione di meccanismi che garantiscano un accesso non penalizzante alla pensione, in particolare per chi ha subito crisi occupazionali o interruzioni di carriera. Anche per FI la copertura finanziaria viene individuata nei fondi esistenti per occupazione e formazione.
L’opposizione insiste in particolare su misure di rivalutazione delle pensioni minime, blocco generalizzato dell’aumento dell’età pensionabile e maggiore flessibilità personalizzata, spesso legata a meccanismi selettivi ma estesi. Nei documenti presentati, si rileva inoltre una spinta verso forme di salario minimo, ampliamento della no tax area e discriminazioni positive verso i giovani e i lavori meno qualificati.
In questo scenario, ogni gruppo cerca di legare le richieste specifiche delle pensioni alle più ampie politiche di welfare e inclusione.